TODO MODO (1976)
"Todo Modo", uscito il 30 Aprile 1976 è il penultimo film del regista italiano Elio Petri (1929-1982), il quale con questo film ci ha lasciato una delle opere cinematografiche più sottilmente inquietanti forse mai relizzate.
Intanto c'è da dire che il film è tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia (da i cui romanzi molte volte registi italiani ne trassero film, Elio Petri, appunto, Francesco Rosi, etc).
Ed il cinema di Elio Petri è (con tutte le differenze del caso) come quello di Francesco Rosi o in parte quello di Damiano Damiani un cinema sul Potere, cinema, in qualche modo militante, comunque cinema schierato, cinema marxista.
La cifra marxista è un dato ineliminabile di tutto il cinema di Elio Petri e "Todo Modo" ne costituisce un esemplare perfetto; si disse addirittura che il film fu realizzato e poi fatto uscire proprio a ridosso delle Elezioni Politiche del 20 Giugno 1976, film schierato a sinistra, film contro il potere democristiano, film contro il potere clericale.
Il ritiro spirituale che i politici democristiani compiono nell'eremo-albergo Zafer, anche per scampare ad una epidemia, esercizi praticati sotto la guida di Don Gaetano, prete corrotto (interpretato da Marcello Mastroianni, tali esercizi in verità celano ben poco di spirituale e molto di materiale, di intressi clientelari legati alle varie correnti di partito, in più una serie di misteriosi delitti all'interno di quella struttura rende il tutto ancora più cupo e drammatico.
La figura del Presidente (interpretato da Gian Maria Volontè) è ispirata a quella di Aldo Moro che morirà tragicamente di li a due anni.
Lo stesso Elio Petri in una intervista rilasciata nel 1979 a proposito di "Todo Modo" parlò di "farsa nerissima" ed in effetti non solo questo film, ma molti altri film di Petri risultano essere una sorta di farsa, comunque, un GROTTESCO DEL POTERE, una deformazione caricaturale e tragica del potere e dei suoi meccanismi.
Film, questo del 1976, sul Potere, ma anche sulla sete di potere, su divergenze "ideologiche" e di corrente e che in realtà fanno da paravento a ben più corposi interessi materiali, di controllo e di potere. In questo aspetto giace il carattere critico e demistificatorio del film.La fotografia cupa e livida (curata da Luigi Kuveiller) dona al film quell'atmosfera CUPA ED APOCALITTICA, QUASI DA FINE DEL MONDO O FORSE DA FINE DI UN'EPOCA.
Quello che ravvedo in "Todo Modo" è l'USO POLITICO DELLA FOTOGRAFIA, proprio nel senso cui ho accennato sopra. Ad ogni modo, il film fu accolto con freddezza alla sua uscita, se non in modo ostile.
Si tratta sicuramente di un film lento ed enigmatico, di un film che è anche un'ANALISI APPROFONDITA NON SOLO DI UN CERTO POTERE, MA DEL POTERE, in questo risiede la grandezza artistica di tutto il cinema di Elio Petri.
Vorrei sottolineare, nel caso ce ne fosse bisogno, che "Todo Modo" è un FILM, UN'OPERA CINEMATOGRAFICA, UN'OPERA ARTISTICA E COME TALE VA PRIMA DI TUTTO CONSIDERATA, un film dal forte significato politico (sua caratteristica comunque ineliminabile ed imprenscindibile, sicuramente) ma tale significato politico viene rimodulato e rappresentato secondo codici cinematografici ed estetici raffinati, a cominciare dall'uso della fotografia, oppure dalla stess SCELTA SCENOGRAFICA, dal tipo di recitazione ( e penso sopratutto alla bellissima interpretazione di Volntè, FARSESCAMENTE GROTTESCA).
Ad ogni modo il film non è solo un violento attacco al Potere, ma rappresenta anche una sorta di Metafisica del Potere, una sua disamina fredda, lucida e compartecipe al contempo.
Importante anche tutto l'ASPETTO VISIONARIO del film il suo rappresentare la realtà sociale e politica dell'Italia di metà anni Settanta rappresentando una realtà alternativa, semi-apocalittica, da incubo.
Quello che colpisce del film è anche l'aspetto CLAUSTROFOBICO, come se Petri avesse voluto sottolineare il NARCISISMO DEL POTERE, LA SUA CHIUSURA, IL SUO CARATTERE AUTO-REFERENZIALE.
Ecco, io credo che proprio per tutti gli aspetti da me citati in questo articolo è importante guardare un film come "Todo Modo" sia per il suo valore intrinsecamente cinematografico ed estetico sia per il suo dirompente carattere critico-politico.
Un film che ABBATTE LE BARRIERE DELLA REALTA' IMMEDIATA, CHE SFIDA IL SENSO COMUNE, UN FILM CHE VA OLTRE, SCONFINANDO IN TERRITORI IN UN CERTO SENSO INESPLORATI DELL'ORRORE DEL POTERE.
E proprio queste cose rendono "Todo Modo" un film unico.