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HALLOWEEN (1978)

  • Francesco De Maria
  • 12 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

12 Maggio 2025


Francesco De Maria



Ritorno al cinema di John Carpenter (1948), e più precisamente andrò a trattare di uno dei suoi film più iconici e seminali (ed anche uno dei film più emblematici della sua intera carriera) vale a dire "Halloween", uscito il 25 Ottobre 1978.

"Halloween" è un'opera che si situa già, su quel finire degli anni Settanta all'interno di un sotto-genere dell'Horror e del Thriller, vale a dire quello dello Slasher Film.

Sotto-genere nel quale un killer (per ragioni, talora, più o meno inspiegabili ed inspiegate) uccide uno dopo l'altro in genere adolescenti, in luoghi chiusi o isolati.

Lo Slasher Film si concentra molto sugli aspetti sanguinari e talvolta truculenti, e alcune volte si configura come forma cinematografica essenziale, schematica, meccanica, ed in questo senso mi viene a mente soprattutto la serie "Venerdì 13", inizialmente stroncata dalla critica, poi almeno in parte rivalutata (io considero, ad esempio,che i primi tre film di questa serie possiedano una loro forza ed un loro fascino).

Ma il film di Carpenter riattinge alla tradizione Slasher (che si manifesta con una certa forza alla metà degli anni Settanta, anche se un antecedente mitico per così dire lo si può già ravvedere, per alcuni versi, in "Psycho" di Alfred Hitchcock, del 1960, pensiamo alla scena della doccia), sì: ma la rilancia con forza dopo averla rimodellata e riplasmata, creando a sua volta tutta una tendenza: un film classico, appunto, un film che ha fatto scuola.

La trama del film credo sia notissima: ambientato in una cittadina dell'Illinois (anche se girato in California) segue le vicende del paziente psichiatrico Michael Myers (mai mostrato in volto, se non mascherato) che scappa dall'ospedale psichiatrico nel quale è ricoverato (a seguito del'omicidio commesso ai danni della sorella la notte di Halloween del 1963, quando era ancora solo un bambino) per tornare nella cittadina della sua infanzia a perseguitare (ed uccidere, tranne la Final Girl interpretata da Jamie Lee Curtis che riuscirà a salvarsi) un gruppo di adolescenti. Sulle sue tracce ci sarà il dottor Loomis (interpretato da un sempre bravo Donald Pleasence).

Quello che reputo essenziale in "Halloween" è proprio l'ambientazione suburbana: i suburbia come luogo germinatore dell'incubo e dell'orrore, come regno dell'apparenza ingannevole.

Questo è un aspetto molto importante di "Halloween" (e di tutta una tendenza dello Slasher e di certo Horror Americano) da tenere sempre presente se si vuol afferrare al meglio il tipo di paura e di inquietudine che il film sprigiona.

E nel film la presenza del sesso, del rapporto sessuale è pervasiva, Michael Myers sembra scagliarsi con violenza proprio contro il legame erotico: pensiamo alle prime, magistrali scene, quelle del 1963, dove uccide la sorella che amoreggia con il fidanzato, o a quelle del presente dove uccide la giovane coppia dopo l'atto sessuale.

"Halloween" visto in filigrana potrebbe anche essere considerato un film di critica sociale: è possibile intuire (Carpenter lo suggerisce, non lo mostra, comunque) il carattere disfunzionale delle famiglie di questi giovani.

Ed è evidente che Michael Myers rappresenti il Male assoluto: perchè privo di sfumature, imperituro, "eterno". "Halloween" possied anche questo aspetto per così dire, più "metafisico": o ancora meglio, è presente nel film anche una rappresentazione "metafisica" non del male (con la "m" minuscola, appunto) ma del Male.

Il film, poi, presenta notevoli marcature stilistiche: tornando alle prime scene, quelle ambientate durante la notte di Halloween del 1963, assistiamo ad un uso notevole della Soggettiva (di Michael, che si avvicina alla sorella che amoreggia con il fidanzato, per ucciderli), creando così un potente effetto straniante e perturbante, suggerndo in qualche modo l'idea, fra l'altro che Michael abbia forti tendenze voyeuristiche.

Ho sempre ritenuto il finale del film qualcosa di notevole, di grande: Michael Myers tenta di uccidere Laurie Strode (interpretata da Jamie Lee Curtis, la Final Girl, appunto), in extremis arriva il dottor Loomis che spara sei colpi, centrando il mostro, il quale apparentemente morto precipita dal balcone. Quando il dottore si affaccia, Myers è scomparso: una serie di inquadrature di spazi vuoti della casa si susseguono, creando un incredibile effetto di mistero, di attesa, di paura latente pronta di nuovo a manifestarsi.

Questa è una pagina di grande Cinema, e "Halloween" è un grande film.




 
 
 

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