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THIEF (1981)

  • Francesco De Maria
  • 1 gen 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Film su un'anima solitaria, questo "Thief" del regista Michael Mann (1943), uscito il 27 Marzo 1981. Film profondamente personale, opera che appartiene in una certa misura al cinema post-modernista, e comunque post New Hollywood e a maggior ragione post cinema classico, proprio in questa disposizione a RILEGGERE MANIERISTICAMENTE DECLINAZIONI E STILEMI DEL CINEMA CLASSICO AMERICANO.

Ad ogni modo Michael Mann è un regista profondamente personale dai tratti stilistici unici. in "Thief" è evidente non solo l'influenza del Film Noir; nella fattispecie un sotto-genere del Film Noir chiamato Heist Film (film sul colpo grosso, sulla rapina) ma anche al Film Polar francese, di cui ho già trattato in passato (Alain Corneau, Jean Pierre Melville) con la sua visione nera e pessimistica del destino (con lunghe radici, quindi, anche se in maniera indiretta al cinema del Realismo Poetico francese di metà-fine anni Trenta).

Film su un ladro di gioielli solitario (interpretato da James Caan), su un'anima solitaria, il quale pianifica l'ultimo grosso colpo prima di ritirarsi, ma le cose si complicano con la banda di malavitosi con cui si è accordato. Il protagonista, cosa importante, è stato abbandonato dalla moglie, anche se poi convive con un altra donna.

Il protagonista come un "ultimo degli indipendenti" un po' come Charley Varrick nel film eponimo di cui ho trattato qualche tempo fa, anima solitaria vagante nella notte di Chicago in cerca di un auto-affermazione di anarchica libertà, in lotta contro le LEGGI DELLA SOCIETA' E LE LEGGI CRIMINALI.

A ben vedere la rivolta di Frank (questo il nome del protagonista) e una rivolta in ultima analisi contro un ESTABLISHMENT CRIMINALE incarnato dal ricettatore Leo oltre che una rivolta contro la società, più in generale.

"Thief" vive di accensioni, di esplosioni, FILM DEFLAGRANTE, quindi, FILM CHE RAPPRESENTA ACCESI IMPROVVISI DI VIOLENZA E MOMENTI CALMI, RILASSATI, temporalmente "RALLENTATI" NEL RITMO.

Proprio in questo andamento, in questo RITMO DI CONTRASTO, risiede un motivo di fascino del film. FILM DISOMOGENEO, QUASI DISSOCIATO NEI CONTENUTI E NEI MODI DELLA RAPPRESENTAZIONE.

Ma anche FILM NOTTURNO, "Thief" è un film che vive molto di inquadrature notturne e luminose al contempo, dalla forte valenza iperrealistica. Ecco, anche sotto questo aspetto "Thief" presenta DISSONANZE E CONTRASTI, in linea con la pratica autoriale e riflessiva di Michael Mann, il quale in ogni suo film, non dimentichiamolo, compie una vera e propria analisi teorica di forme e stilemi del cinema gangsteristico.

Ma anche film intimista (intimismo e azione convivono in "Thief") e penso sopratutto alla scena, molte volte citata del dialogo fra Frank e la donna che corteggia, interpretata da Tuesday Weld girata in una tavola calda.

Michael Mann rappresenta contrasti e dissonanze e uno SGUARDO POTENZIATO SULLA REALTA', UNO SGUARDO CHE AFFERMA E NEGA AL CONTEMPO: penso, di nuovo alle scene notturne ed al loro chiarore, chiarore che solo apparentemente nega, però, ma che invece esalta l'atmosfera della notte, delle strade piovose, dei neon.

Il carattere figurativo, l'uso delle luci ma anche come l'illuminazione viene rappresentata ed inquadrata, tutti questi elementi concorrono a fare di "Thief" un film molto particolare, ma penso non solo a "Thief" ma anche ai molti altri film di Michael Mann.

Quindi molto importante, in "Thief" e come da più parti è stato evidenziato è proprio il lavoro sull'inquadratura che Michael Mann compie, stiamo parlando di un regista molto attento alla COMPOSIZIONE DELL'INQUADRATURA, ai suoi EQUILIBRI E SQUILIBRI.

Michael Mann è forse, ancora oggi uno dei registi cinematografici più attenti all'immagine singola, all'inquadratura. Per il protagonista Frank avviene un NUOVO INCONTRO CON LA DONNA, EPISODIO SEGNATO PER ME DA UNA BELLEZZA RIFONDATIVA, RIGENERANTE, VIRGINALE, ma il protagonista rimane anche segnato dalla solitudine esistenziale, un indipendente vagante nelle piovosi notti di Chicago. La stessa Chicago (città del regista) si rende co-protagonista del film e della vicenda.

Il dato della solitudine esistenziale è un tratto tipico di tutto il cinema Polar francese ad esempio, di certo cinema Noir (e penso sopratutto al bellissimo "This Gun for Hire del 1942, vero e proprio film seminale) etc.

Comunque, ripeto, la centralità di Chicago in questo film è innegabile, città rappresentata e resa in MODO IPERREALISTICO. CITTA' NOTTURNA la quale diventa fondale inter-agente delle vicende del protagonista, segnate dalla solitudine esistenziale e dallo svilupparsi del destino.

Per tutte queste caratteristiche "Thief" rimane una pietra miliare non solo di un genere cinematografico ma sopratutto della sua revisione teorica.

 
 
 

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