BUBBLE (2005)
22 Gennaio 2024
Francesco De Maria
C'è tutto un Cinema indipendente Americano molto interessante in grado di fornire una rappresentazione articolata e complessa delle relazioni umane, non fa eccezione quest'opera, "Bubble", presentata in anteprima al Festival di Venezia il 3 Settembre 2005, del regista Steven Soderbergh (1963).
Quello di Soderbergh è un caso interessante, trattasi infatti di un regista che ha alternato durante la sua prolifica carriera film "mainstream", per così dire, a film più personali ed indipendenti, appunto (in questo senso come non pensare ad un altro regista americano indipendente come Gus Van Sant).
"Bubble" è forse un film poco menzionato, poco considerato del regista ed è un peccato perchè rappresenta al meglio alcune coordinate di quello che viene definito Cinema indipendente.
Un film dalla trama scarna, essenziale: tre colleghi di lavoro Kyle, Martha e Rose iniziano a conoscersi meglio ed a frequentarsi e dopo una sera trascorsa con Kyle Rose viene trovata uccisa, i sospetti ricadranno su Martha.
Il primo elemento importante di "Bubble", coerente allo statuto di film indipendente è l'utilizzo di attori non professionisti, scelti sul luogo delle riprese (vale a dire fra Ohio e West Virginia), e gli stessi appartamenti presenti nel film sono davvero le abitazioni degli attori.
Questi ultimi non recitano, piuttosto improvvisano se solo pensiamo che il regista non consegnò mai agli attori una vera e propria sceneggiatura definita e compiuta ma piuttosto un semplice copione sul quale poi gli attori avrebbero improvvisato molti dialoghi.
In questo modo Soderbergh cerca di far ENTRARE IL REALE SENZA MEDIAZIONI ALL'INTERNO DEL PROCESSO FILMICO, QUASI COME A VOLER RIPRENDERE LA REALTA' ALLA SPROVVISTA.
Ma la dimensione "realistica" (uso le virgolette, perchè come ripeto sempre le nozioni di realismo e di realtà sono sempre ambigue e problematiche in tutte le arti, a maggior ragione, anche se può apparire paradossale in un arte come il Cinema) viene penetrata da un sottofondo "bizzarro e surreale" (sono parole usate dallo stesso Soderbergh), quello della fabbrica di bambole nella quale lavorano i tre personaggi principali del film.
Il quoziente di realismo si innalza ma al contempo è attraversato da un sottofondo surreale che più che controbilanciarlo lo fa mutare di segno, Soderbergh giunge alla rappresentazione di un REALISMO INEDITO ED IRREGOLARE ED TRATTI QUASI RAREFATTO.
Molte scene e sequenze del film sono dominate da una sorte di quiete immobile, quasi stagnante, ed infatti il film è strutturato attraverso riprese fisse.
E' un film cupo, "Bubble", un'opera che si confronta con le relazioni umane. spesso difficili, ambivalenti, talora segnate da rancori sopiti ma mai superati, e non solo: anche da frustrazioni, sogni infranti, da un malessere esistenziale che è il vero "elefante nella stanza".
Assume una rilevanza notevole quindi l'attenzione rivolta ai personaggi ed alle relazioni reciproche, oltre a tutto il discorso cinematografico sulla realtà, sulla rappresentazione "realistica". "Bubble" non è un film facile, nè tantomeno concessivo, non fa sconti agli spettatori, non vuole "piacere" in maniera ruffiana.
Un film segnato dalla solitudine, dall'incapacità di comunicare i propri sentimenti, le proprie emozioni, di darle un nome, di riuscire a narrarle, a viverle in modo libero.
A ben vedere, dunque, quello che il regista ritrae è ALIENAZIONE: spossessamento del Sè autentico, lontananza emotiva dai propri effettivi bisogni, incapacità di definire le proprie emozioni, questi personaggi sono alienati perchè vittime di un sistema sociale che li costringe ad una vita grigia, senza punti di riferimento, senza un orientamento emotivo preciso.
Tutto questo rende "Bubble" un prodotto di un progetto registico forte da parte di Soderbergh: una sorta di manifesto anti-hollywoodiano (usiamo in questo caso "hollywoodiano" in senso deteriore, sappiamo bene che Hollywood è fucina di talenti e da lì sono provenute e provengono tuttora moltissimi film di tutto rispetto e molti capolavori), uno smontaggio della rappresentazione "irreale" e mistificata della realtà che certa Hollywood (quella deteriore, appunto, puramente commerciale) opera.
Un senso raggelante della realtà proviene anche dalla messa in scena proprio in virtù del suo minimalismo (del tutto programmato e consapevole da parte del regista) che può essere scambiato anche per asetticità e freddezza. invero un modo di rappresentare in modo inedito e critico la problematicità ed il mistero della realtà.
Ed ecco perchè "Bubble" è un piccolo grande film.
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