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LILITH (1964)


"Lilith" presentato in anteprima al Festival di New York il 19 Settembre 1964 è l'ultimo film del regista Robert Rossen (1908-1966). Ho già trattato di questo regista, in particolare di un suo film del 1947, qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2019/04/01/ANIMA-E-CORPO-1947. "Lilith" è davvero il testamento cinematografico e spirituale di Robert Rossen, il suo film più enigmatico e fascinoso.

Come ho già scritto nell'articolo su "Anima e Corpo" Robert Rossen è non solo uno dei grandi artefici del Film Gris (una tendenza del Film Noir" e quindi regista interessato a problematiche sociali, ma anche un'analista dell'animo umano, un CANTORE DEL DISAGIO.

In questo senso, un film come "Lilith" assume tutta la sua rilevanza culturale. Film ambientato in una casa di cura con al centro una giovane paziente dal fascino misterioso, Lilith, appunto (interpretata da Jean Seberg) che esercita una notevole attrazione sia sul personaggio interpretato da Warren Beatty (un giovane con alle spalle un passato oscuro, proprio come Lilith e che lavora nella casa di cura come infermiere) sia su uno dei giovani pazienti (ruolo rivestito da Peter Fonda)siamo alle prese con un' opera cinematografica che bene raffigura non solo il disagio giovanile, ma la sofferenza mentale, la schizofrenia, l'incesto, il suicidio.

La casa di cura si fa MICROCOSMO DELL'IRREGOLARITA' E DELLA SOFFERENZA, in questo senso "Lilith" preannuncia in qualche modo lo spirito della New Hollywood (la quale, ricordiamolo, nascerà di lì a qualche anno, nel 1967), del resto nel film compaiono alcuni volti di quella che sarà la New Hollywood: Warren Beatty, appunto ("Bonnie and Clyde" del 1967 vero e proprio primo film della New Hollywood) e lo stesso Peter Fonda ("Easy Rider" del 1969) vera e propria icona della Controcultura.

Nel film è presente un notevole scavo psicologico dei personaggi un ADDENTRARSI NEI MEANDRI DELLA PSICHE, DEL PASSATO DOLOROSO; ma non solo, a mio avviso è presente nel film UNA VALORIZZAZIONE DELLA MARGINALITA' PSICHICA E SOCIALE, questo il valore "politico" dirompente di "Lilith" e che preannuncia davvero temi e atmosfere della New Hollywood.

Effettivamente molto cinema americano di metà anni Sessanta è stato, potrei dire, un cinema propedeutico a quello della New Hollywood.

Ma anche film come percorso all'interno delle zone oscure della psiche (le quali, in qualche modo vengono riabilitate, appunto, comunque valorizzate) e dai tratti immaginifici, onirici, "surreali".

Proprio per questi motivi ho definito "Lilith" in apertura di questo articolo un film enigmatico, misterioso, sfuggente. Il personaggio femminile del film è un catalizzatore di desideri liberati (e prima inespressi), una donna-pulsione, lo scarto rispetto alla regola, il sogno, ma anche l'incubo, la morte, la distruzione.

In "Lilith", quindi Rossen recupera l'archetipo femminile, la donna come essere misterioso ed ambivalente. Ed è giusto quello che è già stato evidenziato riguardo al film: sottesa all'intera vicenda vi è la ricerca della felicità, di una felicità "alternativa", più autentica ed intensa.

Ma "Lilith" oltre a preannunciare la New Hollywood è anche un film allineato a quelli che sono alcuni parametri del Nuovo Cinema degli anni Sessanta e più in generale con il Cinema Modernista (o Moderno che dir si voglia) proprio nel far compenetrare i piani temporali, in questo film il PASSATO VIVE CONTINUAMENTE NEL PRESENTE, ASSISTIAMO DUNQUE AD UNA TEMPORALITA' ALTERNATIVA A QUELLA ESISTENTE NELLA VITA QUOTIDIANA, anche se in un modo molto sottile, non evidente.

Gilles Deleuze avrebbe parlato di punte di presente e falde di passato.

"Lilith" è un film che si muove in direzione contraria all'apparenza sociale, film che CONTINUAMENTE RENDE ESTERNA LA DIMENSIONE INTERIORE DEI PERSONAGGI, il passato si potrebbe anche configurare come dimensione totalizzante dell'interiorità sofferente dei personaggi del film.

Ma siamo alle prese anche con un film sostanzialmente cupo, pessimista, funereo. Non vi è utopia in "Lilith", quanto piuttosto furore eversvo e "contro-culturale" e questo colpisce in un regista come Robert Rossen (già nella lista nera ai tempi del Maccartismo, e simpatizzante comunista negli anni Quaranta, ed anche per questo aspetto rimando al mio articolo su "Anima e Corpo").

Proprio come Lilith il personaggio il film "Lilith" è AMBIVALENTE: pessimismo ed incubo convivono con slanci liberatori ed eversivi; assistiamo in questo senso ad una vera e propria RESA PARALLELA, DI SENSO, DI PERSONAGGIO-PROTAGONISTA E FILM, FILM COME PERSONAGGIO, QUINDI, COME ESSERE VIVENTE.

"Lilith", ovvero: del fascino dell'ambiguità.

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