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RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A RITROVARE L'AMICO MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO IN AFRICA? (1968)


"Riusciranno i Nostri Eroi a Ritrovare l'Amico Misteriosamente Scomparso in Africa" del regista Ettore Scola (1931-2016) uscito il 19 Dicembre 1968, è, molto probabilmente uno dei film della Commedia all'Italiana più originali e insoliti mai realizzati.

Un film apparentemente scanzonato (ma quanti film della Commedia all'Italiana, a ben vedere, erano così?) e che cela un senso più profondo e che presenta radici articolate.

Alberto Sordi, ricco editore romano annoiato, decide di partire accompagnato dal suo dipendente interpretato da Bernard Blier alla volta dell'Angola alla ricerca del cognato colà scomparso (Nino Manfredi), il quale dopo varie peripezie scopriranno essere diventato una sorta di capo-tribù, l'editore ed il ragioniere ripartiranno per l'Italia senza il cognato, il quale alla fine decide di rimanere con la propria tribù.

La trama è molto semplice, lineare, si snoda attraverso una serie di avventure, peripezie, traversie, ed è, a mio avviso un film che si muove su due piani: il piano che ha a che vedere con le fonti letterarie, ed il piano sociologico, per così dire (ma d'altro canto la Commedia all'Italiana, fin dai primordi, fin dal 1958 de "I Soliti Ignoti" è sempre stata attenta ai fenomeni sociali e di costume), quindi è un film che rimanda allo Zeitgeist dell'epoca, della fine degli anni Sessanta e di tutte le pulsioni liberatorie.

Le fonti letterarie del film, a cui Scola fa riferimento sono abbastanza riconoscibili a cominciare da "Cuore di Tenebra" di Joseph Conrad per arrivare ai più evidenti rimandi alla letteratura di Salgari (il lato più propriamente avventuroso).

Il romanzo di Conrad, secondo me, è davvero un riferimento costante di Ettore Scola per la realizzazione di questo film, proprio nel suo significato anti-colonialista.

Ora, in questo film è sicuramente presente un afflato progressista, ma è presente, molto significativamente UN'IRONIA DISSACRANTE RIVOLTA ALLA BORGHESIA, il protagonista interpretato da Alberto Sordi, pur risultando un personaggio divertente, risulta essere alla fine UN SIMBOLO DI ALIENAZIONE CULTURALE E SOCIALE.

Il valore critico e demistificatore di questo film è indubbio, e proprio in questo senso il film si inserisce bene in tutto un cinema italiano di fine anni Sessanta-inizio anni Settanta (molto spesso non Commedia all'Italiana, il quale magari con quest'ultima mantiene soltanto alcuni legami, e mi viene a mente il nome di Elio Petri), ad ogni modo il protagonista del film, è a suo modo un "alienato", un personaggio che avverte il vuoto della vita borghese e che da quella vita vuole evadere, e fin qui tutto abbastanza semplice.

Tutto diventa più complesso, però, dal momento in cui il protagonista torna, anche se mestamente, a casa, nel suo comfort borghese ed al suo lavoro, insomma alla sua vita che tanto dice di disprezzare (e che in parte davvero disprezza). Siamo alle prese con un personaggio il quale HA REIFICATO E FETICIZZATO IL TERZO MONDO, VISTO CON IL FILTRO DI UN SEMPLIFICATO ESOTISMO. Il carattere alienato risiede proprio in questo; il borghese rimane borghese, il borghese si muove costantemente all'interno del proprio perimetro DI INAUTENTICITA' BASATA SULLA REIFICAZIONE DELL'ALTRO (I POPOLI OPPRESSI) DELLA RICERCA, DEL VIAGGIO.

In questo risiede il valore critico di questo film, al di là dei più ovvi rimandi alle tipiche pulsioni libertarie dell'epoca.

In questo senso rientra bene anche il sostrato anti-colonialista "conradiano", ed in più il film, è anche non dimentichiamolo un omaggio sentito da parte di Ettore Scola a quella letteratura magari semplice, ma affascinante ed entusiasmante come quella salgariana.

Molto giustamente è stato anche evidenziato di come in questo film il tipico personaggio interpretato da Alberto Sordi si fa più complesso, sfumato, contraddittorio, ambiguo; basti pensare che ancora in molta (ottima) Commedia all'Italiana di fine anni Sessanta (e penso sopratutto a "Il Medico della Mutua", sempre del 1968, di Luigi Zampa il personaggi di Sordi è più unidimensionale nel suo opportunismo.

Certo, adesso sto semplificando, ci sono stati film già prima di questo in cui il personaggio di Sordi si arricchiva di aspetti più complessi, ma grosso modo questo film di Scola mette a punto un nuovo orientamento nella costruzione del personaggio.

Spero di essere stato chiaro nel tentativo di spiegare quelle che secondo me sono le coordinate che rendono questo film, un film molto più complesso e stratificato proprio nel suo valore critico e demistificatore.

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