DARK WATER (2002)
1 Gennaio 2024
Francesco De Maria
Sul finire degli anni Novanta, dall'Estremo Oriente sono giunte opere cinematografiche che hanno contribuito non solo a rinnovare i parametri del genere Horror e a ridefinirlo, ma anche a consegnarci una visione di un Cinema Horror diverso e lontano dai canoni occidentali (o sarebbe meglio dire dei canoni occidentali dominanti).
Capofila di questo fenomeno è il Giappone, seguito a ruota dalla Corea del Sud, ma non solo: opere interessanti provengono anche dalla Thailandia o da altri paesi del Sud-Est Asiatico.
Per il Giappone si è coniato il termine di J Horror (e la nascita con "Ringu" del 1998, di Hideo Nakata) e di Hideo Nakata (1961) è anche questo bellissimo "Dark Water" uscito il 19 Gennaio 2002.
L'acqua assume un significato centrale all'interno del film: una madre divorziata si trasferisce con la figlia in un appartamento un po' malandato dove ci sono continue e misteriose perdite di acqua accompagnate dal manifestarsi di fenomeni sovrannaturali.
Come ho scritto sopra l'acqua assume un ruolo notevole nel film, sia dal punto di vista visivo e di presenza, che dal punto di vista simbolico e di senso.
Perchè non solo l'ACQUA NEL FILM E' PORTATRICE DI MISTERO, DELL'INSONDABILE, MA RIMANDA CONTINUAMENTE ANCHE ALL'ELEMENTO FEMMINILE E MATERNO.
Tant'è vero che nel corso del film capiamo di essere di fronte ad un melodramma sulla maternità, sulla perdita, sul rapporto madre-figlia: ed infatti qualcuno ha scritto, riguardo a "Dark Water" che si tratta di un Melodramma travestito da Horror.
E' sicuramente vero che Nakata ridisegna radicalmente i contorni del genere Horror, facendolo convergere e dialogare con il Melodramma, anche se c'è da dire che è necessario liberarsi da una prospettiva "occidentale" e sintonizzarsi sulla diversa sensibilità cinematografica orrorifica orientale, molto diversa, come ho scritto in apertura di articolo, da quelli che sono i canoni dominanti all'interno di certo cinema (soprattutto Hollywoodiano, ma non solo).
Perchè l'Horror Giapponese (ma anche Sud-Coreano) ci ha abituato ad un tipo di Cinema diverso, molto più lento, quasi "contemplativo" poco sensazionalistico (anche se inframmezzato, ma in maniera molto parca, da inquadrature folgoranti nella loro orrorificità).
Quindi siamo di fronte ad un film in cui strutture Horror e strutture Melodrammatiche convergono, dialogano, si fondono, potenziando a mio avviso il quoziente di orrorificità, ma in modo sottile, misterioso, straniante; e proprio in questo secondo me risiede il carattere quasi unico di "Dark Water", la sua forza iconica, di senso, innovativa.
Lo stesso dramma umano, lo stesso DRAMMA DELLA MATERNITA' VIENE DECLINATA IN SENSO ORRORIFICO, eppure il film è attraversato da una malinconica dolcezza di fondo.
Non solo malinconica dolcezza, però, perchè il film è pregno anche di un'atmosfera triste, legata alla PAURA DELLA PERDITA, ed il contraltare visivo, così iconico, icastico, semanticamente denso risiede proprio nelle perdite di acqua nell'appartamento, il quale si fa SPAZIO PSICHICO PORTATORE DI PAURA, RIVELATORE DI ARCANE PAURE INCONSCE.
"Dark Water" si confronta con l'Inconscio e con la dimensione archetipale, a pensarci bene.
L'acqua, quindi l'elemento femminile e materno, la perdita, l'abbandono; ma non solo, perchè l'intera vicenda è un dramma umano intriso di solitudine, e di impossibilità di comunicare il proprio dramma, le proprie paure, e tutto questo enfatizza la sensazione di solitudine e di tristezza che percorre il film.
E comunque la dimensione orrorifica viene inserita all'interno della quotidianità, fin quasi a rappresentare un SOTTILE ORRORE DELLA QUOTIDIANITA' ed ecco perchè sopra ho parlato anche di un carattere straniante del film, è come se Nakata volesse rimettere in discussione tutti i parametri con i quali rappresentiamo la realtà, anche quella apparentemente più ordinaria.
Tutto questo è come se venisse ricomposto nel bellissimo finale: contrassegnato da una rara intensità emotiva, struggente e delicato nel suo carattere disperatamente malinconico, di una dolce tristezza.
La parte iniziale del film rappresenta la realtà quotidiana in modo apparentemente più ordinario, la parte finale (anzi gli ultimi minuti) sono caratterizzati dalla malinconia, che viene enfatizzata ancora di più, (anche se caratterizza l'intero film), in mezzo ci sta L'INCUBO SOTTILE E TERRIFICANTE.
Se vogliamo , si potrebbe dire che assistiamo durante la visione del film ad una variazione di registro, ma armonica e coerente, perchè resa coerente da un approccio unico: quello di far dialogare Orrore e Melodramma.
Ed ecco perchè considero "Dark water" un film davvero seminale.
Comments