GREED (1924)
21 Febbraio 2024
Francesco De Maria
Nel panorama del Cinema Americano vi sono registi "titanici", nel vero senso della parola, i quali mirano alla realizzazione di opere filmiche più grandi della vita, per così dire, "prometeiche" nel loro assunto di base, e nella loro modalità rappresentativa. Sono molteplici gli esempi relativamente più recenti che si potrebbero fare: e mi vengono a mente "Apocalypse Now" di Francis Ford Coppola, del 1979, oppure "I Cancelli del Cielo" di Michael Cimino, del 1980, altro capolavoro il quale suggella un po' la fine della New Hollywood.
Ma già durante il periodo muto del Cinema Americano fu realizzato un film titanico, prometeico, "eccessivo" e mi riferisco a "Greed" uscito il 4 Dicembre 1924, di un altro transfuga Europeo (e di ascendenza ebraica) come Erich Von Stroheim (1885-1957). Quest'opera colossale aveva una durata complessiva di sette ore, la Metro Goldwyn Mayer decise di operare vari e drastici tagli, scorciando, e di molto, il film, il quale comunque mantenne moltissima della sua forza e del suo valore. Oggi circola una versione restaurata di quasi quattro ore inframmezzata da molti fermo-immagine delle scene tagliate, accompagnate da una didascalia descrittiva, ed è la versione che ho visionato.
Il film è ispirato al romanzo "Mc Teague" dello scrittore Naturalista proto-Novecentesco Frank Norris: un film sull'avidità, appunto.
Ma non solo : film sul Male, sulla corruzione morale umana, Stroheim infatti è stato un regista non solo titanico e prometeico, come ho scritto sopra, ma anche "decadente" e fortemente pessimista.
"Greed" è un film molto particolare anche nell'impiego di alcuni accorgimenti formali e stilistici che nemmeno il genio di David Wark Griffith aveva contemplato, come ad esempio l'uso della Profondità di Campo (e penso soprattutto a tutta la sequenza del matrimonio).
Nel Cinema di metà anni Venti la profondità di Campo non veniva affatto usata (e teniamo presente che il primo regista a farne componente della propria poetica, o ancora più corretto sarebbe affermare a recuperare, dal momento che una Profondità di Campo, in qualche modo esisteva nel Cinema delle Origini, quello della fase "arcaica" soprattutto degli anni Zero è stato Orson Welles con "Citizen Kane", del 1941 ed a seguire William Wyler).
Questo film è un crocevia di forme, di stili, un terreno di incontro e scontro fra tensioni creative difformi; perchè se da un lato è presente un puntiglio scenografico e di descrizione ambientale molto accurato, dall'altro assistiamo ad una rappresentazione dell'INVISIBILE, DELLE TENSIONI NASCOSTE SPESSO RESE IN MANIERA SIMBOLICA.
Si potrebbe parlatre di una sorta di realismo simbolico, o di simbolismo realista, per "Greed".
Ad ogni modo direi che il "realismo" del film è un dato essenziale, anche se riguardo a quest'opera immensa scomoderei piuttosto il termine "Naturalismo": le radici del film sono infatti in tutta quella tendenza letteraria Americana (ma non solo Americana) proto-novecentesca "Naturalista", appunto, con un attenzione rivolta alla violenza, alle tare ereditarie, ad un determinismo sociale e fatalistico, alle PULSIONI SPESSO INSANE.
Nel film infatti i personaggi, più CHE AGIRE, SONO AGITI DALLE LORO PULSIONI. Ad ogni modo è innegabile il realismo rappresentativo della violenza nel film: violenza vista anche come scontro feroce, animalesco fra i personaggi.
Tutto questo viene ENFATIZZATO VISIVAMENTE E DI CONSEGUENZA ANCHE IN LINEA TEORICA DA STROHEIM ATTRAVERSO UN USO INSISITITO E PROGRAMMATICO DI PRIMI, PRIMISSIMI PIANI, E DETTAGLI.
Adottando tale modalità formale e rappresentazionale, tutta la carica di violenza viene evidenziata con maggiore forza ed efficacia.
Gli stessi personaggi sono legati da vincoli spesso torbidi, malsani, quasi sempre improntati ad un'organizzazione gerarchica: i rapporti umani in "Greed" sono rapporti di potere.
Tutto questo (e non è affatto poco) attraversa un film dalla durata originale colossale, un film prometeico, titanico, nella sfida lanciata ad un mortificante Principio di Realtà rappresentato dalle case di produzione, suggerendo la possibilità di un CINEMA RADICALE E SCONFINATO, CHE CERCA DI RIVELARE LA REALTA' TRASFIGURANDOLA IN MANIERA SIMBOLICA, SUBLIMANDOLA, IN UN CERTO SENSO.
Io credo che la forza eterna e "primordiale" di un film come "Greed" risieda proprio in tutte queste caratteristiche. Il film-capolavoro di un regista indimenticabile come Erich Von Stroheim.
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