top of page

LA NOTTE BRAVA (1959)


"La Notte Brava" di Mauro Bolognini (1922-2001), uscito il 13 Novembre 1959 è un film molto importante sia all'interno del corpus filmografico del regista che più in generale all'interno di quell'epoca-snodo del cinema italiano (e non solo di quello italiano) che è stata la fine degli anni Cinquanta.

Bolognini, a mio avviso, insieme a Valerio Zurlini, Francesco Maselli, il primo Vancini appartiene ad una tendenza precisa del cinema italiano, la post-Neorealista, la quale si muove del tutto esternamente rispetto al perimetro della nascente Commedia all'Italiana che proprio in quegli anni nasceva (ricordiamolo, nel 1958 con "I Soliti Ignoti" di Mario Monicelli). I registi summenzionati esordirono molto spesso alla fine degli anni Cinquanta, e secondo me costituiscono un gruppo (eterogeneo) a sè all'interno del cinema italiano.

Potremmo definirli (nella fattispecie Bolognini, è lui che in questo momento ci interessa) figli più lontani e "mediati" del Neorealismo, sicuramente, ma sopratutto figli di Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni.

Ecco, mi sembra che in modi e forme diverse sia Bolognini che gli altri risentano di tale forte ispirazione.

Bolognini forse è il più viscontiano, considerato il suo puntiglio scenografico, l'estrema accuratezza figurativa unita ad una certa "letterarietà di molti suoi film.

"La Notte Brava" risente molto di tali influenze, anzi si può dire che guardando il film siamo testimoni di una sorta di triangolazione fra il cinema di Luchino Visconti (accuratezza figurativa e scenografica) il cinema di Michelangelo Antonioni (una certa rarefazione virata in senso psicologico ed intimistico ad esempio nella scena dove è presente il personaggio interpretato da Tomas Milian, nella fattispecie la scena del palazzo in cui tale personaggio abita, e proprio nella stessa magnifica sequenza possiamo ritrovare il puntiglio scenografico di derivazione viscontiana) e poi un'influenza del cinema neorealista proprio nella descrizione veritiera della vita di borgata (i due protagonisti sono due ragazzi di vita "pasoliniani", e non è un caso che lo stesso Pasolini scrisse la sceneggiatura del film ed il film stesso è tratto da un racconto dello scrittore-regista). Certo, come è stato sottolineato i due protagonisti sono due ragazzi di borgata forse un po' edulcorati (il cinema pasoliniano sull'epos tragico delle borgate romane è ancora da venire, nel 1961-62 con "Accattone" e "Mamma Roma").

Film su una notte brava passata i compagnia di prostitute, di risse, di sperpero di soldi, su questo verte la trama del film, ma è presente UN APPROFONDIMENTO DEL LATO PSICOLOGICO ED ESISTENZIALE DEI PERSONAGGI DEL FILM.

Bolognini ha voluto scandagliare il dato esistenziale dei giovani di borgata, la ricerca di un senso alla vita, lo scacco esistenziale finale. In questo senso il film si allinea a tutta una tendenza del cinema modernista che si affacciava sulla scena proprio alla fine degli anni Cinquanta, un film di rinnovamento formale (come abbiamo visto sopra, proprio nel rimescolare e riformulare lezioni cinematografiche del passato) e di rinnovamento contenutistico, in una certa misura.

Un film, "La Notte Brava" anche bene organizzato nelle sue parti, dalla struttura narrativa lineare, ma al contempo FILM CHE VIVE DI SCENE SINGOLE, O MEGLIO SAREBBE DIRE SINGOLARIZZABILI, MA UNITE NEL PROFONDO DA UN NODO TEORICO DI FONDO: IL DATO ESISTENZIALE, IL MALESSERE ESISTENZIALE, LA RICERCA PERDENTE DI AUTENTICITA'.

Questo è forse il primo film davvero personale di Bolognini, il quale acquisisce una notevole complessità. I suoi film precedenti erano abbastanza anodini e forse poco personali, ed anche più semplici e "risolti".

In questo film, invece, la struttura narrativa si presenta sia compatta e lineare che frammentata, smontabile, ogni scena e sequenza acquisisce in questo modo una forte valenza concettuale e di senso.

L'incontro con le prostitute, il litigio e la riappacificazione con i ragazzi ricchi, il casale isolato nell'Agro Romano, la scena finale del denaro.

Ecco, la scena finale, quella del denaro, appunto alla fine rifiutato e gettato da un ponte da uno dei due protagonisti (in questo caso Laurent Terzieff, l'altro è interpretato da Jean Claude Brialy) è quella che più colpisce, rappresentando l'acme e l'apoteosi del film.

IL RIFIUTO DEL DENARO COME RIFIUTO DI UNA VITA PASSATA A VENERARLO E BRAMARLO, il denaro visto secondo una certa lettura se si vuole esistenzialista o anche marxista come grande potenza estranea, che in questa scena diventa simbolo di un fallimento, di uno SCACCO ESISTENZIALE.

Ecco, io penso che all'interno di un film bello, importante, valido come "La Notte Brava" la scena finale sia la scena più bella e importante del film.

bottom of page