top of page

REAZIONE A CATENA (1971)


"Reazione a Catena" di Mario Bava (1914-1980) uscito l'8 Settembre 1971 è, senza alcuna esagerazione un film seminale. Film seminale prima di tutto all'interno dei parametri del cosiddetto "cinema di genere", dal momento che, questo film di Mario Bava fa da battistrada al film slasher degli anni a venire (sopratutto fine anni Settanta e inizio anni Ottanta, ma non solo).

Declinazione del film thriller ed horror che vede rappresentate le gesta efferate di un maniaco il quale uccide, per lo più giovani, in ambienti circoscritti e delimitati.

Pensiamo quindi ad un film come "Halloween" (1978), alla saga di "Venerdì 13" o a quella di "Nightmare". Al primo film "A Nightmare on Elm Street" ho dedicato un articolo qui sul mio Blog il 23 Dicembre 2016, qui il link: http://slisso.wixsite.com/cineprospettive/single-post/2016/12/23/A-NIGHTMARE-ON-ELM-STREET-1984, inquadrandolo per lo più come opera autonoma e non come semplice slasher.

Ad ogni modo questo film italiano dei primi anni Settanta fa da battistrada a quella tendenza o genere. Film anche duro e impietoso nello scavare all'interno delle grettezze umane, raffigurando un mondo, una società retta dalle leggi spietate dell'avidità capitalistica.

La trama è abbastanza intricata, ma non è quello che interessa al regista il quale tende ad una VISUALIZZAZIONE ICONICA DEL DELITTO E DELLA MORTE.

Il delitto e la morte rappresentati in tutta la loro drammatica forza iconica, siamo alle prese quindi con una RESA ESTETICA DELLA VIOLENZA SANGUINARIA, AD UN SUO STUDIO RIFILTRATO DALLA PRASSI CINEMATOGRAFICA ED ESTETICA.

In questo senso ci avviciniamo alla pure diversa attitudine di Dario Argento, ed alla sua raffigurazione del delitto come rituale sadico e creativo.

Propria quella resa iconica rende "Reazione a Catena" un film autoriale, se vogliamo parlare in questi termini, un film che conferma l'intuizione della critica più avveduta e sensibile, vale a dire il carattere autoriale del cinema di Mario Bava fin dal suo esordio del 1960 ("La Maschera del Demonio").

Importante,a mio avviso, l'APPROCCIO ENTOMOLOGICO DEL REGISTA, in questo film (e non è assolutamente casuale la presenza del personaggio dell'entomologo dilettante impersonato da Leopoldo Trieste) approccio cinico, pessimista, impietoso: l'umanità che popola questo film è posta in parallelo alle pulsioni naturali degli insetti e del mondo animale, la critica sociale assume notevole rilievo, l'avidità capitalistica vista come qualcosa di ferino, di selvaggio, di intrinsecamente non-umano. E non è un caso che la rivista Nocturno abbia parlato, aproposito di questo film, del "Marxismo secondo Bava".

La critica anti-capitalistica è evidente, secondo me, piuttosto che un astratta "misantropia". Ma "Reazione a Catena", come ho accennato sopra, è anche un film che CREA FORME, forme cinematografiche, iconiche, visive, ma anche strutture narrative poi sviluppate negli anni a seguire.

Una cosa che mi colpisce molto di questo film è anche la presenza di una musica percussiva e "tribale" che bene rappresenta il CLIMA SELVAGGIO CHE SI RESPIRA NEL FILM.

Non vi è, in "Reazione a Catena" nessuna spettacolarizzazione del delitto. Non confondiamo la forza visiva con la (facile) resa spettacolare. Mario Bava con questo film non fa altro che estremizzare e radicalizzare certi suoi assunti-base (una certa visione della società, e ancora di più una certa idea di cinema e di rappresentazione visiva e grafica della violenza).

"Reazione a Catena" è un conseguimento serio e rigoroso, dunque, di tutta una tendenza baviana. Ed è proprio questo il motivo per cui, come scrivevo sopra, si tratta di un film di un autore.

Il film, sembra, talora anche procedere a balzi, a salti di delitto in delitto che è quello che davvero interessa a Mario Bava; non solo la sua rappresentazione cinematografica ed estetica ma anche l'inquadramento del delitto come punta dell'iceberg, evento drammaticamente significativo di una certa attitudine umana (corrotta e degradata), In questo senso il delitto assume ancora maggiore rilievo di significato all' interno di questo film.

Quindi come ho scritto sopra i suoni, a mio avviso, ancor più che i colori, in questo film (ma sappiamo bene quanto l'aspetto cromatico sia importante in molto cinema di Mario Bava, e penso sopratutto ad un film come "Sei Donne per l'Assassino", del 1964) rivestono un ruolo fondamentale.

Ecco, quindi in chiusura, potrei affermare e difendere la grandezza di questo film, grandezza nel suo farsi battistrada, nel suo porsi come creatore di forme e di strutture narrative, nella sua impietosa critica sociale.

"Reazione a Catena": un film di Mario Bava, Auitore.

bottom of page