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BIGGER THAN LIFE (1956)


Dopo il mio articolo su "Johnny Guitar" (1954), qui il link: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2019/04/12/JOHNNY-GUITAR-1954 torno al cinema di Nicholas Ray (1911-1979),questa volta con il film "Bigger Than Life", uscito il 2 Agosto 1956, a mio avviso il punto più alto della carriera cinematografica del regista americano.

Film sulla piccola borghesia americana della metà degli anni Cinquanta la quale conduce un'esistenza apparentemente tranquilla, in realtà attraversata da pulsioni segrete, tacita violenza, piccoli orrori quotidiani.

Per una grave forma di artrite, un insegnante (sposato con figlio) inizia ad assumere un cortisone (conservato dietro lo specchio, da qui il titolo con cui il film fu distribuito in Italia) che se gli doneranno un cerrto apparente benessere genereranno in lui anche ossessioni e pulsioni nascoste fino ad incrinare quasi irrimediabilmente quelli che sono gli equilibri familiari.

Film sull'APPARENTE BENESSERE, DUNQUE, SUL RAPPORTO FRA APPARENZA E REALTA', SUL RITORNO DEL RIMOSSO, SUI SUBURBIA. Ecco, io credo che non bisogna assolutamente sottovalutare l'elemento suburbano in molto cinema americano, sia ad esempio in questi melodrammi di metà anni Cinquanta (questo film di Nicholas Ray, ma anche i film più importanti di Douglas Sirk) per arrivare su su fino al New Horror degli anni Settanta-Ottanta ("Halloween" di John Carpenter del 1978) oppure "A Nightmare on Elm Street" (1984) di Wes Craven a cui ho dedicato un articolo: https://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2016/12/23/A-NIGHTMARE-ON-ELM-STREET-1984.

Nel film non vi è niente di forzato o arbitrario (come fu scritto da parte di certa critica cinematografica italiana) l'uso dei medicinali non funge altro che da CATALIZZATORE E RIVELATORE DEL RIMOSSO, DI PULSIONI SEGRETE ED INCONFESSABILI, DI FOLLIA LATENTE, proprio in questo giace l'aspetto problematizzante ed inquietante del film.

Sopratutto il melodramma americano di metà anni Cinquanta era aduso a questa pratica, a suggerire e ad accennare, a suscitare dubbi nello spettatore ad otrepassare le apparenze.

L'uso dei medicinali in questo film, quindi, hanno solo la funzione di pretesto, il protagonista (interpretato da James Mason) non impazzisce, ma SVELA ALCUNI TRATTI CARATTERIALI NASCOSTI.

Aspetto interessante del film è proprio la sottesa (nemmeno tanto, anzi progressivamente sempre più manifestata) megalomania del protagonista insieme a tendenze autoritarie visibili sin dall'inizio del film (pensiamo alla scena del discorso tenuto a scuola).

Il sottotesto politico-sociale è indubbio così come la critica che Nicholas Ray muove alla famiglia tradizionale (da un'altra angolazione questo lo aveva già fatto nel film dell'anno precedente "Rebel Without a Cause" con protagonista James Dean).

Certo, si potrebbe aggiungere a quello che ho scritto anche un certo intento moralizzatore del film, un ammonimento all'uso, specie prolungato, di alcuni medicinali.

In " Bigger Than Life" IL SOGNO AMERICANO SI ROVESCIA IN UN INCUBO AMERICANO, l'orrore nascosto della vita familiare dietro l'apparenza spensierata dell'America di Eisenhower.

Il film si avvale di una grande fotografia e di un grande formato (Cinemascope) già elogiato dalla giovane critica francese di quegli anni (Godard e Truffaut su tutti) e di un grande uso del colore (questo è un tratto tipico di molto cinema di Nicholas Ray).

Vi è anche un uso ampio del Primo Piano che stringe sul volto del protagonista quasi a volerne analizzare la megalomania e il delirio

Rispetto a quello che ho scritto sopra, io sono d'accordo con tutta quella parte della critica, dunque, la quale non ha assolutamente sminuito il film e ne ha compreso appieno la portata critica, sottilmente eversiva, e che ha scritto pagine di acuta analisi riguardo a "Bigger Than Life"; da più parti è stato evidenziato come il film sia anche una critica al consumismo (io aggiungerei alla società massificata, all'annullamento dell 'individualità), alla struttura familiare dominata dal modello maschile (ed infatti nel film si soottolinea spesso la presenza ingombrante della figura paterna e maschile, ai danni della moglie e del figlio) .

Per tutti gli aspetti da me evidenziati è giusto riconoscere questo film come una delle opere cinematografiche più SOTTILMENTE INQUIETANTI DEL CINEMA AMERICANO DEGLI ANNI CINQUANTA (E NON SOLO), UN FILM DALLE VENATURE NEO-ESPRESSIONISTE, UN FILM CHE VIVE DI ATMOSFERA E COSTRUITO MEDIANTE UN USO ACCESO E SATURO DEL COLORE, COSì COME SULL'INGIGANTIMENTO DELL'OMBRA (RICHIAMO JUNGHIANO?) DEL PROTAGONISTA PROIETTATA SULLE MURA DOMESTICHE.

La forma, lo stile, in "Bigger Than Life" si fanno portatori di una visione critica e problematizzante di un'esistenza piccolo borghese apparentemenet sana e tranquilla.

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