GOMORRA (2008)
24 Maggio 2021
Francesco De Maria
Incominciamo con il dire che non sono affatto d'accordo con chi, in modo troppo precipitoso e poco accorto continua a disquisire di "declino del cinema italiano". Certo, i cinema nazionali "forti" adesso, sul piano internazionale sono altri (Estremo Oriente, America Latina etc) e sicuramente già da qualche decennio il cinema italiano, nel suo complesso, ha mostrato segni di stanchezza, ma ciò non implica ( e risiede qui, a mio avviso, l'errore) che, di contro siano sorti due notevoli autori cinematografici come Matteo Garrone (1968), appunto, realizzatore di questo notevolissimo "Gomorra", uscito il 16 Maggio 2008, oppure il Paolo Sorrentino (1970) di "Il Divo" e di altri importanti film, e che sia sorto tutto un cinema italiano più o meno sommerso e che abbia espresso registi invero validi e molto interessanti: Paolo Franchi, Daniele Gaglianone, Andrea Molaioli, Francesco Munzi, per tacere di altri.
Questo per fare il punto della situazione sullo "stato estetico" del cinema italiano, più generalmente in declino rispetto ai fasti dei decenni passati, ma ancora in grado di dar vita a film molto spesso notevoli, anche se poco conosciuti.
Ma non è certo questo il caso di "Gomorra", il quale anzi fece subito discutere alla sua uscita, e ne è poi stata tratta anche l'interessante serie televisiva omonima.
Film di ambientazione napoletana, film sulla criminalità organizzata partenopea, (del resto il film è tratto dal libro di Roberto Saviano) ma anche SPACCATO SOCIALE, UMANO, ESISTENZIALE DEL DEGRADO E DEL MALESSERE DI TUTTA QUELL'AREA URBANA.
Il film è strutturato in quattro vicende le quali si alternano fra loro: la storia del sarto Pasquale, la storia di Totò, Don Ciro e Maria e sullo sfondo la faida tra gli scissionisti e il clan Di Lauro, e poi la vicenda di Franco (l'imprenditore corrotto, interpretato da un sempre ottimo Toni Servillo) e Roberto (giovane "apprendista", il quale disgustato si allontanerà da quel mondo) ed infine la storia degli adolescenti Marco e Ciro, due piccoli delinquenti emuli dello Scarface di Al Pacino che operano nella zona controllata dal potente clan dei Casalesi i quali vorrebbero diventare loro i boss della zona estromettendo il clan. Verranno attirati in una trappola ed uccisi.
Film caleidoscopico a suo modo, "Gomorra" con un asse narrativo, però, imperniato su tema unico ed univoco: il degrado, il malessere, la corruzione.
"Gomorra" è, in qualche modo un film iper-realista, un film che rielabora e rappresenta con notevole vigore e forza espressiva proprio una determinata realtà, presentandoci una realtà intensificata.
Secondo me è proprio questo, di base, il suo vero punto di forza. Lo stesso linguaggio, lo stesso accento, tutto è estremamente curato e rappresentato nel modo più verosimile possibile, un estremo realismo molto ADERENTE AI FATTI, FENOMENOLOGICO.
Quello che colpisce del film è lo stesso realismo di ambientazione a cominciare proprio dalle Vele di Scampia per arrivare alle scene ambientate al Villaggio Coppola (vero e proprio locus garroniano, se solo teniamo presente che fa da sfondo ad altri suoi film come "L'Imbalsamatore" del 2002 e "Dogman" del 2018, quest'ultimo comunque ambientato da qualche parte sul litorale laziale).
Molto spesso è stato sottolineato (molto giustamente) anche l'onnipresenza delle merci (in filigrana, effettivamente vi è tutto un discorso critico sul capitalismo e sul profitto) ma io aggiungo: molta di questa umanità, spesso criminale, la quale affolla "Gomorra" è patologicamente attratta dall'apparenza, dal culto dell'apparire, in questo senso mi viene a mente proprio la sequenza di apertura, quella ambientata nella sala abbronzante, ma non solo.
E bene ha fatto chi ha parlato di "banalità del male", l'eventuale mito criminale viene del tutto destrutturato in questo film, "banalizzato" (proprio nel senso di rappresentarlo nel suo carattere banale, quotidiano) ed agghiacciante nella sua vacuità (sempre la sequenza iniziale, ma anche la vicenda di Marco e Ciro).
Ed in questo risiede proprio tutto lo spessore critico, l'importanza, la complessità e la profondità di "Gomorra", in questa resa disarmata e soprattutto disarmante del fenomeno criminale e più in generale di un malessere sociale.
"Gomorra" descrive davvero un mondo senza valori, nè punti di riferimento, ma lo fa mediante una resa stilistica, formale, quindi nella maniera più cinematografica possibile.
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