KING KONG (1933)
In questo articolo andrò a trattare di uno dei film più famosi della storia del Cinema, vale a dire di "King Kong", uscito il 2 Marzo 1933 e girato in coppia da Merian Cooper (1893-1973) ed Ernest Schoedsack (1893-1979).
La vicenda narrata nel film è nota e siamo alle prese, beninteso, con una modernizzazione del mito della Bella e la Bestia, dal momento che King Kong il gigantesco scimmione si innamora della bella di turno (interpretata da Fay Wray).
Importante nel film anche la contrapposizione fra King Kong, appunto e la spedizione scientifica proprio ad adombrare la contrapposizione più generale Natura- Civiltà.
Aspetto importante di questo film è, secondo me, proprio l'empatia e sintonia che si manifesta per il mostro, MATERIALIZZAZIONE DI UNA FORZA SELVAGGIA, LIBERA E NATURALE, NON REPRESSA, UN ES SPRIGIONATO.
Un mostro a ben vedere non così "cattivo" quanto piuttosto in posizione di difesa (ma si sa, la miglio difesa talvolta è l'attacco), in grado di amare, visto come il diverso, l'Altro da sopprimere nella società umana.
Il sottile carattere eversivo di "King Kong" risiede proprio in questo. Il film resiste bene alla prova del tempo al di là degli effetti speciali tipici del cinema dei primi anni Trenta anche se bisogna dire che tali effetti speciali (all'epoca si chiamavano ancora trucchi) erano all'avanguardia nel 1933.
La stessa commistione dei generi era cosa abbastanza insolita dal momento che in "King Kong" vediamo combinarsi elementi avventurosi, fantastici con una love story anche se sui generis.
Quello che colpisce del film è lo stesso CARATTERE APOCALITTICO FINALE, una libera forza naturale del tutto "sbrigliata" la quale affronta con cieca ira la civiltà umana.
Invece le scene iniziali (anche se non propriamente le prime, quanto piuttosto le scene e sequenze successive, quelle della perlustrazione della jungla) sono intrise di un senso angoscioso di attesa e di mistero.
Poichè King Kong anche se nella sua spettacolare evidenza materiale rappresenta l'Altro, il Mistero, l'Oltre, l'Indicibile. Lo scontro con gli uomini, in modo del tutto oggettivo ed immanente avviene proprio su questo piano.
Questo tratto è assai pronunciato in "King Kong" ma è una caratteristica tipica di tutto un cinema americano dei primi-metà anni Trenta il quale contrappone Uomo a Natura, Uomo a Dimensioni Alternative ed oscure: penso dunque a "The Most Dangerous Game" del 1932 diretto sempre da Schoedsack in collaborazione con Irving Pichel, o a "White Zombie" del 1932, per non parlare dei film dei "mostri" targati Universal quali "Frankenstein (1931) di James Whale (1889-1957) o "L'Uomo Invisibile" (1933) sempre dello stesso Whale.
Il comune assunto teorico e concettuale (al di là delle differenze da film a film) risiede proprio in questo: porre l'essere umano alle prese con l'Altro, il Limite, etc.
Solo che mai come in "King Kong" l'uomo è alle prese con un Altro così Selvaggio e mosso da Furore. In più teniamo presente che il gigantesco scimmione nel film è una sorta di Divinità all'interno della dimensione selvaggia rappresentata dalla Jungla, l'essere umano così ottuso e chiuso rispetto al diverso si trova a doversi confrontare addirittura con una divinità, dunque con l'aspetto numinoso e archetipico-mitico dell'esistenza.
Ed è ovvio, a questo punto che King Kong rappresenti, dunque, la stessa Energia Sessuale, materializzazione di una Libido incontenibile, ma anche di un desiderio d'amore.
Al di là delle sue evidenti inverosimiglianze (per usare un eufemismo) bisogna "stare al gioco" del film, porsi in una condizione spettatoriale libera e pura per poter apprezzare in pieno tutte queste caratteristiche del film, altrimenti potrebbe apparire "solo" come un film di genere avventuroso... "King Kong" abbatte il sistema dei generi, e questo già nel 1933.
Qualcuno ha anche accostato la Jungla delle scene e sequenze iniziali con la Jungla dei grattacieli, credo che tale accostamento sia suggestivo e ci suggerisca una serie di pensieri critici (proprio di critica sociale) rispetto alla civiltà occidentale (ma non solo americana) vista come jungla, come regno del "bellum omnia contra omnes" di una Jungla civilizzata ed ingabbiata e perciò tanto più ipocrita e pericolosa.
Non si può non "simpatizzare" in un certo senso, quindi, con King Kongla liberta forza naturale selvaggia in grado di amare.