top of page

SOGNI D'ORO (1981)


"Sogni d'Oro" uscito il 10 Settembre 1981 è il terzo lungometraggio di Nanni Moretti. Di Nanni Moretti ho già avuto modo di trattare e nello specifico del suo film "La Messa è Finita" (1985), qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2017/04/21/LA-MESSA-E-FINITA-1985.

L'opera filmografica morettiana, è, a mio avviso nettamente spaccata in due, vale a dire una prima lunga fase "autobiografica" in senso lato, mi verrebbe da dire "autobiografista" proprio nel manierismo dell'approccio autobiografico, in una narrazione autobiografica pensata e ragionata, molto mediata e poco immediata, del tutto programmatica, dove quasi si riflette, dunque, sulla rappresentazione e narrazione di sè (sarebbe meglio dire del proprio alter-ego).ad una seconda fase più distesa, aperta, e anche meno criptica, per così dire. La fase autobiografica si apre con il suo primo lungometraggio del 1976 "Io Sono un Autarchico" e giunge almeno alla fine degli anni Ottanta con "Palombella Rossa" (1989).

"Sogni d'Oro" è un film che fece discutere e che suscitò qualche polemica proprio per il suo autobiografismo esasperato, e per una rappresentazione narcisistica di se stesso ((ricordiamo che Nanni Moretti oltre che regista è anche protagonista assoluto dei suoi film).

Ecco, io credo che l'aspetto da me sopra delineato sia effettivamente presente in molti dei suoi film, ma che sia in qualche modo anche un involucro, per così dire, e che sotto ci sia ben altro, una RAPPRESENTAZIONE DELLA SOLITUDINE RISPETTO A TUTTA UNA MITOLOGIA SOCIALE CHE SI FA LARGO, UNA RAPPRESENTAZIONE DI UNA CERTA IRREGOLARITA'ED INQUIETUDINE, per arrivare ad esempio con "Bianca" (1984) al racconto cinematografico di un folle maniaco.

Ciò che interessa Nanni Moretti (e questo aspetto viene fuori con notevole forza proprio in "Sogni d'Oro") è proprio la critica sociale, la rappresentazione empatica e partecipe (ed in questo senso, altro che narcisismo!) di un personaggio IN LOTTA CONTRO UNA SOCIETA' CINICA, AMORALE, INVOLGARITA.

E proprio questo è il regista Michele Apicella (interpretato da Nanni Moretti, appunto) un uomo, prima ancora che un'artista in lotta con il mondo. "Sogni d'Oro" secondo me non è un film derivativo di "Otto e Mezzo" (1963) di Federico Fellini, la figura del regista cinematografico in crisi che non riesce a concludere il proprio progetto non assume quel ruolo che assume invece nel film di Fellini, sembra quasi un punto d'appoggio per Nanni Moretti, per scagliarsi con più forza contro storture sociali e miti dell'apparenza.

Film, "Sogni d'oro" che preannuncia criticamente l'avvento delle televisioni commerciali e della mercificazione incipiente, ma anche film oscuro, dai toni gotteschi e surreali, come a voler RENDERE MEGLIO LO SCARTO RISPETTO ALLA REGOLA, LA RESA VISIVA DI NUOVE IPOTESI DI REALTA', LA RAFFIGURAZIONE DELL'INTERIORITA' E DELL'INCONSCIO, DELLA MEMORIA, DEL SOGNO (O DELL'INCUBO) RISPETTO ALLA REGOLA DI UNA REALTA' SOCIALE ORRIBILE.

Credo che insieme a "Bianca", "Sogni d'Oro" sia il film più feroce di Nanni Moretti. Sono d'accordo con chi ha scritto che siamo alle prese con il film più complesso di Nanni Moretti anche per la sua struttura narrativa non tradizionale (ecco, da questo punto di vista come scrssi già nel mio articolo su "La Messa è Finita" linkato sopra è proprio con quest'ultimo film che la narrazione morettiana incomincia ad "appianarsi) anche se poi si rifarà più ardua o insolita in "Palombella Rossa", che rimane comunque più un picco isolato.prima della lunga serie di film più "piani" e distesi.

Nanni Moretti è un autore cinematografico più articolato e complesso di come lo vorrebbe una vulgata di puro e semplice "regista di sinistra, generazionale, autobiografico" etc. Il suo cinema sopratutto i suoi primi film avevano lunghe radici nel Nuovo Cinema degli anni Sessanta (italiano )ed egli si spira molto ad autori come Marco Ferreri, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio.

La presenza ideale di Bellocchio mi colpisce molto, sia per la struttura narrativa complessa che "Sogni d'Oro" possiede sia per la rappresentazione di intricati rapporti familiari (pensiamo al rapporto con la madre, in questo film, ad esempio).

Quindi, direi che "Sogni d'Oro" è piuttosto un film-cerniera fra la fase più propriamente generazionale (questa sì, anche se in un modo del tutto personale ed assolutamente non semplicistica" del 1976-1978, quella di "Io sono un Autarchico" ed "Ecce Bombo" (1978), tanto per intenderci e l'incubo di "Bianca" anche se come ho spiegato "Sogni d'Oro" propende ormai quasi del tutto verso quelle che saranno le modalità cinematografiche e rappresentative di "Bianca".

I sogni d'oro del film sono invero degli incubi, e l'ultima scena di "Sogni d'Oro" quella di Michele Apicella trasformato in licantropo che insegue Silvia (Laura Morante" preannuncia già "Bianca".

"Sogni d'Oro" per le caratteristiche da me descritte è un film che merita un'attenta e spregiudicata visione ed un approccio spettatoriale libero dai condizionamenti di una certa critica.

bottom of page