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I PUGNI IN TASCA (1965)


"I Pugni in Tasca" uscito il 31 Luglio 1965 è stato, sicuramente, insieme ad "Ossessione" (1943) di Luchino Visconti l'esordio più folgorante del cinema italiano.

Questo film dell'esordiente Marco Bellocchio (1939) fu letto negli anni successivi alla sua uscita come precursore di certe tensioni sessantottine, giudizio non falso, ma assai riduttivo per un'opera come "I Pugni in Tasca" assai complessa ed articolata.

Marco Bellocchio è sicuramente uno dei più grandi registi del cinema italiano, uno dei più difficili e controversi, un autore anche che in questi anni di cosiddetta "decadenza del cinema italiano" ha sempre mantenuto fede alla propria visione del cinema e della realtà.

Parlo di "cosiddetta" decadenza del cinema italiano perchè secondo me si tratta in gran parte di un luogo comune impreciso, scorretto: certo che grosse problematiche (di ordine sopratutto produttivo esistono), ma da un punto di vista cinematografico-estetico quel giudizio è vero solo in parte, esiste tutto un cinema italiano "sommerso" degli anni Zero e Dieci interessante e vitale di cui in futuro forse tratterò.

Comunque, alla metà degli anni Sessanta Bellocchio fu subito visto come giovane regista ribelle ed eversivo, erede di Jean Luc Godard, un po' come il suo conterraneo Bernardo Bertolucci (anche lui erede di Godard, appunto, anche se in modi diversi).

All'interno della ormai vasta opera di Bellocchio, la quale è compresa fra il 1965 di "I Pugni in Tasca" e (almeno per ora) il 2016 di "Fai Bei Sogni" possiamo riconoscere vari momenti: quello 1965-1982 da "I Pugni in Tasca" a "Gli Occhi, la Bocca" dove il regista decostruisce criticamente le istituzioni borghesi; la famiglia ("I pugni in Tasca", "Salto nel Vuoto", "Gli Occhi, la Bocca"), il trasformismo politico ("La Cina è Vicina"), la scuola ("Nel Nome del Padre"), l'esercito di "Marcia Trionfale", poi la fase psicoanalitica (la più visionaria) del 1986-1994 da "Il Diavolo in Corpo" a "Il sogno della Farfalla", per poi giungere negli anni Zero e Dieci, sopratutto ad un cinema almeno latentemente onirico e surreale, fatto di continue FUGHE IN AVANTI DI TIPO VISIVO ED EIDETICO (Immagine-Idea) e penso sopratutto agli stupendi "L'Ora di Religione" (2002) o "Il Regista di Matrimoni" (2006), ma anche al magnifico ed enigmatico finale di "Buongiorno, Notte" (2003).

Ecco, "I Pugni in Tasca" rappresenta proprio la ribellione contro l'istituzione familiare. Il folle protagonista del film (interpretato da Lou Castel che vediamo nella foto sopra) porta avanti, innegabilmente, una rivolta contro la famiglia, anche se di tipo "folle" e "perverso" (in questo senso pensiamo al rapporto semi-incestuoso che intrattiene con la sorella).

Vedendo più volte questo film, l'idea che io mi sono fatto è che si tratta, in definitiva, di UNA RIVOLTA AMBIGUA E TUTTA INTERNA AL PERIMETRO FAMILIARE.

Gli strumenti di ribellione del protagonista del film (la "follia" che lo fa approdare all'omicidio della madre cieca e del fratello ritardato, le stesse pulsioni incestuose) sono CONSEGUENZA IMMEDIATA DELLA CORRUZIONE FAMILIARE BORGHESE, L'AUTENTICA RIBELLIONE E' QUELLA DEL REGISTA, CON LA SUA PRASSI REGISTICA "FORTE" IN LINEA CON TUTTO IL NUOVO CINEMA DEGLI ANNI SESSANTA, CON LA SUA PRESA DI POSIZIONE ANTI-BORGHESE PERCHE' ANTI-FAMILIARE ED ANTI-FAMILARE PERCHE' ANTI-BORGHESE.

Il punto essenziale secondo me risiede qui. La ribellione non risiede IN CIO' CHE IL REGISTA MOSTRA, MA IN COME LO MOSTRA (e di conseguenza in come rende l'atmosfera che attrraversa il film, in come costruisce una certa realtà e di conseguenza una certa prospettiva).

Molto si è scritto riguardo a "I Pugni in Tasca" e molte cose interessanti sono state sottolineate. La cosa interessante è che questo film di esordio di Bellocchio è un film eversivo, ribelle sotto molti punti di vista, come abbiamo visto, ma al contempo è un film che risente molto dell'influenza di alcuni padri cinematografici.

UN FILM "TRADIZIONALISTA", in questo senso (anche se molto paradossalmente, e comunque il termine tradizionalista va visto nel suo aspetto positivo di atteggiamento rispettoso del passato cinematografico).

Ad esempio il cinema del regista surrealista Luis Bunuel, è ovvio che le consonanze fra i due autori esistono: un attacco alle istituzioni borghesi, un senso latentemente surreale ed onirico che permea la pellicola di Bellocchio (un senso non latente in Bunuel, invece).

Comunque, in definitiva "I Pugni in Tasca" è non solo un attacco feroce alla famiglia come istituzione, ma anche a CERTA FOLLIA DELLA PROVINCIA, A CERTA FOLLIA PROVINCIALE, DI UN AMBIENTE STATICO E CHIUSO.

Ecco la vera ribellione del film, che non è quella del protagonista. La lezione di Visconti è presente, ed io credo proprio nel SENSO DI DECADENZA CHE ATTRAVERSA IL FILM, DI PIU': NEL SENSO DI DEGRADO PRESENTE IN QUESTO FILM DI BELLOCCHIO,

ASSISTIAMO AD UNA RADICALIZZAZIONE DI QUESTO TPOS CINEMATOGRAFICO VISCONTIANO.

Ecco, forse "I Pugni in Tasca" è davvero un film che RADICALIZZA LA LEZIONE DEI PADRI CINEMATOGRAFICI, ed in questo consiste la sua ribellione di forma e di stile.

Proprio in virtù di queste caratteristiche da me messe in luce credo si possa parlare de "I Pugni in Tasca" come di un film "ribelle".

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