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STRAY DOGS (2013)


In questo mio articolo andrò a trattare di un cinema considerato periferico come quello di Taiwan e di uno dei suoi registi più emblematici e significativi, ma anche più "difficili" come Tsai Ming Liang (1957).

Mi sto riferendo ad uno dei registi di punta, forse al regista di punta della Seconda Ondata del Nuovo Cinema di Taiwan, un regista "arduo" proprio a causa del suo stile per nulla concessivo, rigoroso: inquadrature lunghe e statiche, talora bizzarre e decentrate (nel senso della figura umana la quale rimane in un angolo periferico dell'inquadratura), pochi dialoghi, assenza di colonna sonora

Un cinema quindi essenziale e rigoroso e che proprio in virtù di tale rigore riesce a restituire tutta la complessità ed il mistero della Realtà e delle relazioni umane.

Un cinema anche dalla grande densità visiva."Stray Dogs" è, ad oggi, ancora il suo ultimo film, presentato in anteprima al festival di Venezia il 5 Settembre 2013.

Un girovagare di un padre e i suoi due figli nelle strade di Taipei (la metropoli taiwanese) compiendo lavori saltuari e dormendo in edifici abbandonati. Il film è costellato di dialoghi ridotti al minimo, di incontri, e sopratutto di un incontro, quello che avviene nella parte finale del film con una donna che assumerà il ruolo di madre per i figli del padre vedovo.

Un film dalla trama essenziale, ridotta all'osso e proprio in questa sua stringatezza narrativa meglio riesce a raffigurare una umanità ricondotta agli istinti naturali e "animaleschi", non specificatamente umani, dunque: mangiare, bere, dormire, urinare, defecare, insomma ai bisogni primari, e poco altro.

Sottesa è anche presente una critica all'assetto capitalistico della società taiwanese, ad un funzionamento sociale che crea molti emarginati. Ed è vero, come è stato scritto, che questa Taipei del film possiede tutte le caratteristiche di un ambiente post-apocalittico con la sua pioggia torrenziale a fiumi e con la sua umanità derelitta.

"Stray Dogs" vive molto di scene singole, slegate (da un punto di vista narrativo, ma non teorico) le une dalle altre, e girate in uno stile che oscilla continuamente fra il reale e l'onirico, I PIANI DELLA REALTA' SI CONFONDONO NEL FILM, COSI' COME REALE ED IMMAGINARIO, ALMENO APPARENTEMENTE.

Il carattere cupo del film è, secondo me un punto di forza, il suo carattere arduo e difficile, l'assenza di qualsivoglia "appeal" lo rendono un film unico, credo anche all'interno del panorama della Seconda Ondata del Nuovo Cinema di Taiwan.

Il grande fascino di questo film risiede, a mio avviso, proprio nel lambire i territori dell'Installazione Video e della Videoarte, nel fare da cerniera fra i territori del Cinema e quelli della Videoarte e dell'Arte Contemporanea (Installazioni Video ma anche Installazioni più in generale).

Quelle stesse inquadrature decentrate di cui ho parlato sopra, con la figura umana marginale, la loro fissità, il loro silenzio, e anche la figura umana intenta a compiere un gesto in modo ripetitivo o sistematico rimandano da un punto di vista iconografico, visivo e teorico proprio alla Videoarte ed alle Installazioni Video. Tant' è vero che lo studioso Antonio Costa nel suo bel libro "Il Cinema e le Arti Visive" cita proprio Tsai Mig Liang (insieme ad altri) come un regista cinematografica che fa dialogare costantemente l'Arte Cinematografica con la Videoarte e l'Arte Contemporanea.

Le stesse inquadrature in "Stray Dogs" con la loro fissità PENETRANO IL REALE MOSTRANDONE I LATI PIU' MISTERIOSI E POCO NOTATI MA ANCHE IL LATENTE CARATTERE ONIRICO E SURREALE.

Come se Tsai Ming Liang con questo film volesse mettere a nudo tutte le intime connessioni fra Reale ed Immaginario, fra dimensioni diverse del reale ed anche riuscire ad andare oltre, a superare il limite nel rappresentare la Realtà.

Per fare tutto questo Tsai Ming Liang sfrutta al massimo tutte le potenzialità del Digitale (del Digitale ho già fatto menzione a proposito di un film del tutto diverso da questo come "REC", nel precedente articolo), il Digitale non è solo una rivoluzione tecnica nel Cinema ma spesso si fa anche rivoluzione estetica, formale, stilistica, rappresentativa.

Un ultimo aspetto del film da evidenziare è proprio il senso di alienazione e di solitudine (ma anche di incomunicabilità, ed in questo senso questo film si potrebbe ricollegare alla grande tradizione cinematografica dell'incomunicabilità incarnata da Michelangelo Antonioni) i rapporti umani, ma anche i rapporti genitori-figli vengono dissezionati .Rapporti spesso all'insegna dell'incomunicabilità e dell'atomizzazione. In questo caso la critica sociale (e non solo sociale) è indubbia.

Tutte queste caratteristiche da me evidenziate rendono "Stray Dogs" un film unico.

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