CRISS CROSS (1949)
12Agosto2024
Francesco De Maria
Con questo mio nuovo articolo proseguo la disamina del Cinema Noir di Robert Siodmak (1900-1973) e dopo aver trattato di due Noir semi-onirici o addirittura virati all'Horror ("La Donna Fantasma" e "La Scala a Chiocciola") andrò a trattare di un film come "Criss Cross" uscito il 19 Gennaio 1949.
Io credo che in questo film il Noir venga declinato in altra maniera rispetto a quelli precedenti, in una qualche misura "Criss Cross" va a far parte di quella tendenza Noir più latamente "realista" tipica della fine degli anni Quaranta.
Certo non si tratta di quel realismo tpico di alcuni Noir di Jules Dassin o di Edward Dmytryk, ma di un realismo usato come pietra di paragone all'interno del perimetro cinematografico Siodmakiano, un ritorno ad un maggiore quoziente realista, dopo le magnifiche derive oniriche, semi-surreali ed orrorifiche dei Noir precedenti, perchè la PRESA SUL REALE è indubbia in un film come "Criss Cross".
Film su un uomo disposto a tutto (un sempre ottimo Burt Lancaster) pur di riconquistare la donna che ama, anche quello di compiere una rapina con la banda di malviventi capeggiata dal nuovo marito della donna.
In parte il film potrebbe essere inserito in quel sotto-genere che va sotto il nome di "Heist Film" o "Caper Film": vale a dire film che narrano di una rapina.
Ma questo film come ho spiegato sopra risulta essere una sorta di ritorno alla "realtà" nel senso che vi è un tentativo di rappresentazione della Los Angeles notturna, dell'umanità che la popola, dello stesso ambiente malavitoso di quella città.
Questo è un dato molto importante del film, da tenere presente.
Il film è strutturato in Flashback, è questo elemento spezza la continuità narrativa del film, concorrendo nel creare equilibri e dinamiche diverse, un diverso statuto narrativo. D'altro canto il Film Noir ci ha abituato a questa sorta di sperimentazione, se vogliamo, preannunciando anche per alcuni versi il Cinema Modernista, perchè il Noir (ed in questo senso lo stesso "Criss Cross" ne è un esempio significativo) non è mai lineare, non è mai piano: ma inquieto, problematico, "frammentato".
Per alcuni versi (ma certamente in una maniera vaga e generica, perchè gli agganci possibili non sono molti) "Criss Cross" mi ricorda la corrente cinematografica Francese degli anni Trenta, il Realismo Poetico, proprio in virtù del tragico fatalismo che lo attraversa.
Teniamo poi presente, più in generale, che il realismo Poetico è da sempre consideraro (ed a buon diritto) uno degli antecedenti del Film Noir.
Oltre al tragico fatalismo, vi è un cinismo ed un pessimismo di fondo, perchè il film parla anche di tradimento e se vogliamo di "doppio gioco" (ed infatti in Italia fu distribuito proprio come "Doppio Gioco", ogni tanto un titolo Italiano di un film straniero appropriato) ed anche film su un'OSSESSIONE, SULL'OSSESIONE AMOROSA che lega Steve Thompson (Burt Lancaster, appunto) e Anna (Yvonne De Carlo) nonostante ella si sia poi risposata con il gangster Slim Dundee (Dan Duryea, altro volto indimenticabile del Noir).
Con "Criss Cross" Siodmak sistematizza molti degli stilemi Noir (i quali non si irrigidiscono mai in formula, perchè il Film Noir per sua natura è inquieto, problematico, sfuggente) ed a mio avviso pone un'enfasi comunque inedita sulla figura femminile (anche in questo caso, come in molti altri, archetipo della Femme Fatale).
ma non solo: io credo anche, che, a suo modo il protagonista venga quasi trasfigurato nel mito: proprio a causa del suo carattere "perdente", Steve Thompson in definitiva è davvero un personaggio "maledetto": anche perchè va incontro al tragico fato, alla sconfitta, appunto, allo scacco esistenziale.
Approfondendo questo aspetto riconosco con ancora più forza il legame possibile fra "Criss Cross" e la grande tradizione del Realismo Poetico Francese, oltre ovviamente, sotto il profilo luministico e figurativo legami con il Cinema Espressionista Tedesco.
Si potrebbe affermare che nel caso di "Criss Cross" il Film Noir si declina in senso melodrammatico (pensiamo ad esempio al disperato romanticismo di fondo, ed al contrasto sentimentale) coniugando tale approccio ad un tentativo di analisi relativamente più "realista" sul sottosuolo criminale di Los Angeles. In questo senso, dunque, "Criss Cross" davvero si configura come una pietra miliare all'interno del Noir, non solo di fine anni Quaranta, e come uno dei risultati cinematografici maggiori di Robert Siodmak.
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