GET CARTER (1971)
24 Gennaio 2022
Francesco De Maria
"Get Carter", uscito il 3 Febbraio 1971, del regista inglese Mike Hodges (1932) è sicuramente un film seminale all'interno del panorama del cinema inglese, un film che rinverdisce la tradizione del Gangster Film inglese e che crea i parametri anche per tutto un filone gangsteristico, che fiorirà soprattutto alla fine degli anni Novanta.
Tra l'altro questo film rappresentò anche il debutto registico di Mike Hodges. Siamo alle prese con un film sulla vendetta: il gangster Jack Carter (interpretato dal sempre notevole Michael Caine) ritorna nella propria città del nord dell'Inghilterra (Newcastle upon Tyne) per vendicare la morte del fratello, scatenando una guerra contro una banda rivale, fino a che rimarrà, alla fine del film, anch'egli ucciso.
Ma anche film su una SORTA DI "REGRESSUS AD UTERUM", IL PROTAGONISTA, DOPO UNA LUNGA GUERRA, MUORE DOVE E' NATO, IN UNA SORTA DI RITORNO ALL'ORIGINE (AMBIENTALE, FAMILIARE).
E infatti una notevole importanza la assume proprio la realtà ambientale, urbanistica: non solo Newcastle upon Tyne, ma anche le sue periferie come Gateshead, e molte località della contigua contea di Durham.
Una realtà dura, livida, crepuscolare, dallo strano fascino decadente. Mike Hodges con questo suo film di esordio riattinge a tutta una tradizione realistica del cinema inglese (documentaristica, addirittura, come sappiamo) innestandola sul tronco del Gangster Film, rinnovandone la tradizione (pur dura e grintosa, se solo pensiamo ad alcuni film realizzati già sul finire degli anni Quaranta, come "Brighton Rock", di John Boulting, del 1948).
Ed è un film cinico, "Get Carter", duro, che non fa sconti e privo di sentimentalismi, e questo aspetto risultò sgradevole per parte della critica dell'epoca, dal momento che il protagonista, appunto, è un gangster che agisce senza nessun rimorso o ripensamento.
Il film si accosta a tutta la nuova tendenza del Nuovo Cinema, sia per l'attitudine realistica (ma come sappiamo la nozione di "realismo" nel Cinema, così come in tutte le altre arti, è sempre problematica), che per l'uso interessante della cinepresa, per una notevole ricerca fotografica, così come per l'equilibrio ricercato fra immagini ed una musica, talora sperimentale, come in questo caso (un Jazz piuttosto "avanguardistico").
C'è da dire che questa sorta di rinascita del Gangster Film non parte proprio con "Get Carter", il quale fu anticipato da alcune opere già alla fine degli anni Sessanta, ma in questo film del 1971 è presente una vera carica dirompente, una forza visiva, una rielaborazione della categoria estetica di realismo.
Ed è anche innegabile l'attitudine di critica sociale del film, se solo pensiamo alle dichiarazioni del regista Mike Hodges, il quale ha sempre asserito di essersi ispirato, per la realizzazione di "Get Carter" sia alla letteratura Hard Boiled americana, che a tutta la tradizione del Film Noir americano che bene metteva in luce le devianze sociali. In effetti, la realtà raffigurata nel film è priva di speranza.
VI E' UN RIFLESSO, UN RISPECCHIAMENTO, UNA CORRISPONDENZA SIGNIFICATIVA EPPURE MISTERIOSA FRA GANGSTER E SOCIETA'.
Ed il film raggiunge il suo ACME ICONICO NELLA SEQUENZA FINALE, CON LA MORTE SULLA SPIAGGIA. "Get Carter" vive anche di questi momenti iconici, che assumono un SIGNIFICATO VISIVO CHE SI FA RESA AMBIENTALE-PSICOLOGICA.
Ad ogni modo: a mio avviso il debito che il film di Hodges intrattiene con la tradizione del cinema hollywoodiano è parzialmente sopravvalutato, proprio perchè seppure il regista attinge da quella tradizione la innesta sul tronco del cinema inglese (dalla forte attitudine addirittura documentaristica, come abbiamo visto).
E certi "eccessi" di violenza (eccessi per lo spettatore dell'epoca), a ben vedere fondano quella che poi sarà tutta la tradizione del cinema Post-Moderno (e non è un caso che Quentin Tarantino sia un estimatore di questo film).
Alla sua uscita, talvolta il film fu criticato per una trama da un lato scontata, dall'altro troppo macchinosa, senza capire che il carattere scontato della trama non ha nessuna importanza, se non essere segno e sintomo di una propensione del regista piuttosto nel raffigurare, nel rappresentare visivamente, nel dire qualcosa di nuovo su un piano diverso rispetto a quello strettamente narrativo. In poche parole: importa molto di più come si dice qualcosa rispetto a quello che si dice, e questo vale moltissimo per un film come "Get Carter".
E proprio per questo motivo "Get Carter" è assurto allo status di classico.
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