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UN POSTO AL SOLE (1951)


2Un Posto al Sole" presentato in anteprima al Festival di Cannes il 5 Aprile 1951 è un film di George Stevens ((1904-1975). Di Stevens ho già avuto modo di parlare in questo mio Blog, più precisamente del suo Western, "Shane", del 1953. Qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2018/04/02/SHANE-1953. Questo film del 1951, invece, è ispirato al romanzo di scuola naturalista di Theodore Dreiser, "Una Tragedia Americana". Questo film inoltre è anche un riadattamento cinematografico del film di Sternberg del 1931 (e che in un primo momento avrebbe dovuto girare Ejzenstejn).Date le fonti ispirative, film di critica sociale, dunque: un grande Montgomery Clift interpreta un giovane di umile famiglia che sogna la scalata sociale e l'occasione si presenta quando conosce una ragazza di famiglia ricca (interpretata da Elizabeth Taylor). Avendo messo incinta una ragazza povera che lavora nella sua stessa fabbrica (Shelley Winters) si sbarazza di lei facendola annegare durante una gita in barca, volendo far credere ad un incidente. Verrà processato e condannato a morte.

Ho sempre riconosciuto in "Un Posto al Sole" una forte critica sociale ed anche un ritratto impietoso di una certa umanità. Il protagonista è sostanzialmente un cinico arrampicatore sociale, privo di qualsivoglia coscienza di classe. Una persona che vive una VITA DI SUPERFICIE ED UN RELAZIONARSI SUPERFICIALE AGLI ALTRI ED ALLA VITA. Una persona ridotta ad involucro sociale, un personaggio che si muove attraverso il film in vista di un unico sostanziale obiettivo: quello dell'affermazione sociale.

In questo senso il film di Stevens è in linea con tutta la tradizione della Letteratura Naturalista Americana ( e non solo Americana). Un sostrato di forze biologiche, di pulsioni che sottendono ai comportamenti sociali degli individui.

Certo, nel film Stevens sembra voler anche parzialmente stemperare tutto questo, rendendo il protagonista più "umano" e arricchendo la sua storia presente di condizionamenti dal passato. L'affermazione sociale si configura anche come rivalsa umana.

C'è anche da dire che un grande attore come Montgomery Clift (un attore così sensibile) riesce a rendere complesso il personaggio, donandogli una sommessa sofferenza, una fragilità, nonostante il suo sostanziale cinismo e la sua spietatezza. In questo film il lavoro attoriale rende davvero più screziata la figura del protagonista.

Quindi alla luce di tutto quello che ho scritto, si può affermare che la morte del protagonista, la sua stessa indecisione, i suoi ripensamenti nel compiere il delitto in qualche modo fanno ammorbidire la posizione dello spettatore nei suoi riguardi.

Bisogna tenere presente che "Un Posto al Sole" è anche un film melodrammatico, di come se ne facevano ad Hollywood nei primi anni Cinquanta. Molto importante quindi la componente emotiva e "simpatetica", "contrastata".

Proprio la disamina psicologica del protagonista (ma non solo del protagonista, anche degli altri personaggi) rende questo film un film seminale per lo sviluppo di tutto il Cinema Melodrammatico degli anni Cinquanta.

In quessto senso, il film è anche sui sogni infranti, su un sogno frustrato di realizzazione di sè. Bene ha fatto chi ha messo in luce l'uso delle dissolvenze e delle sovrimpressioni, di qualcosa che appare e si dssolve. Un'esistenza "fantasmatica", dunque, persa dietro a miraggi di realizzazione (ambivalenti, come abbiamo visto).

Fra le altre cose George Stevens era un vero maestro della punteggiatura filmica e delle dissolvenze. Anche questo film si configura come oggetto filmico inter-cinematografico, come tessera di un mosaico, come facente parte di un grande reticolo inter-filmico dal momento che molto probabilmente la scena della barca è una diretta citazione della scena della barca (con propositi di omicidio) di "Sunrise" di Murnau, del 1927.

Quindi, per riepilogare: il film risulta davvero essere una disamina psicologica e sociale, e Stevens cerca di porre in relazione il più possibile le due dimensioni. Lo stesso protagonista diventa un CROCEVIA PSICO-SOCIALE, per così dire. Ed è un film ambivalente (critico ma anche indulgente come ho tentato di delineare sopra) su un personaggio e su un'umanità (perchè ovviamente il personaggio rimanda anche a qualcos'altro di più ampio, ad una certa umanità sociale) ambivalenti: il protagonista risulta essere anche la manifestazione evidente della doppiezza dell'animo umano e della lotta insita nell'uomo fra Bene e Male (usando questi termini più per rendere forza al mio discorso).

Tutti questi elementi rendono "Un Posto al Sole" un film molto più complesso, tormentato, problematico e problematizzante di come parte della critica ha voluto credere.

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