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EDWARD MANI DI FORBICE (1990)

  • Francesco De Maria
  • 21 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

21 Novembre 2025


Francesco De Maria


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In questo articolo ritorno al cinema di Tim Burton (1958) dopo avere precedentemente affronttao un altro suo film come "Beetlejuice", del 1988. Io credo che insieme al suddetto film questo "Edward Mani di Forbice", uscito il 6 Dicembre 1990 vada a comporre una sorta di dittico Fiabesco.

La trama del film è arcinota: trattasi di una storia se vogliamo anche sentimentale, ma al contempo fosca e cupa di un automa (interpretato da Johnny Depp) lasciato incompiuto da un anziano inventore causa morte improvvisa (Vincent Price in una delle sue ultime apparizioni), con due paia di forbici al posto delle mani.

L'inventore viveva in una sorta di castello, isolato ed appartato rispetto all'area suburbana nella quale Edward scenderà, scontrandosi con tutte le brutture e le meschinità del modello di vita piccolo-borghese.

Edward automa, ma con un cuore, si innamorerà della figlia adolescente della famiglia che lo ospita, interpretata da una giovanissima Winona Ryder (la quale, come sappiamo, compariva già in "Beetlejuice").

Vi è un denominatore comune fortissimo fra questo film del 1990 e quello precedente, anzi più di uno: intanto il carattere "fiabesco", il quale non è solo una cornice alla vicenda, ma esso stesso sostanzia l'intera vicenda.

Perchè "Edward Mani di Forbice" è una Fiaba: mi verrebbe da definirla una Fiaba Cinematografica Nera, proprio a causa del suo sottofondo cupo e tetro.

Quello che, a mio avviso, risalta agli occhi del film è la giustapposizione straniante, ed anche il contrasto simbolico fra la presenza fuori dal Tempo del castello dell'inventore e l'area suburbana sotto.

Perchè Edward è sì un umanoide, ma figlio di quella dimensione favolistica ed "altra" rispetto alla prosaicità di certa vita suburbana.

Ecco, io credo che anche se il film presenta caratteristiche del tutto difformi rispetto all'Horror Suburbano degli anni Ottanta, al contempo si possa comunque inscrivere all'interno di quella tradizione: perchè i suburbia rappresenttai nel film sono un luogo invivibile dominati da ipocrisia, sopraffazione e meschinità.

Edward attrae, in qualche modo ed in una certa misura, alcuni abitanti, ma piùcome figura "mostruosa"e "meravigliosa", che come individuo.

Perchè egli è un individuo, mi verrebbe da dire una Persona, se solo non fosse un'automa: desideroso di accettazione e di Amore, di autenticità.

Alla fine Edward è il figlio di una dimensione favolistica, fuori dal Tempo.

Quel castello a fronte dell'opaca realtà dei suburbia è come un Non Luogo, evanescente, remoto, eppure più reale di quella grigia ed opacapiccola realtà.

I suburbia in questo film sono dipinti come una realtà anonima, standardizzata, alienante ed alienata. Teniamo presente che in questo senso vi può essere all'interno di "Edward Mani di Forbice" un rimando più o meno consapevole anche a tutta una tradizione del Cinema Americano che si sviluppò nel corso degli anni Cinquanta che guardava ai suburbia come luoghi di repressione e di morte interiore (Nicholas Ray, Douglas Sirk, etc.).

D'altro canto Tim Burton è un regista molto consapevole, e questo lo mostra anche attraverso l'utilizzo di un grande attore iconico come Vincent Price (in questo film ormai settantanovenne) volto indimenticabile, simbolo vivente del Ciclo Poe di Roger Corman, tanto per citare l'esempio più eclatante.

In un certo senso in questo film Tim Burton si raccorda anche a quella tradizione. D'altronde Roger Corman è un regista fondamentale, un maestro per molti, forse non ancora giustamente considerato come meriterebbe.

E in questo film, a maggior ragione, ritorna il tema dell'isolamento, della solitudine, della diversità: tutto questo era già in una certa misura presente in "Beetlejuice", come ho tenttao di mostrare nel mio articolo, se solo pensiamo alla figura dell'adolescente Dark e Goth interpretata dalla stessa Winona Ryder.

Il diverso isolato, dunque: Edward sconta tale condizione di isolamento, perchè personaggio candido e puro perso in una realtà fatta di brutture, ma non solo: perchè il suo stesso mostruoso e strano aspetto genera superficiale attrazione ed infine repulsione e paura.

Si ha paura del diverso, dell'Altro da Sè. "Edward Mani di Forbice" in questo senso è un film altamente etico e morale, oltrechè opera filmica consapevole, con tutti i suoi splendidi rimandi alla tradizione letteraria Gotica ed al Cinema Espressionista ed Horror.

Proprio per tutto questo film imprenscindibile.



 
 
 

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