LA VITA E' MERAVIGLIOSA (1946)
Il regista italo-americano Frank Capra (1897-1982) è stato, molto spesso, visto soltanto come il cantore pacificato dell'America e del suo popolo, come rappresentatore acritico e sentimentale di una dimensione piccolo-borghese (il cosidetto Capracorn), come regista populista e sostanzialmente reazionario.
Meglio specificare, di contro, che la questione è assai più complessa, che Frank Capra è stato un regista che ha creato un'opus filmografica assai più articolata, non solo, ma anche problematizzante ed inquietante.
Certo, il suo stile non è mai troppo riconoscibile (non viene ricordato come grande "stilista") e la cinepresa viene spesso usata in modo classico e tradizionale, ma questo aspetto non basta assolutamente per relegare Capra nell'angolo degli artigiani e mestieranti (e poi, c'è artigiano e artigiano...).
Frank Capra è stato un regista coerente, che ha perseguito nella sua lunga carriera registica una propria concezione del cinema e del mondo; cinema come grande arte popolare e di massa, e il mondo, solo apparentemente visto con un filtro a tutti i costi sentimentale ed acritico, quanto piuttosto rappresentato, ad una visione attenta dei suoi film come dimensione screziata da pulsioni nascoste, da gerarchie di classe, da tentazioni autoritarie, da un ammorbante conformismo.
Tant'è vero come gli ultimi studi sul regista testimoniano, il classico lieto fine capriano sembra talora volutamente forzato, quasi a sottolineare in modo riflessivo e critico la funzione che l' happy end svolge all'interno del sistema Hollywoodiano.
E non è nemmeno da sottovalutare l'intento realistico di Capra il suo ergersi a "storyteller" della società americana e della sua umanità sociale. Molti dei suoi film si potrebbero inquadrare anche come fiabe, in un certo senso, ma fiabe di un tipo del tutto speciale, fiabe sociali con un fondo di forte realismo.
C'è da dire che molti registi cinematografici (anche della New Hollywood, o indipendenti o che comunque vengano considerati autori tout court) hanno considerato Capra come ispiratore del proprio lavoro, penso ad esempio a Robert Altman, i giapponesi Masaki Kobayashi ed Akira Kurosawa (quest'ultimo amava moltissimo il cinema di Capra), e poi David Lynch, John Milius, Martin Scorsese, Steven Spielberg (e questo lo si capisce bene) Francis Ford Coppola, Oliver Stone, Francois Truffaut, John Cassavetes.
Frank Capra è amato anche da chi il cinema lo fa (e bene) riconoscendo al regista italo-americano un'intima grandezza e spessore. Ecco, "La Vita è Meravigliosa", uscito il 20 Dicembre 1946 è, sicuramente il capolavoro di Capra ed il suo film che più amo, insieme a "Mr.Smith va a Washington" (1939).
Oggetto filmico inafferabile ed incatalogabile, "La Vita è Meravigliosa", film molto più complesso ed inquietante dietro la sua facciata sentimentale (la vita di un'anima pura, la sua caduta ed il suo risollevamento finale, aiutato economicamente dalla "gente", vaga categoria sociologica molto cara a Frank Capra).
Quindi in questo film il lieto fine è di obbligo, ma suona appunto forzato, e poi: la felicità sembra essere ritrovata soltanto tramite offerte di denaro.
Fra le pieghe del racconto filmico, a ben vedere, assistiamo alla rappresentazione di una realtà di provincia cupa e corrotta, irreggimentata in una sorta di conformismo e di aridità culturale ed emozionale.
"La Vita è Meravigliosa" è un film duplice, un film, che, in qualche modo SVELA IL SUO INCONSCIO VISIVO, IL SUO SOTTO-TESTO, IL SUO CONTRO-TESTO PROPRIO NELLA SCENA ALTERNATIVA DELLA NON-NASCITA E DELL'ENTRATA DEL PROTAGONISTA (IMPERSONATO DA JAMES STEWART) A POTTERSVILLE, CITTADINA CHE RAPPRESENTA IL LATO D'OMBRA DELLA CITTADINA "UFFICIALE" E QUOTIDIANA DEL FILM.
In questa scena-chiave la fotografia si fa cupa e contrastata, allineandosi ai parametri visivi e di atmosfera del Film Noir
Il fascino misterioso del film risiede sopratutto in tale virata stilistica e visiva.
Scena clou di messa in discussione dell'American Dream (quindi solo apparentemente Capra ne è un acritico ed incondizionato cantore) e poi non dimentichiamo LA DIMENSION E CONFLITTUALE CHE PERVADE L'INTERO FILM, PROPRIO A COMINCIARE DAL CONFLITTO FRA IL PROTAGONISTA E LO SPIETATO CAPITALISTA POTTER.
Ecco, spero di avere, con questo mio articolo meso in luce e chiarito aspetti forse ancora in parte nascosti del cinema di Capra, di cui "La Vita è Meravigliosa" ne rappresenta l'apice creativo e poetico, ma anche l'apice critico e sottilmente provocatorio.