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LA VIA LATTEA (1969)


"La Via Lattea" uscito il 28 Febbraio 1969 appartiene all'ultimo periodo dell'opera filmografica di Luis Bunuel (1900-1983), vero e proprio simbolo del Cinema Surrealista.

Film sulla religione, "La Via Lattea", film dalla struttura narrativa assai semplice, addirittura esile, vale a dire due persone (un anziano e un giovane) che compiono il pellegrinaggio a Santiago de Compostela), ma il tutto viene inframezzato da accensioni surreali ed oniriche, da inserti non lineari, da "episodi" narrativamente slegati ma legati dal punto di vista del senso, in quanto il film narra la storia delle eresie e delle ipocrisie della Chiesa Cattolica.

Anche in questo senso questo film è molto emblematico dello spirito surrealista e della lotta che il surrealismo da sempre intraprese contro i puntelli della società borghese fra cui chiesa, esercito, famiglia.

Il film è surrealista anche nella sua struttura, dal punto di vista formale e stilistico proprio nella sua rottura della linearità narrativa, in questo film Bunuel più che mai sembra voler creare degli episodi (solo apparentemente) autonomi, dei QUADRI CINEMATOGRAFICI PORTATORI DI SENSO, riconducibili tutti all'assunto critico- eversivo di base.

La chiesa, in questo film è vista come pura e semplice struttura di potere e non assistiamo a nessuna visione consolatoria della società borghese, tutt'altro.

Si potrebbe suddividere l'opera filmografica di Bunuel (/1929-1977) grosso modo in tre fasi: la primissima fase (1929-1932) in cui il Surrealismo è più evidente e marcato, completamente a-logico ed anti-narrativo, poi la fase messicana (1946-1960) in cui, nei casi migliori assistiamo quasi ad una commistione di realismo e surrealismo, di un realismo dai tratti onirici e penso sopratutto al bellissimo "Los Olvidados", del 1950 e poi l'ultima fase, dai primi anni Sessanta al 1977 in cui il SURREALISMO SI INCASTRA IN UNA STRUTTURA NARRATIVA FINO A FARLA DEFLAGRARE, ASSISTIAMO DUNQUE ALLA NARRATIVIZZAZIONE DEL SURREALISMO IN MODO DICOTOMICO ED OPPOSITIVO; ecco uno dei più bei esempi di questo è proprio costituito da "La Via Lattea" ed alla sua narrazione non narrativa, usiamo questo apparente paradosso per far passare il concetto.

Altra caratteristica importante del film è la variazione temporale, i due pellegrini sembrano attraversare le epoche, con i loro incontri, vi è quindi una inedita unione di Spazio e Tempo, il movimento attraverso lo Spazio si fa anche movimento attraverso il Tempo.

Quindi gli stessi parametri, le stesse (kantianamente) forme a priori della sensibilità vengono da Bunuel trasformate.

Un elemento che mi ha sempre molto colpito di questo film è la stessa rappresentazione di Gesù, un Gesù "quotidiano", molto "umano" e di conseguenza del tutto anti-iconografico.

La ribellione di Bunuel passa anche attraverso questo, una demitizzazione (proprio in senso alto e filosofico) non come semplice operazione "abbassante" della figura di Cristo, e proprio così muoversi in controtendenza rispetto ai dettami della chiesa.

Da molti è stata messa in luce la struttura circolare del film, nel senso cioè che si ripropongono sempre gli stessi problemi di ordine teologico e filosofico, quasi come a voler, affermo io, mostrare la circolarità ed il carattere asfittico della società borghese e delle sue sovrastrutture (in questo caso un certo tipo di disquisizioni teologiche).

Teniamo presente che Bunuel, da vero surrealista aveva alle spalle una formazione filosofica materialista e con importanti letture di Feuerbach e di Marx, fra gli altri.

Il film, alla fine rappresenta il fanatismo sotteso alla società borghese, il fanatismo sotteso alla religione e alle istituzioni che sulla religione si reggono. Luis Bunuel fin dalla fine degli anni Venti è sempre rimasto coerente nella sua rappresentazione critica di alcune istituzioni e di un certo tipo di società.

Le stesse eresie sono viste come un campo di battaglia, l'eresia stessa, anzi, figlia del libero pensiero si fa essa stessa feticcio di fanatismo. Anche in questo risiede l'immenso valore critico del film.

Quindi, per tutti i motivi esposti sopra, si potrebbe considerare "La Via Lattea" davvero uno dei film dall'attitudine critica e demistificatrice più forte, un film, fra le altre cose, che bene si inserisce anche in un certo spirito "protestatario" di fine anni Sessanta.

La sua stessa struttura narrativa non lineare è un valore critico aggiunto, almeno in questo caso, proprio perchè serve non tanto a "scioccare" per così dire, ma per giungere ad una forma di straniamento, nello spettatore, di STRANIAMENTO CRITICO.

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