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HO CAMMINATO CON UNO ZOMBI (1943)

21 Giugno 2024


Francesco De Maria




In questo articolo ritorno al cinema di Jacques Tourneur (1904-1977) ed al suo secondo film, sempre prodotto da Val Lewton, ovvero "Ho Camminato con uno Zombi", uscito l'8 Aprile 1943: si tratta di un'opera cinematografica che ribadisce quelli che di lì a poco diverranno veri e propri "topoi" dell'Horror Lewtoniano; orrore suggerito, centralità della resa atmosferica, ricerca visiva.

Il film ha carattere ancipite: le fonti di ispirazione sono due; da un lato "Jane Eyre", uno dei capolavori della letteratura Vittoriana, di Charlotte Bronte, dall'altro un articolo scritto dalla giornalista Inez Wallace al quale il film si ispira in maniera molto più pronunciata, articolo che porta lo stesso titolo del film.

"Ho Camminato con uno Zombi" ripropone con forza (allineandosi dunque a tutta una tradizione cinematografica orrorifica degli anni Trenta, e mi viene a mente "White Zombie", del 1932) l'ambientazione Caraibica, le leggende legate al Vodu, intessendo, sottotraccia, un discorso socio-politico, una critica al potere bianco (in questo film rappresentato dal piantatore).

Non è un caso che il film sia stato preso seriamente in considerazione per il modo di trattare tematiche come razzismo e schiavitù, così come per l'attenzione riposta al Vodu, in un senso quasi antropologico.

Ed infatti come ho sottolineato sopra le fonti sono eterogenee: un capolavoro letterario ed un articolo il quale tenta di fornire un resoconto rigoroso e veritiero del folklore Haitiano.

Il film è ambientato in un'isola di fantasia ispirata in tutto e per tutto ad Haiti. "Jane Eyre" fornisce la struttura narrativa al film, il resto è una RESA ORRORIFICA DELLE TRADIZIONI CULTURALE HAITIANE: è come se Tourneur (e Lewton, da considerarsi vero e proprio co-autore di questo gruppo di film) avessero voluto far convergere la dimensione legata al Fantastico e la dimensione legata al Sociale, al dato antropologico.

Questo intreccio fra due dimensioni diverse,apparentemente contrapposte, dona grande forza e carattere al film.

Questa è la specificità dell' opera all'interno della serie dei film prodotti da Val Lewton, i film dell'"orrore suggerito", anche in questo caso molto orrore viene solo accennato, suggerito, anche se la comparsa dello zombi, ad un certo punto dela pellicola risulta davvero inquietante, in aggiunta Tourneur prosegue nel suo discorso formale, stilistico, visivo, ribadendo quelle che erano le caratteristiche salienti già del precedente "The Cat People": illuminazione contrastata, importanza delle "ombre", etc.

Riguardo al sottotesto di critica sociale c'è da dire che non solo il film presenta un approccio rigoroso al Vodu, ma ne ravvede più che il potenziale eversivo (che pure c'è, considerando che si tratta di una religione di schiavi deportati) la sua strumentalizzazione in mano all'uomo bianco: divenendo così mezzo di oppressione, di controllo, ma di CONTROLLO MENTALE, se solo teniamo presente lo stato catatonico in cui versano gli Zombi nel film.

Lo stesso Jacques Tourner ebbe a definire in maniera molto evocativa e suggestiva il film come un "poema filmico": ed effettivamente siamo alle prese con un'opera sfuggente, apparentemente contraddittoria (per come dimensione legata al Fantastico e dimensione legata al Sociale si intrecciano) e proprio in virtù di questo magmatica, attraversata da PULSIONI VISIVE, da irregolarità, da una spasmodica ricerca visiva, da un senso che si moltiplica, libero ed evanescente.

Un poema, appunto: un poema cinematografico.

Come nel precedente film, fra le altre cose, anche in questo assume una notevole importanza la dimensione sonora: i tamburi utilizzati per i riti Vodu accompagnano, grosso modo, tutto lo svolgersi della vicenda.

Tutto concorre a creare una cappa minacciosa incombente, una sensazione di mistero, di INDICIBILITA' DELL'ORRORE , SEMPRE PRESENTE EPPURE QUASI SEMPRE NON VISIBILE.

La stessa dimensione esotica non funge da cornice esornativa: al contrario, si fa essa stessa co-protagonista del film, rappresentando la dimensione "altra" la quale racchiude in sè un'ORRORE ALTRO, il dato esotico fa da catalizzatore di paure ancestrali, da catalizzatore del mistero.

"Ho Camminato con uno Zombi", quindi, da un lato prosegue indefessamente il discorso già presente nel primo film della serie Lewtoniana, dall'altro si struttura e si organizza in modo nuovo ed inedito, facendo appunto convergere dimensione Fantastica ed Orrorifica e dimensione Politica e Sociale.






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