MS. 45 (1981)
Questo secondo lungometraggio del regista Abel Ferrara (1951) è un'opera, per molti versi, inclassificabile. Uscito il 24 Aprile 1981 presenta già molte caratteristiche ed inclinazioni del regista.
Peccato, grazia, perdono, vendetta, questi i temi tipici del cinema ferrariano, e, cosa che sempre mi colpisce a fondo, ogni volta che guardo un suo film, la combinazione inedita e paradossale di sacro e profano, di crimine e santità.
Opera inclassificabile, come ho scritto, ma anche film bene inseribile in tutto quel filone di Rape and Revenge (donne che dopo aver subito uno stupro si vendicano dei loro aggressori, uccidendoli) che fiorì proprio alla fine degli anni Settanta-inizio anni Ottanta e molto amato dai cultori dell'Exploitation (film che vivono di scene forti e di rappresentazione esplicita di sesso e violenza, in questo si potrebbe sintetizzare il fenomeno del cinema Exploitation) è in verità un film che eccede tali classificazioni e che rispecchia le coordinate estetiche del solo Abel Ferrara. Coordinate estetiche inedite, strane, eccentriche. "Ms. 45", poi, a ben vedere trascende il filone Rape and Revenge anche nella trama, dato che, la protagonista, Thana si vendica non solo degli uomini che l'hanno aggredita o anche solo importunata, ma nella scena finale della festa di TUTTI GLI UOMINI. Thana è un simbolo di morte (pensiamo al termine greco Thanatos, il quale significa, appunto, morte) e di ribellione, Principio Femminile simbolo vitale ma anche agente di morte, ed ecco il PARADOSSO ESISTENZIALE DEL FILM, uno dei paradossi tipici del cinema di Abel Ferrara.
In questo paradosso giace il carattere inquietante e problematico di questo film. Il cinema di Abel Ferrara, sopratutto il primo cinema di Abel Ferrara, quindi "Ms. 45" ma anche il film di esordio "The Driller Killer" (1979) e altri sono film che forniscono una rappresentazione sordida di New York la quale assume i connotata di una dimensione sotterranea, una "dimensione da sottosuolo".
Una New York livida, sordida e che ripone la sua anima più segreta nei bassifondi, fra i criminali. In questo senso, Abel Ferrara è debitore del cinema di Martin Scorsese e nella fattispecie di un film come "Taxi Driver" (1976), film che viene esplicitamente citato nella scena in cui la protagonista punta la pistola allo specchio.
Un cinema quello di Ferrara attento agli emarginati, ai criminali, ai corrotti i quali sono sempre suscettibili di una profonda redenzione. Grazia e peccato confinano nel suo discorso cinematografico, nel suo cinema PARADOSSALE, CINEMA CHE SFIDA IL SENSO COMUNE E LE CERTEZZE CONSOLIDATE.
Ecco, anche se nella veste di un film di Exploitation (i quali, a loro volta, non vorrei essere frainteso risultano essere cinematograficamente validi, penso al cinema di Roger Corman ma non solo) "Ms. 45" mette a punto tutta l poetica di Abel Ferrara, tutta la poetica basata sul paradosso.
Una visione paradossale della strada, vista come luogo di degrado ma anche di possibilità di redenzione, tanto è vero che è stato scritto a proposito di questo film: "i peccati si scontano per strada e non in chiesa": la strada come nuova dimensione terrena-spirituale (ed ecco, di nuovo il paradosso, l'apparente contraddizione).
Invero non vi è contraddizione, in questo senso la visione del mondo di Abel Ferrara + compiuta e a suo modo "armonica", se così possiamo dire. In questo senso l'etichetta Rape and Revenge sta stretta a "Ms. 45", il quale può essere considerato, piuttosto, un film ancora parzialmente immaturo di Abel Ferrara. Si inserisce in quel filone solo in modo tangenziale. Questo film è solo un capitolo dell'opera omnia ferrariana, un capitolo che si incentra sulla vendetta, ma solo come polo complementare della grazia, dell'espiazione del peccato.
L'iconografia cattolica, ma non solo l'iconografia, anche una certa psicologia, una certa cultura di un cattolicesimo inquieto e problematico nel regista è onnipresente e pervasiva (basti pensare alla sequenza finale di "Ms. 45" girata alla festa in cui Thana è vestita da suora), UNA COSTUMISTICA CHE NELLA SUA EVIDENZA PLASTICA SI FA VETTORE DI SIGNIFICATI POSSIBILI: la possibilità del perdono, il ribaltamento paradossale della vendetta.
In questo senso, a mio avviso, la sequenza finale del film è fondamentale, e il senso misterioso e riposto di "Ms. 45" risiede proprio nella parte finale.
Ho aperto l'articolo definendo "Ms. 45" un film incatalogabile, ecco, penso di aver chiarito sufficientemente quella mia asserzione. Incatalogabile proprio in virtà del suo carattere paradossale, nel suo inquieto problematizzare eventi, situazioni, emozioni.