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LA SPOSA IN NERO (1968)


"La Sposa in Nero" film del regista francese Francois Truffaut (1932-1984), uscito il 22 Marzo 1968 è, a mio avviso una delle opere cinematografiche più importanti e significative sia della Nouvelle Vague che dello stesso Truffaut.

Una grande Jeanne Moreau nelle vesti di una Dea della Vendetta, una donna misteriosa che rintraccia gli assassini del marito (ucciso, comunque per sbaglio, proprio nel giorno del loro matrimonio, all''uscita dalla chiesa, dopo la funzione).

I cinque uomini, colpevoli del delitto, rappresentano varie tipologie maschili, i quali, nel corso del film saranno tutti alle prese con la donna (senza conoscere la sua vera identità).

L'arma che la protagonista usa, sulle prime è quella seduttiva, proprio per attirarli in una trappola mortale. Quello che colpisce del film, ad ogni modo, è la LENTA ED INESORABILE RAFFIGURAZIONE DI UNA SPIRALE AMBIGUA DI VENDETTA, UN'OSSESSIONE MORTALE FIGLIA DELL'AMORE.

Molto bello anche gli schizzi della provincia francese (in questo senso un po' come nel cinema di Chabrol) anche se in "La Sposa in Nero" vediamo rappresentata una provincia francese quasi rarefatta, ai limiti della dimensione onirica, intrisa di mistero, morte, ossessione.

Penso sopratutto al palazzo bianco di Cannes, a certi scorci dei dintorni di Parigi, alla stazione ferroviaria delle scene di apertura.

I richiami al cinema di Alfred Hitchcock sono numerosi, a cominciare proprio dalla protagonista ripresa di spalle alla stazione, con le valigie in mano, la stessa inquadratura la possiamo ritrovare in "Marnie" (1964) di Alfred Hitchcock,

La stessa colonna sonora (curata da Bernard Herrmann) rimanda proprio al cinema hitchcockiano, alle sue atmosfere, e "La Sposa in Nero" è, secondo, prima di tutto un film di atmosfera.

Qualcosa di inquietante, teso, e vagamente onirico attraversa l'intero film. La protagonista funziona anche da SIMBOLO DELL'0AMBIVALENZA DEL FEMMINILE, una sorta di Dea dell'Amore e di Dea della Vendetta, dal fascino misterioso, l'abbigliamento che indossa durante l'intero film è, guarda caso, sia bianco che nero.

La protagonista è un simbolo della polarità, di Vita e i Morte. Truffaut è stato uno dei grandi autori cinematografici che meglio è riuscito a rappresentare la complessità del Femminile.

C'è da dire, inoltre, che di questo film Truffaut non era soddisfatto, ma ripeto lo considero un film davvero notevole e molto significativo all'interno del panorama del cinema francese di fine anni Sessanta.

Io affermo che la stessa interpretazione di Jeanne Moreau è immensa e concorre a donare al film ambiguità e complessità, inoltre, il critico cinematografico americano Roger Ebert molto giustamente affermò che in questo film avviene una sorta di unione fra il Cinema Classico Americano (attraverso Hitchcock) e la Nouvelle Vague francese.

Io penso che "La Sposa in Nero" sia anche un film di contrasto, di polarità multiple, ad incastro: polarità del Femminile, ma anche polarità (o forse sarebbe meglio dire polarizzazione) del Femminile e del Maschile, siamo alle prese con una rappresentazione icastica e drammatizzata della "guerra tra i sessi".

Da qualche parte si è scritto che la protagonista assume una funzione mitologica, e questo mi trova d'accordo (infatti mi vengono alla mente proprio le scene fra la donna ed il pittore ed il ritratto che le fa, nelle vesti di Diana Cacciatrice).

Il film VA OLTRE, SCONFINA NEGLI SPAZI ONIRICI E ARCHETIPICI.

Ed è vero che siamo alle prese con una realtà svincolata dai lacci restrittivi della civiltà, ci muoviamo in una dimensione di libera pulsionalità, in cui l'Es si sprigiona, in cui si sprigionano pulsioni vendicative e di morte.

La protagonista assurge quasi ad artista del delitto, considerando che ognuno dei cinque uomini viene ucciso con modalità diverse, tutte ricercate, comunque, e certamente nel corso del film la protagonista emana sempre di più un'aura inquietante e raggelante (una certa emotività trapela solo nel rapporto che instaura con il pittore).

Ella, in qualche modo è davvero una sfinge, impenetrabile ed enigmatica, una Sfinge Mortale.

Ecco, io credo che proprio su queste basi il film vada assolutamente riscoperto e rivalutato (anche se in buona parte già si è fatto) proprio per tutte le caratteristiche da me citate sopra.

Un film, fra l'altro profondamente cinefilo (ma questo è abbastanza naturale per Truffaut) un film che comunica costantemente con alcune fonti cinematografiche, con il grande cinema di Alfred Hitchcock, prima di tutto.

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