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MALOMBRA (1942)


"Malombra" di Mario Soldati (1906-1999), uscito il 17 Dicembre 1942 è un film tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore Antonio Fogazzaro.

Una vicenda dal sapore "gotico", di amore e di morte, e dall'aura soprannaturale. Un film che mi è sempre stato molto caro e a cui ho dedicato (insieme ad altri film coevi e legati a "Malombra" da una serie di fattori che ora andrò ad elencare) la mia Tesi di Laurea Triennale.

Il mino comune denominatore che lega "Malombra" ad altri film italiani dei primi anni Quaranta è il cosiddetto "calligrafismo", da cui poi è stato coniato il termine di Cinema Calligrafico (o Calligrafista).

Un cinema che si muove in contro-tendenza rispetto al cosiddetto Cinema dei Telefoni Bianchi, o al cinema di Regime, quello trionfalistico. Ma anche un cinema, quello Calligrafista che non anticipa (o anticipa pochissimo) il Cinema Neorealista che nascerà di lì a qualche anno, nel 1945 con "Roma Città Aperta" di Roberto Rossellini.

Il Cinema Calligrafista era sostanzialmente un cinema dall'altissimo profilo visivo e dai notevoli agganci letterari (nel caso di "Malombra" ad esempio teniamo presente che lo stesso Soldati era uno scrittore).

Altri esponenti di questo tipo di cinema, oltre a Soldati erano il giovane Alberto Lattuada, Luigi Chiarini, il giovane Renato Castellani e Ferdinando Maria Poggioli (forse l'esponente di punta di questa tendenza).

CINEMA COME ENCICLOPEDIA ESTETICA, COME COMPENDIO DELLE ALTRE ARTI, ED AL CONTEMPO CINEMA COME ARTE AUTONOMA, NUOVA CHE IN SE' TUTTO INGLOBA.

"Malombra"" rientra a piene titolo in tale temperie, film articolato, complesso, stratificato, film "gotico" a suo modo, film fantastico (uno dei primi film girati in Italia di questo tipo).

Film di ambientazione lacustre (villa Pliniana, sul Lago di Como) con un personaggio femminile (Marina di Malombra, appunto, interpretata da Isa Miranda) dalle qualità sensitive (importante, nel corso della vicenda il contatto con il soprannaturale) dalla forte carica passionale, la quale finirà folle, andando incontro ad un destino misterioso fuggendo in barca ed affrontando il lago in tempesta, nell'ultima stupenda scena.

"Malombra" spaccò la critica in due (vi fu chi ne lodò le qualità estetiche e più strettamente cinematografiche) e chi, come la critica militante accusò il film di "escapismo", di fuga da responsabilità politiche e sociali.

Ma "Malombra" era un film di rottura, come successivamente notò lo stesso Guido Aristarco, simbolo vivente di una critica cinematografica "realista" ed impegnata (egli parlò di un film di "resistenza" anche se passiva, alla cultura di regime), ad ogni modo, per me "Malombra" è un film di rottura, ma anche un FILM RIBOLLENTE NEL SUO CARATTERE ENIGMATICO, SFUGGENTE, MA NON SOLO, UN FILM CHE RIBOLLE DI PASSIONE EROTICA E DI SENSO DELL'OLTRE.

Questo film allude continuamente a dimensioni altre, ulteriori, non contingenti, e quindi indirettamente a possibili nuovi spazio espressivi del Cinema.

Siamo lontanissimi dai fasti di regime, anche se in un modo del tutto diverso dal Cinema Neorealista o da quello Pre-Neorealista del 1942-1944 ("Quattro Passi fra le Nuvole" di Alessandro Blasetti del 1942, il seminale "Ossessione" di Luchino Visconti del 1943 e "I Bambini ci Guardano" di Vittorio De Sica del 1944).

La stessa rappresentazione di una figura femminile così intensa e "selvaggia" rappresenta una critica sommessamente culturale nonchè politica alla cultura di regime.

Proprio per questo il film è dotato di una tensione profonda di fondo, una tensione (ambigua, sottilmente erotica) che si irradia da una figura femminile misteriosa e passionale, forte e libera.

In questo film Soldati (ricordiamolo di nuovo, prima di tutto scrittore) comprende appieno le potenzialità estetiche del Cinema (ancor più ed in modo più compiuto e risolto che nel pur bellissimo "Piccolo Mondo Antico", del 1941)

Film dall'altissimo profilo visivo, film che CINEMATOGRAFIZZA LA PAGINA LETTERARIA, che la ri-struttura e la costruisce visivamente.

Un qualsivoglia paragone fra libro e film è del tutto fuori luogo, dal momento che il Cinema è arte autonoma, rispetto alla Letteratura. Lo stesso puntiglio scenografico (e lo stesso Luchino Visconti molto attento alle scenografie nel suo cinema non a caso fu un estimatore del Cinema Calligrafista) è lì a testimoniare il carattere visivo del film, ed anche la fotografia talora contrastata, così come la resa ambientale e di atmosfera, sono tutti elementi che meglio ci fanno comprendere la CINEMATOGRAFICITA' di questo film, ancor più straordinaria ed impressionante se pensiamo che stiamo parlando di un film realizzato da uno scrittore, da un letterato come Mario Soldati.

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