PERSONA (1966)
Una relazione fra due donne su un'isola deserta al largo della costa svedese, una delle due donne, un'attrice la quale ha trascorso un certo periodo di tempo in un ospedale psichiatrico a seguito di una grave crisi personale ha scelto volontariamente di non parlare più, l'altra, una giovane infermiera che cerca di "guarirla", fino a che si instaura un complesso ed enigmatico rapporto fra le due giovani donne, per giungere ad una quasi totale identificazione e sovrapposizione di identità.
"Persona" di Ingmar Bergman (1918-2007), uscito il 18 Ottobre 1966 è sicuramente l'opera più complessa e sperimentale del Maestro Svedese e il film maggiormente intessuto di quelle problematiche esistenziali e di quelle difficoltà relazionali che così tanto simboleggiano il suo cinema.
Film essenziale nella su resa espressiva, tanto più cinematografico quanto più apparentemente "teatrale", la CINEMATOGRAFICITA' DEL FILM INTANTO RISIEDE PROPRIO NELL'USO INSISTITO DEL PRIMO PIANO; già i primi teorici del cinema avevano ravvisato nel Primo Piano una delle tecniche prettamente "cinematografiche" e che differenziava la Settima Arte dal Teatro.
In "Persona" l'uso insistito del Primo Piano svolge proprio la funzione di scavo psicologico, di più, di scavo dell'anima. Ma il tutto è molto problematico, se solo pensiamo allo stesso titolo del film, "Persona", appunto che in latino significa "maschera".
"Persona" è forse uno dei primissimi film dell'intera Storia del Cinema a problematizzare in modo così radicale la questione dell'identità. sovrapponendo alla dimensione narrativa dell'identita una dimensione immaginifica legata all'Inconscio, IN QUESTO FILM REALE ED IMMAGINARIO SI SOVRAPPONGONO CONTINUAMENTE, VI SONO CONTINUE INTERFERENZE DELL'INCONSCIO NELLA VITA "QUOTIDIANA".
Tutto questo concorre a rendere "Persona" un oggetto filmico complesso, enigmatico, sfuggente. In più siamo alle prese con un film sul Cinema, in una certa misura, un film che ci rimanda continuamente al senso del Cinema, alle sue potenzialità, alla sua forza creativa, pensiamo all'immagine della pellicola bruciata; un film che rilancia in modo meta-cinematografico un possibile avanzamento del Cinema, una sua morte-rinascita, rinascita incarnata da questo stesso film del 1966, quelle immagini sono anche un modo per ricordarci che siamo alle prese con un Film, con un'OPERA CINEMATOGRAFICAMENTE COSTRUITA.
C'è da dire anche che il film è cupo, tetro, e profondamente pessimista, lo stesso concetto (pregnante in Bergman) di "incomunicabilità" raggiunge in "Persona"l'acme, le stesse relazioni inter-personali vengono dissezionate in modo netto e preciso e se ne svela anche l'aspetto subdolo e negativo.
Quindi, la freddezza documentaristica del film è funzionale proprio a tutto il suo discorso, con "Persona" Bergman compie una fredda e clinica operazione di analisi critica, senza abbellimenti, infingimenti o possibili "romanticizzazioni".
Il film ci svela un dramma interiore dei personaggi, il quale, comunque, viene piuttosto suggerito (svelato in tutto il suo mistero, quindi) e tale dramma fa da collante alla relazione fra le due protagoniste femminili del film (impersonate, ricordiamolo, da Liv Ullmann nella parte dell'attrice "muta" e da Bibi Andersson nella parte della giovane infermiera) dramma interiore, tra l'altro, che intesse le relazioni inter-personali di caratteri ambigui e sfuggenti, in questo aspetto vi è la radice di una frammentazione dell'identità, di una sua sovrapposizione, di un approdare quasi sui lidi dell'identità multipla.
Una nota sul"mutismo": in "Persona" il mutismo (ricercato e voluto, non naturale) sembra suggerire una regressione a stati arcaici della psiche, ma anche una chiusura narcisista di alcune parti dell'Io, un implicito rifiuto del Logos (proprio nel suo significato di Ragione Discorsiva).
Ed ecco che la relazione fra le due donne nasce proprio da tutti questi aspetti paradossali.
E scrive bene chi ha scritto che siamo alle prese con questo film di un viaggio all'interno dell'Inconscio Femminile, e poi, d'altro canto, Bergman (in questo senso un po' come Antonioni) è sempre stato un regista attento all'universo femminile.
Come scrivevo sopra, con "Persona" Bergman cerca di superare i limiti della rappresentazione cinematografica, quindi io credo che con questo film del 1966 il regista svedese si potrebbe allineare a tutto quel cinema che io ho avuto modo di definire come Cinema del Superamento dei Limiti (lo stesso Kubrick, talvolta, ad esempio) ma sopratutto al Cinema dell'Identità Multipla (David Cronenberg, David Lynch), in questo film Bergman DINAMIZZA LA NOZIONE DI IDENTITA', NE INCRESPA LA SUPERFICIE, LA "TURBA".
Altro aspetto del film è proprio il suo contenuto filosofico (ma questa è comunque una caratteristica di moltissimo, se non di tutto il cinema bergmaniano) i suoi richiami magari cifrati, magari criptici e non sempre manifesti alla grande tradizione esistenzialista scandinava e nella fattispecie al filosofo danese Soren Kiekegaard (più che esistenzialista sarebbe giusto definirlo proto-esistenzialista o pre-esistenzialista) proprio nelle tematiche ben presenti in "Persona" dell'angoscia e della disperazione.
Caratteri che concorrono nel fare di "Persona" uno dei film più magnetici di tutta la Storia del Cinema.