RABID (1977)
Del cinema del canadese David Cronenberg (1943) ho già trattato su questo mio blog, e nella fattispecie di un film come "La Mosca", qui il link: http://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2018/01/22/LA-MOSCA-1986 per chi fosse interessato.
"Rabid" uscito l'8 Aprile 1977 è il quarto lungometraggio cronenberghiano ed uno dei suoi film più cupi, più disperati e disperanti, film sul vampirismo come conseguenza di "folli" esperimenti scientifici, sul rischio di contagio, sulla messa in questione della stessa esistenza collettiva umana.
Film, sopratutto sulla TRASFORMAZIONE DEL CORPO, dal momento che quest'ultima caratteristica è un tratto fondamentale di pressochè tutto il cinema di Cronenberg
Per il ruolo della protagonista il regista desiderava Sissy Spacek, ma la produzione non era d'accordo, il regista optò dunque per Marilyn Chambers, attrice della scena Hard anni Settanta. Un'attrice "porno" la quale mostrò anche una certa capacità recitativa e della cui prova Cronenberg si ritenne soddisfatto.
Teniamo presente che il cinema pornografico degli anni Settanta, era in qualche modo un cinema "serio" e dai tratti anche autoriali, e non il cinema pornografico dei decenni seguenti.
Si trattava di un cinema underground, certamente erotico e spinto, ma attraversato da tematiche quali la SPERIMENTAZIONE DEL CORPO, LA CENTRALITA' DEL CORPO, e di questo Marilyn Chambers ne era un simbolo caratteristico e che bene si fonde con il cinema croneneberghiano (tra l'altro molto attento sia alle esperienza cinematografiche underground che di VideoArte legata alla Body Art).
"Rabid" è un film che mi ha sempre colpito, fin dalla prima volta che l'ho visto, per il nichilismo di fondo, la sua musica malinconica, la sua fotografia grigia e sporca che bene ritrae la città canadese di Montreal: gli appartamenti Saint Mathieu, la stazione della metropolitana di Cremazie, l'Ile des Soeurs.
Ma il tutto, ovviamente viene trasfgurato in un'ottica ed in un'atmosfera grigia, tetra, e sottilmente e progressivamente apocalittica. La rappresentazione di un'umanità regredita, in preda agli istinti più animaleschi, in cui si viene a creare un CORTOCIRCUITO IMPAZZITO FRA ESPERIMENTI MEDICO-SCIENTIFICI ED ISTINTI NATURALI.
Proprio in questo cortocircuito impazzito risiede il valore critico di "Rabid", valore critico-perturbante non solo di questo film del 1977, ma di tutto il cinema di David Cronenberg.
Il regista ebreo-canadese è uno sperimentatore di forme cinematografiche e della rappresentazione del corpo umano, delle sue mutazioni, del suo CARATTERE MUTANTE.
Cronenberg, che ha nei suoi trascorsi approfonditi studi di fisica e di medicina guarda in modo sconsolato alla scienza come possibile fattore di catastrofe, riattingendo a piene mani dall'archetipo dello "scienziato pazzo", da colui che pecca di hybris, che infrange le regole dell'esistenza umana (e penso non solo al personaggio del dottor Keloid in "Rabid", ma anche al dottor Hobbes in "Shivers" (1975), o al dottor Raglan in "Brood" (1979), ma si potrebbero fare altri esempi.
Il CORPO COME POSSIBILE FONTE DI PAURA, IL CORPO COME NEMICO, COME AGENTE PERTURBANTE, questo il carattere principale non solo di questo film, ma dell'intero cinema cronenberghiano.
Quello che impressiona in "Rabid" è anche la lucidità, l'estremo razionalismo, la logica scientifica che come conseguenza causano morte, epidemia, possibile "apocalisse" (penso sopratutto alla disperante scena finale, con la voce radiofonica fuori-campo che parla dell'epidemia imperante, e con i cadaveri come sacchi di immondizia, fino allo stupendo fermo-immagine).
Il fermo-immagine potrebbe sottolineare anche (oltre al significato di finale aperto) una situazione senza più una via di uscita, angosciante e mortale.
E' stato evidenziato da più parti di come in questo film il corpo sia rappresentato in forma melodrammatica e "sentimentalizzato", pensiamo solo al rapporto della protagonista con la sorella, per esempio.
Quasi a voler catalizzare la latente disperazione e in contrasto con la rappresentazione del cinico mondo medico-scientifico rafforzare anche la componente emotiva-sentimentale della pellicola, operazione che non ha niente di "facile" e ruffiano, ma c he si inserisce piuttosto in una seria operazione cinematografico-teorica.
In questo senso "Rabid" si configura come film di contrasti, film di contrasto.
"Rabid" è un film di contrasto, anche perchè attraversato da pulsioni utopiche e distopiche, il corpo è sia fonte perturbante di emozioni negative, sia anche, in nuce, dimensione potenzialmente trasformativa ed utopica, la MUTAZIONE DEL CORPO COME POSSIBILE NUOVO E SUPERIORE PASSAGGIO EVOLUTIVO.
Certo, questo in "Rabid" rimane l'altra ed evanescente possibilità, dal momento che il tutto assume una piega annichilente.
Queste caratteristiche fanno di "Rabid" un film molto interessante ed articolato.