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IL CINEMA DI JEAN RENOIR DEGLI ANNI TRENTA: UN EXCURSUS


Jean Renoir (1894-1979), non c'è bisogno di dirlo, è stato uno dei più grandi registi cinematografici di sempre. Figlio d'arte (il padre era Pierre Auguste Renoir, fra i più importanti pittori impressionisti) si appassiona ben presto al cinema, e già nei primi anni Venti compie le sue prime sperimentazioni cinematografiche.

In questo articolo mi soffermo sugli anni Trenta, probabilmente il decennio che rappresenta l'acme creativa di Renoir e tratterò di quattro film: il primo è "Boudu Salvato dalle Acque", uscito l'11 Novembre 1932 è secondo me uno dei film più belli di Renoir, una corrosiva commedia anti-borghese, film in cui è ben presente l'acqua (uno dei topoi del cinema di Renoir), luogo sia di vita che di morte, in cui il senzatetto Boudu (poi salvato da un ricco borghese che lo porta nella propria casa) ricerca proprio la morte, ma proprio attraverso l'acqua Boudu riconquista la propria libertà, SALVATO DALLE ACQUE ASSUME QUINDI TUTTA LA SUA PROLIFICA AMBIGUITA'. In questo film già vi sono tracce (a dir poco tracce) dello slancio eversivo e libertario del cinema di Jean Renoir ed al suo afflato profondamente umanistico.

Vi è in "Boudu Salvato dalle Acque" un amore per la Natura, vista come libera dimensione edenica. Certo, in questo film la dimensione politica del cinema di Renoir non è ancora del tutto evidente.

In questa mia panoramica tralascio film molto importanti degli anni Trenta, fra cui l'immenso "Toni", del 1935, o "Il Delitto del Signor Lange", sempre del 1935, e sopratutto "La Regola del Gioco", del 1939, probabilmente il capolavoro assoluto di Jean Renoir, per soffermarmi invece su "Les Bas Fonds" uscito l'11 Dicembre 1936, film che vede protagonista Jean Gabin, un ladro che vive in un dormitorio. L'ambientazione nel dormitorio assume una notevole importanza (sorta di microcosmo sociale), anche se molte scene del film sono girate anche in esterni.

Le stesse riprese in esterni sono lì a testimoniare l'attitudine realistica del cinema di Renoir, e "Les Bas Fonds" vive proprio di questa POLARITA' INTERNI/ESTERNI.

Inoltre il film rimanda per alcuni versi ad atmosfere russo-sovietiche (teniamo presente che è tratto dal romanzo "I BASSIFONDI" di Maksim Gor'kij, libro da cui poi nel 1957 trarrà un film anche Akira Kurosawa), notevole importanza assume in questo film l'analisi di gesti e relazioni, sopratutto delle relazioni umane.

Vi sono dei rimandi anche al cinema di Charlie Chaplin, come è stato da più parti evidenziato e nella fattispecie al film "Tempi Moderni", sempre del 1936 (pensiamo al finale).

"La Grande Illusione", uscito il 4 Giugno 1937 è sicuramente fra i film più importanti di Jean Renoir e forse quello in cui tutto il suo afflato umanistico si rivela con maggiore forza.

Anche qui, a ben vedere assistiamo alla rappresentazione di RELAZIONI UMANE E SOCIALI ALL'INTERNO DI UN MICROCOSMO SOCIALE COME L'ESERCITO DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE.

Vi è una contrapposizione non tanto fra nazionalità, quanto piuttosto sociale, di classe, quindi sono presenti nel film convergenze e divergenze, simmetrie ed asimmetrie.

Anche in "La Grande Illusione" è presente una notevole dimensione realistica, come in molto cinema di Renoir e sopratutto sono presenti in questo film molte marcature stilistiche che rendono Jean Renoir uno dei più grandi registi cinematografici in assoluto: la cinepresa "si fa sentire", superando in tal modo i parametri del Cinema Classico (grande a sua volta, senza alcun dubbio) e un poì tutto il linguaggio classico viene infranto; ad esempio gli stessi raccordi di montaggio non sempre vengono rispettati.

Il finale del film, poi, è puro Renoir (la fuga dei soldati francesi per raggiungere la frontiera innevata), anche qui è presente un notevole empito libertario ed umanistico.

L'ultimo film di cui vorrei brevemente trattare è invece "La Bete Humaine" uscito il 23 Dicembre 1938 e tratto dal romanzo omonimo di Emile Zola. Un certo spirito naturalista soffia su tutto il film, così come una cupezza di fondo ed un senso di tragica fatalità, in questo senso, almeno in una certa misura questo film si potrebbe affiancare a tutta quella tendenza del cinema francese di metà-fine anni Trenta detta in modo suggestivo Realismo Poetico.

Lo stesso naturalismo zoliano era un tratto tipico di molto cinema francese degli anni Trenta, in più "La Bete Humaine" è un film che prefigura il Film Noir americano degli anni Quaranta e Cinquanta.

Vi è una disperante resa analitica della società, dell'abisso della psiche umana, di drammi umani e sociali, e quello che mi colpisce molto di questo film è l'attenzione prestata da parte di Renoir alla dimensione tecnologica, quasi un volersi soffermare sui macchinari, sul loro ritmo (e pensiamo anche alla soggettiva del treno in corsa, all'inizio del film).

Ecco, anche se in modo succinto spero di essere riuscito ad evidenziare alcuni tratti tipici di alcuni film (e quindi di un certo periodo della carriera) di uno dei più grandi autori cinematografici di sempre.

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