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SHANE (1953)


"Shane"è un film che amo particolarmente, opera cinematografica che ho imparato ad amare pian piano sempre di più, nel corso del tempo. Film del regista George Stevens (1904-1975), uscito il 23 Aprile 1953, girato fra gli stupendi paesaggi del Wyoming, "Shane" si icardina sullo scontro tra allevatori ed agricoltori, su quella che poi è stata chiamata Johnson County War (1889-1893), quindi sullo scontro aspro e violento fra i grossi allevatori di bestiame i quali volevano appropriarsi delle terre degli agricoltori, recintandole. Il film si impernia, a livello di trama proprio su quello scontro, è ambientato attorno al 1890 e vede protagonista Shane, cavaliere senza macchia e senza paura, impersonato ds Alan Ladd.

Figura eroica, leggendaria, giunge dall'ignoto, vestito con abiti chiari, e torna, alla fine del film, nell'ignoto (forse ferito mortalmente). Viene ospitato a casa di un agricoltore e da sua moglie instaurando un rapporto di amicizia con il loro figlio (bambino di 10 anni, all'incirca) il quale elegge Shane a proprio modello di coraggio virile e dirittura morale. Shane si schiera dalla parte degli agricoltori contro i dispotici e violenti allevatori, ripristinando una situazione di pace e giustizia.

George Stevens dichiarò, a proposito del film, che sua intenzione era quella di "far sentire" la violenza, amplificando il rumore degli spari; assistiamo quindi AD UN PRIMO STUDIO DELLA VIOLENZA, (dico primo perchè gran parte del Film Western classico, e di cui "Shane fa parte a pieno titolo, per altro, ottundeva la spigolosità realistica della violenza) che preannuncia già, come è stato messo in luce da vari studiosi di cinema il cinema di Sam Peckinpah. Una delle caratteristiche che più mi colpisce di "Shane" è l'ambientazione maestosa, di come la natura sappia farsi co-protagonista essa stessa, maestosa, solenne, bellissima. Dimensione da amministrare in modo equilibrato e amorevole (gli agricoltori) contro lo sfruttamento impietoso (gli allevatori), la libera America democratica contro l'America del Capitale.

IL PAESAGGIO NATURALE SI PONE COME SOGGETTO ED OGGETTO: SOGGETTO ESSO STESSO NEL SUO FARSI PRESENZA SIMBOLICA OLTRE CHE MATERIALE E MOTORE DELL'AZIONE ED OGGETTO DELLE BRAME DEGLI ALLEVATORi, PAESAGGIO SENTITO E VISSUTO CONTRO PAESAGGIO REIFICATO. Importante anche il rapporto Shane-bambino, la forza leggendaria e mitopoietica del cavaliere che il bambino coglie, e la lotta (che il bambino vive dentro di sè) fra i due padri, il padre effettivo, uomo coraggioso ma comune, e il padre ideale Shane, figura leggendaria.

Questo film di Stevens rilancia e rielabora i luoghi comuni cinematografici (e non solo cinematografici), è presente in "Shane" un INTENSIFICAZIONE DEL LUOGO COMUNE (il cavaliere senza macchia e senza paura e il suo senso di giustizia, vestito in abiti chiari, il pistolero cattivo vestito di nero, una certa dicotomia morale fra buoni e cattivi, etc.) riproponendo i luoghi comuni in tutta la loro portata, renderli il più possibile manifesti ed evidenti, e quindi evidenziandoli e depurandoli rendendoli parte di una visione autoriale. Stevens ci fa capire che la sua è una RIPROPOSIZIONE IN QUANTO EVIDENTE CONSAPEVOLE E COSCIENTEMENTE AUTORIALE. "Shane" viene così a costituire la summa autoriale e consapevole di vari topoi cinematografici e letterari, portandoli all'acme creativo.

Ed il film segue fedelmente quelli che sono i ritmi dell'Epos, riproponendoli in tutta la loro forza, rendendoli icastici, iconici, cinematograficamente e figurativamente rilevanti.

Shane (e questo fu già ravvisato dalla critica all'uscita del film, verosimilmente) rappresenta davvero il cavaliere errante medievale, la reincarnazione di quell'archetipo nel Wyoming del 1890. Stevens incorpora nel film tali modelli "alti" dimostrando così l'enorme portata culturale del (suo) cinema e la capacità di dialogare con i modelli della poesia medievale. "Shane" costituisce quindi anche una presa di posizione autoriale e una comprensione delle enormi capacità e possibilità dell'arte cinematografica.

La struttura mitica e morale del Film Western viene da Stevens estroflessa, mostrata e valorizzata, proprio nel senso che dicevo prima. Quello che colpisce di "Shane" è, oltre alla'afflato epico "tradizionale" che lo pervade anche la forza morale che lo attraversa, il senso morale inflessibile, lo spirito di giustizia indomito.

Film altamente morale, quindi, e proprio in questo senso. Un' ultima annotazione, proprio riguardo al finale del film. Il finale si tinge di ambiguità, non sappiamo bene se Shane, abbandonando la casa della famiglia di agricoltori e del bambino sia ferito, e se sia ferito a morte oppure no.

Caratteristica del tutto innovativa all'interno del Film Western dei primi anni Cinquanta, che solitamente proponeva finali meno ambigui e più "quadrati".

Ad ogni modo "Shane" rappresenta un risultato di punta all'interno del Cinema Western e del Cinema Americano più in generale.

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