IL CACCIATORE (1978)
2 Aprile 2021
"Il Cacciatore" di Michael Cimino (1939-2016), uscito l'8 Dicembre 1978 è uno dei film più importanti all'interno della storia del cinema americano (e non solo americano).
Ho sempre pensato che sia riduttivo riferirsi a questo capolavoro cinematografico come "film sul Vietnam", anche se quella immane tragedia storica rimane onnipresente o comunque sullo sfondo (molto significativamente) nel corso dell'intero film.
Come è stato sottolineato molto spesso non si tratta di un film bellico, quanto piuttosto (a mio avviso) di una sorta di film esistenziale, per così dire, di un film sui rapporti umani, sull'amicizia, sull'identità nazionale americana.
Storia di tre amici (Robert De Niro, Christopher Walken, John Savage) che vivono nei pressi di Pittsburgh, ed appartenenti al proletariato americano di origine slava che vedono sconvolta la loro vita alla partenza per la guerra del Vietnam. L'altro amico (che non parte per la guerra) è interpretato da un sempre ottimo John Cazale, qui, alla sua sofferta ed ultima (purtroppo) interpretazione.
Importanza rilevante, come ho accennato sopra la assume la disamina e la rappresentazione delle relazioni umane, interpersonali, vuoi di amicizia che di amore (e penso anche alla relazione che si instaura fra Robert De Niro e Meryl Streep dopo la scomparsa di Christopher Walken, che rimane in Vietnam).
Oltre al contrasto visivo (così travolgente) fra immagini della vita quotidiana ed immagini della guerra quello che mi ha sempre colpito di questo film è il MONTAGGIO FORTEMENTE ELLITTICO, VIOLENTO, IMPROVVISO, SPIAZZANTE E DI COME ALTERNI IN MODO SIGNIFICATIVO MA ANCHE ENIGMATICO QUOTIDIANITA' E GUERRA.
"Il Cacciatore" è a mio avviso il vero capolavoro di Michael Cimino ed uno dei simboli della sua magniloquenza, del suo gigantismo, potrei dire della sua megalomania (in tutto questo superato comunque da "I Cancelli del Cielo" del 1980.
E sono moltissime le scene e sequenze stupende, meravigliose, memorabili, da quella della caccia di "un colpo solo", dove bene viene fuori tutto il disperato idealismo del personaggio interpretato da Robert De Niro, alla scena del matrimonio di John Savage con il dettaglio del vino che si versa sui vestiti, come presagio funesto, alle stesse scene in Vietnam (in verità girate in Thailandia) come quella della roulette russa, fino alle scene di vita quotidiana come quelle dell'acciaieria o delle bevute insieme, per arrivare all'ultima intensa scena quella della festa in onore di Christopher Walken (suicidatosi in Vietnam) ed all'intonare "God Bless America" come segno di una ritrovata unione nazionale dopo la tragedia, una compiuta costruzione di una identità nazionale su base multietnica.
Come al solito una critica miope non colse la meravigliosa complessità del film, la sua sottile e struggente poesia, la grande prova di regia (e di montaggio), ma volle vedere nel film un apologo reazionario e fascistoide.
"Il Cacciatore" sfugge a tali catalogazioni, è un capolavoro cinematografico, una meravigliosa opera d'arte complessa, stratificata, articolata, dalle mille possibile risonanze e sottotesti.
Come è stato giustamente evidenziato in questo film si rivela tutta la cura maniacale di Michael Cimino, nella costruzione delle scene, nell'aspetto scenografico (curato fin nei minimi dettagli) e cosa molto importante nella messa in quadro del paesaggio, vero e proprio co-protagonista.
Il film vive di accensioni violente e "deformi" così come di momenti più pacati, piani, quotidiani, più strettamente "realistici", come appunto le scene che bene descrivono la vita di questi slavo-americani di prima generazione che vivono in quell'angolo di Pennsylvania, fuori Pittsburgh.
E poi mi sembra evidente la rappresentazione del tutto negativa della guerra, la guerra VISTA COME GIRONE INFERNALE, COME REALTA' DEGRADANTE E SPOETICIZZANTE, di tutte le cose che davvero contano nella vita, fra cui l'amicizia, in questo film dipinta in modo davvero delicato e struggente.
Nel corso dell'intero film si respira anche un malessere esistenziale che attanaglia un po' tutti i personaggi, e proprio per questo che in apertura di articolo mi sono riferito al film come opera "esistenziale".
Le stesse scene iniziali con la "sfida" in macchina sono lì a testimoniare proprio questo.
Sono proprio tutti questi elementi a rendere "Il Cacciatore" un film non solo bellissimo e profondo, ma anche uno dei film più importanti non solo all'interno del cinema americano, ma del cinema mondiale, un film- capolavoro.
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