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LA DAMA ROSSA UCCIDE SETTE VOLTE (1972)


"La Dama Rossa Uccide Sette Volte", diretto da Emilio Miraglia (1924) ed uscito il 18 Agosto 1972, è, per quanto mi riguarda uno dei più begli esempi del Cinema Italiano cosidetto "di genere". Lo stesso Miraglia lo si potrebbe definire un artigiano del cinema ed iniziò a lavorare nel cinema come assistente alla regia e tecnico di ripresa. Ha al suo attivo come regista cinematografico sei film usciti nel periodo 1967-1972 e di cui questo "La Dama Rossa Uccide Sette Volte" è l'ultimo.

I primi anni Settanta furono un periodo fertile per il Cinema di genere in Italia, una tendenza cinematografica troppe volte poco considerata o peggio disprezzata da buona parte della critica (spesso poco avveduta e conformista).

Eppure era una tendenza vitale che si muoveva su due piani paralleli (nei casi migliori, chè non tutto il Cinema di genere come vorrebbe una vulgata alla moda di oggi era da recuperare, guardare e studiare), vale a dire nella riproposizione di alcuni schemi narrativi ben consolidati e al contempo nella loro trasformazione dall'interno o in una ricerca formale molte volte frammentaria e spezzettata ma interessante e di indubbio fascino.

Questo film di Miraglia è un Thriller dalle venature Horror, dal momento che gli omicidi che avvengono hanno, alla fine, una spiegazione razionale e non soprannaturale, e che vede fra i personaggi volti molto noti del Cinema di genere italiano dei primi anni Settanta, a cominciare da Barbara Bouchet, per arrivare a Marina Malfatti e Marino Masè.

Film che, ad ogni modo, incrocia il Thriller all'Horror, ben girato, film che lascia trasparire un certo solido professionismo da parte del regista. In questo senso costituisce un film-riassunto di tutta una tendenza del Cinema di genere, un film che rimescola le carte.

In questo film Miraglia anticipa quello che farà poi Dario Argento cinque anni dopo con "Suspiria" (1977) vale a dire attingere ad ambientazioni ed atmosfere tedesche.

In "La Dama Rossa Uccide Sette Volte" per l'inquietante castello gotico (sede del mistero da cui originano i delitti) abbiamo il castello di Neuenstein ed il castello di Weikersheim, nel Baden-Wurttemberg, nella Germania Meridionale, oppure scorci della città di Wurzburg, in Franconia, etc.

Tale IMMAGINARIO MITTELEUROPEO SI FA CATALIZZATORE DI TENDENZE ORROORIFICHE E PERTURBANTI, LE LOCATIONS TEDESCHE SONO USATE IN MODO CREATIVO ED ARMONICO ATTE A CREARE UNA CETA ATMOSFERA CHE ATTRAVERSA L'INTERO FILM.

Come molti film di genere "La Dama Rossa Uccide Sette Volte" presenta una certa debolezza narrativa però sono presenti scelte scenografiche assai suggestive , una certa accuratezza visiva ed un uso del sonoro e delle voci interessanti , epenso alla risata agghiacciante della Dama Rossa.

L'incubo di Barbara Bouchet con la materializzazione della Dama Rossa è davvero una scena bella e visivamente intensa, in questa scena si aprono PAUROSI SPIRAGLI VISIVI.

A mio avviso la scena più bella del film. L'aspetto visivo del film è di profilo alto, vuoi per l'accuratezza visiva citata sopra, vuoi per il buon uso scenografico di interni ed eaterni, vuoi anche per un attenzione all'abbigliamento, in effetti la presenza e la figura della Dama Rossa è qualcosa che non si dimentica.

Anche un certo aspetto pruriginoso e vagamente erotico del film è da sottolineare, questo sì,in linea con moltissimo Cinema di genere italiano (buono o meno buono), ma per quanto mi riguarda anche l'aspetto meno interessante del film.

Come ogni buon film di genere che si rispetti, anche in questo film di Miraglia i personaggi presentano poco spessore psicologico, ma non è quello che interessa al regista e non è quello che dovrebbe interessare agli spettatori, nel Cinema di genere così come anche in molte opere letterarie di genere i personaggi sono personaggi-funzione, attanti, nella celebre definizione del semiologo Greimas.

Quindi io direi che questo film è da un certo punto di vista un compendio di tutte quelle che sono le tendenze del cinema Thriller-Horror italiano dei primi anni Settanta, ma, al contempo il regista cerca (riuscendoci) di creare un'opera originale e personale, sia per quanto riguarda le caratteristiche da me descritte sopra e sia per la scena onirica, vera apertura immaginifica di senso.

Quest'ultimo, soprattutto è un particolare da non sottovalutare, se vogliamo accostarci in modo corretto al film fino a riconferirgli quei motivi di fascino e di interesse che gli spettano di diritto.

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