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ACCATTONE (1961)

22 Novembre 2024


Francesco De Maria



Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è stato un importante intellettuale, poeta e scrittore il quale, dopo una sorta di tirocinio pratico ed intellettuale sul finire degli anni Cinquanta nell'ambiente di Cinecittà (collaboro con registi come Federico Fellini e Mauro Bolognini) decise,(in maniera avventata, secondo alcuni) di passare alla regia, esordendo con il film "Accattone", appunto, presentato in anteprima al festival di Venezia il 31 Agosto 1961.

Il film di un poeta, lo si potrebbe definire senza esitazione: nel quale Pasolini riversa tutte le proprie ossessioni figurative, musicali, antropologiche, sociali, politiche.

Perchè "Accattone" (come tutti gli altri film pasoliniani, del resto, ma in maniera diversa) è un film altamente complesso, frutto anche di continue elaborazioni mentali da parte di Pasolini, una sorta di messa a punto di tutta la sua poetica in una certa misura più "giovanile" (anche se esordisce alla regia a 39 anni).

Perchè il Cinema di Pasolini subirà una serie di trasformazioni anche nette e radicali, se solo pensiamo, come termine di paragone alla cosiddetta "Trilogia della Vita" del periodo 1971-1974, per tacere poi di un film il quale davvero rappresenta l'esito più radicale pasoliniano, e mi sto riferendo a quella sorta di testamento cinematografico, politico e spirituale che va sotto il nome di "Salò o le 120 Giornate di Sodoma", del 1975, uscito postumo, tre settimane dopo la morte dell'autore.

"Accattone" narra delle tragiche vicissitudini di un giovane criminale di borgata, Vittorio Cataldi, detto Accattone, appunto (interpretato da Franco Citti, uno degli attori simbolo del Cinema pasoliniano), vicissitudini che lo porteranno ad una sorta di MORTE CATARTICA E SUBLIMANTE.

Come ho scritto sopra, questo film rappresenta anche l'amore che Pasolini riservava al sottoproletariato (a suo dire scomparso del tutto, fagocitato dalla società totalitaria e consumistica già nella prima metà degli anni Settanta) delle borgate romane, nel quale ravvedeva una sorta di PUREZZA PRIMIGENIA, UN MODELLO ANROPOLOGICO ALTERNATIVO ALLA CULTURA DOMINANTE.

La stessa figura di Accattone si porta dietro tutto questo, e incarna, a suo modo, nel corso del film istanze eversive (si badi bene, eversive, non sovversive, dal momento che il personaggio è sprovvisto di qualsivoglia coscienza politica e sociale) di contestazione indiretta ed inconsapevole del modo di vivere borghese, della rispettabilità, dell'ansia di integrazione.

Ed il suo pergrinare attraverso viali, strade e baracche di una Roma periferica assume il senso di un CALVARIO: basti pensare alle celebri scene della riisa in strada con quel primissimo piano sul volto di Accattone sulle note de "La Passione Secondo Matteo" di Johann Sebastian Bach: TRASFIGURAZIONE EPICA, MITICA, CRISTOLOGICA.

Perchè sia "Accattone" che il successivo "Mamma Roma", del 1962, prefigurano già, in una qualche misura quello che è sicuramente uno dei capolavori cinematografici pasoliniani, ossia "Il Vangelo Secondo Matteo", del 1964.

A loro modo sia Accattone, che Ettore in "Mamma Roma" sono FIGURE CRISTOLOGICHE, immolate sull'altare di una spietata modernizzazione consumistica, capitalistica e tecnocratica.

Accattone è il simbolo vivente di un'umanità ed un tempo diversi.

Siamo di fronte ad un film sulla VERGINITA', SULLA PUREZZA: la stessa scelta di attori non professionisti da parte di Pasolini è sintomo della sua volontà di utilizzare attori "vergini" per così dire, non contaminati dalla "modernità".

Lo stesso aspetto formale del film, pur imperfetto, considerato per alcuni versi, in alcune scene "sgrammaticato" sotto il profilo tecnico-cinematografico mantiene tutta una sua forza primigenia, dall'afflato poetico e latamente "religioso".

Io credo femamente, tra l'altro, che un film come "Accattone" sia, a suo modo, un contro-canto dell'Italia del Boom, una messa in questione di quelle "magnifiche sorti" legate alla modernizzazione economica e sociale del Paese.

In questo senso lo si potrebbe affiancare (al netto dell'enorme diversità e distanza dei due film) ad un film come "Il Sorpasso", di Dino Risi, del 1962.

"Accattone" è anche il frutto dell'amore per il Cinema da parte del letterato Pasolini, lo stesso bianco e nero, come è stato bene evidenziato deve molto alla grande tradizione cinematografica di Dreyer e di Ejzenstejn, e vi sono anche richiami insistenti alla grande tradizione pittorica fra Medioevo e Rinascimento (Masaccio, in primis).

Si tratta proprio di prospettive di ripresa. Nel film si assommano quindi fonti cinematografiche, pittoriche, musicali, letterarie (dello stesso Pasolini) facendo sì che si possa considerare tranquillamente "Accattone" una grande opera cinematografica, un grande esordio proprio in virtù di tale articolazione e complessità, e di tale afflato epico e lirico.



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