IL CINEMA DEI FRATELLI DARDENNE
I fratelli belgi Jean Pierre (1951) e Luc Dardenne (1954) ripropongono dagli anni Novanta in poi un tipo di cinema realista, improntato alla ricerca ed alla rappresentazione del dato realistico ed ambientale per tessere anche un discorso più generale sull'uomo.
Bisogna tenere presente che il Belgio (sia Vallonia che Fiandre) ed i Paesi Bassi hanno sempre avuto una grande tradizione realistica, a cominciare dai grandi documentaristi Henri Storck e Joris Ivens (da cui i fratelli Dardenne in parte discendono), appunto, coniugando quella lezione realistica alla tradizione del cinema modernista della Nouvelle Vague, dalla forte impronta soggettiva ed "autoriale".
In più bisogna tenere presente, per inquadrare al meglio la loro opera cinematografica il fatto che siano cresciuti in una parte della Vallonia in cui forte era la tradizione di lotta operaia.
Il sostrato politico-sociale va tenuto presente quando ci si avvicina al loro cinema. Alla metà degli anni Settanta girarono alcuni documentari nelle città operaie della Vallonia.
Il loro vero e proprio esordio nel lungometraggio di finzione avviene con il film "La Promesse" uscito il 7 Settembre 1996. In questo film è molto marcato l'aspetto documentaristico , il realismo di fondo è impressionante, se solo pensiamo che il film non ha un vero e proprio inizio ne una vera e propria fine; come a voler FAR DEFLAGRARE IL DATO REALISTICO NON PIU SOLO' RAPPRESENTATO MA COSTITUENTE IN MODO AUTONOMO L'ESSENZA DEL FILM.
In "La Promesse" esiste questo intreccio indissolubile fra attitudine soggettiva, prassi autoriale e "realismo autonomo", se così posso definirlo. In questo senso, dunque, lo statuto di personaggio viene abolito, assistiamo, piuttosto alla rappresentazione di vicende di persone. Incursione nella dimensione realistica e quotidiana.
Un approccio del genere non era in definitiva tanto inedito, c'era già stato qualche film che presentava tali caratteristiche ma non in questa misura. "Il Figlio", uscito il 23 Maggio 2002 prosegue sul tracciato segnato da "La Promesse" arricchendo la vicenda di significati esistenziali (il film tratta di vendetta, perdono e pentimento).
Un padre insegnante di falegnameria in un centro di riabilitazione per ragazzi disadattati scopre che un suo nuovo allievo che lui prende sotto la propria protezione è il responsabile della morte del figlio; alla fine non assisteremo ad una vendetta ma ad un perdono.
Tematiche esistenziali, religiose, si mescolano alla rappresentazione realistica dal forte significato politico e sociale, in "Il Figlio", film che rappresenta una realtà fatta di povertà e degrado.
Tutto si tiene con tutto. Il PERDONO NON E' SOLO UMANO MA ANCHE SOCIALE, da parte del protagonista, il grado di comprensione acquisito non coinvolge una singola figura ma un intero ambiente sociale. Bene è stato evidenziato l'aspetto di pedinamento del protagonista; credo che ci sia un forte richiamo, da questo punto di vista dei fratelli Dardenne al cinema di De Sica-Zavattini (riguardo appunto alla teoria del pedinamento).
Una riproposizione forte e decisa del cinema neo-realista nei primi anni Zero. In questo senso i fratelli Dardenne lanciano una sfida al pubblico, rimettendo in questione un certo tipo di approccio e di visione. "Il Figlio" ritorna al grado-zero del cinema, al suo dato fenomenologico e realistico ma reso tramite un'operazione costruttiva ed autoriale.
Nel film "Il Ragazzo con la Bicicletta" uscito il 15 Maggio 2011 il cinema dei fratelli Dardenne sembra stemperare (ma solo stemperare) l'attitudine aspramente realistica, sulle vicende di un ragazzino alle prese con il Male, ma mi verrebbe da scrivere alle prese con il MALE SOCIALE. Film di ricerca, di perdita, di incontri, in un certo senso può davvero richiamare alla memoria molti romanzi di Charles Dickens. Film, in qualche modo dal sostrato filosofico, bisogna sempre tenere presente l'aspetto esistenziale e filosofico del loro cinema, aspetto che si innesta nella struttura realista.
Il loro (almeno per ora) penultimo film, "Due Giorni Una Notte" uscito il 20 Maggio 2014 è un film davvero, come è stato più volte sottolineato un film dalla struttura e dall'impianto più tradizionale rispetto ai precedenti film dei fratelli Dardenne (e penso sopratutto a "La Promesse" e a "Il Figlio"), anche se il dato realistico anche in questo film è imprenscindibile (la protagonista femminile alle prese con problemi di lavoro) ma tale realismo è di nuovo bene materializzato e rappresentato dall'uso della camera a spalla, tratto anche questo autoriale e soggettivo di resa realistica della realtà.
Spero di essere risucito a comporre un quadro sufficientemente esauriente di quelli che, a mio avviso sono i tratti tipici del cinema dei fratelli Dardenne.