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A QUALCUNO PIACE CALDO (1959)


Ho già avuto modo di trattare del cinema di Billy Wilder (1906-2002), però riguardo ad un film del periodo drammatico e "nero" del regista, stavolta invece tratterò della sua commedia (molto probabilmente) più fulgida e scoppiettante, "A Qualcuno Piace Caldo", appunto, uscito il 19 Marzo 1959, e che vede protagonisti Jack Lemmon e Tony Curtis, nella parte di due musicisti jazz in fuga da Chicago (il film è ambientato nel 1929) dopo avere assistito, per sbaglio al massacro del giorno di San Valentino.

Avendo i gangster alle calcagna partono per la Florida travestiti da donne unendosi ad un'orchestra interamente femminile incontrando Marilyn Monroe. Entrambi si innamorano di lei e vorrebbero conquistarla, usando vari espedienti, nel frattempo di Jack Lemmon si invaghisce un milionario il quale vorrebbe sposarlo (la). Il film si chiude con la scena famosissima, dove Lemmon togliendosi la parrucca svela la propria identità maschile, la risposta è la seguente: "Nessuno è perfetto!".

Questo non vuole essere un racconto della trama, anche perchè non è mia abitudine farlo qui sul Blog, quanto piuttosto un evidenziare i punti, gli snodi cruciali del film.

La Commedia Wilderiana vive di pulsioni nascoste e di una articolazione inconscia di desideri, non è mai fine a se stessa, e proprio in ciò risiede il suo fascino.

Il film si basa, quindi, proprio sul TRAVESTIMENTO, travestimento visto come problematizzazione dell'identità sessuale, ma non solo di quella sessuale, in ultima analisi.

La Commedia Wilderiana ci ha abituati agli SCAMBI DI IDENTITA' (e penso sopratutto al caso lampante di "Irma la Dolce, del 1963, sempre con Jack Lemmon) o a "Baciami, Stupido" del 1964, per tacere di altri. Un'identità frammentata esiste nell'universo di Billy Wilder, una problematizzazione dell'Io, la quale ha sicuramente radici colte nell'ebreo Wilder, nella cultura espressionista mitteleuropea a lui così ben presente.

Questo aspetto è ben presente in "A Qualcuno Piace Caldo", così come il travestitismo visto come manifestazione evidente di una SOSTANZIALE IDENTITA' SESSUALE PROBLEMATICA.

Con questo (e anche in ciò risiede la grandezza del film) non si spegne assolutamente la forza comica di quest'opera, i dialoghi scoppiettanti divertentissimi, etc. La problematica teorica cui accennavo sopra è inserita, INCASTRATA NELLA STRUTTURA COMICA DEL FILM, NEL SUO FLUSSO COMICO LIBERATORIO.

"A Qualcuno Piace Caldo" è un film d'autore in quanto Commedia, questo è un elemento da tenere sempre presente. Nel film sono contenuti anche rimandi al cinema del passato, è stato sottolineato di come ci siano rimandi alla "trilogia" gangsteristica del 1931-1932: "Piccolo Cesare", "Nemico Pubblico", e "Scarface" , e riguardo a quest'ultimo film la presenza di George Raft (presente, appunto, anche in "A Qualcuno Piace Caldo") è lì a testimoniarlo.

Oppure è stato evidenziato di come le scene sulla spiaggia abbiano un debito con le Slapsticks dei primi anni 10 di Mack Sennett (le cosidette "bellezze al bagno").

Il Cinema parla continuamente di Cinema, e questo succede anche in questo film di Billy Wilder, la Storia del Cinema è un reticolo inter-filmico, come tento continuamente di dimostrare su questo mio Blog.

Quindi, in questo film assistiamo a travestimenti e di conseguenza ad una serie di SIMULAZIONI, di VELAMENTI E SVELAMENTI, lo svelamento finale poi è passato alla storia, dato che si approda ad una sorta di INDIFFERENZIAZIONE COMICA DELL'IDENTITA' SESSUALE (pensiamo alla battuta finale del miliardario Osgood, il quale senza fare una piega quando il personaggio interpretato da Jack Lemmon rivela la propria identità senza fare una piega risponde "Nessuno è perfetto").

Secondo Alessandro Cappabianca, ad esempio, il quale al cinema di Billy Wilder ha dedicato un libro (edizione "Il Castoro") in questo film viene a galla (sopratutto la scena del lapsus degli orecchini) la questione dell'omosessualità rimossa.

Ad ogni modo, il carattere straniante e vagamente perturbante del film è indubitabile, se solo pensiamo che l'EVENTO SCATENANTE E' UN MASSACRO, UNA STRAGE, sorta di freudiana Scena Primaria (come è stato più volte sottolineato, dallo stesso Cappabianca ma non solo) la quale soggiace, e RIMANE FONDAMENTO DEI TRAVESTIMENTI, ALLA BASE DEI QUALI E' PRESENTE, QUINDI, UN TRAUMA.

In questo senso, la fuga dalla scena primaria risulta essere anche un'intensificazione delle pulsioni inconsce. A causa della scena primaria , dopo quella scena, il film e la vicenda rappresentata si muovono entro le coordinate dell'INCONSCIO SESSUALE.

Spero di essere stato chiaro riguardo al film, di avere bene espresso il suo fascino comico e la sua riposta complessità di temi.

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