INTERIORS (1978)
"Interiors" di Woody Allen (1935), uscito il 2 Agosto 1978 (quindi oggi ricorre il trentanovesimo anniversario) è forse il film più bergmaniano del regista newyorkese, quello che più deve all'opera del maestro svedese.
Film per niente concessivo, austero (come spesso succede quando si parla della grande tradizione cinematografica scandinava, e penso non solo ad Ingmar Bergman ma anche a Carl Theodor Dreyer, ad esempio) è anche il primo film drammatico di Woody Allen.
Alla sua uscita fu accolto freddamente da pubblico e critica, e molti credettero di vedere in "Interiors" soltanto un imitazione del cinema bergmaniano. In realtà non è così, Allen dimostra si saper personalizzare la lezione di Bergman, di piegare quel materiale ai propri fini cinematografici, creativi, estetici. Film introspettivo che si incentra su rapporti difficili e tormentati all'interno di una famiglia (in senso allargato) rapporti umani resi cinematograficamente, rapporti umani studiati, analizzati nei loro recessi più intimi e profondi.
FILM DI RAPPORTI, DI RELAZIONE, dunque, "Interiors", film di scavo psicologico, umano, psichico (proprio nel senso di scavo dell'anima).
Film di interni, proprio come ci comunica il titolo, sia di interni "scenografici", che sopratutto di interni dell'anima, film sull'INTERIORITA', quindi, e proprio in questo risiede il maggior motivo di fascino e di interesse del film, rendere manifesto, visibile, la dimensione interiore ma anche relazionale di alcuni personaggi.
INTER-INTERIORITA', mi viene da scrivere, questo è un film che si configura come terreno di incontro della dimensione interiore e della dimensione relazionale, della fusione di quelle due istanze con la STRUTTURA SCENOGRAFICA A FARE DA MATERIALIZZAZIONE VISIVO-SIMBOLICA di quell'assunto.
Film molto basato sulla regia come attività creativa e demiurgica e tutto ciò è testimoniato proprio dal fatto che Woody Allen non vi compare come attore.
Film drammatico, "Interiors" quasi che Allen volesse depurare il suo cinema dalla propria presenza attoriale legata alla commedia (e per questo aspetto basti pensare sopratutto al periodo 1969-1977, diciamo quello compreso fra "Prendi i Soldi e Scappa" e "Annie Hall").
Film, in un certo senso secco, puro, austero, basti pensare che in "Interiors" non è presente musica, quasi a voler proporre allo spettatore una realtà immediata, come se la musica, la colonna sonora rendesse mediato il processo creativo e rappresentativo.
La mediazione creativa, in "Interiors" passa attraverso la RESA SCENOGRAFICA, la rappresentazione dell'inter-interiorità, la regia che sonda spazi psichici inesplorati, lo stesso stile recitativo degli attori che concorrono nello svelare la dimensione dell'inter.interiorità.
Film austero, dunque, ma anche sobrio proprio nel suo NON USO della musica. L'assenza della musica, si configura in "Interiors" come vera e propria scelta estetica, come PRESENZA DELL'ASSENZA, come rappresentazione sobria ed austera dalla PARVENZA DI PRESA IMMEDIATA DI CERTA REALTA'.
"Interiors" è un film che, ovviamente (data la sua tematica) si regge molto anche sulla recitazione, film che risente anche di certe influenze teatrali (e questo è il caso anche di molto cinema di Ingmar Bergman).
Molto importante la stessa dimensione figurativa del film, il lavoro sulla fotografia è fondamentale in "Interiors". Il direttore della fotografia Gordon Willis (grandissimo direttore della fotografia, uno dei maggiori, il quale ha lavorato spesso con Woody Allen) si richiama in modo evidente alla fotografia di Sven Nykvyst (storico collaboratore di Bergman il quale collaborerà con Woody Allen in un film come "Crimini e Misfatti" del 1989).
Film molto cinematografico, come ho tentato di spiegare sopra, ma anche film, ripeto che risente di modelli teatrali, e a più riprese è stato sottolineato di come "Interiors" risenta dell'influenza dell'opera di drammaturghi come Ibsen (nume tutelare anche di Berman, anche se meno di Strindberg), O'Neill o Cechov (quest'ultimo molto amato da Woody Allen e citato anche nel suo bellissimo "Hannah e le sue Sorelle" del 1986).
Film pessimista, "Interiors" sullo scacco esistenziale umano, sul dramma dell'esistenza e sul dramma dell'incomunicabilità (ed in questo senso potremmo collegare "Interiors" a molto cinema di Michelangelo Antonioni, il quale, non dimentichiamolo è uno degli autori cinematografici più amati da Woody Allen), sull'incontro con l'altro che alla fine, risulta essere un falso incontro, o uno scontro.
Incomprensione ed incomunicabilità costituiscono la nota dominante del film. Lo steso stile secco, essenziale, spoglio si fa manifestazione cinematografica e formale di quella che è la tendenza emotiva di fondo di "Interiors", vale a dire il disseccamento emotivo, l'incapacità di esprimere, o talora, forse, addirittura di provare sentimenti.
L'umanità ritratta in "Interiors" è un'umanità allo sbando, senza orientamento, disorientata, ed inaridita.
Per tutti i motivi che ho tentato di illustrare, "Interiors" ad una visione attenta risulta essere un film sgradevole, e tanto più bello quanto più riesce ad evocare e rappresentare la latente disperazione esistenziale che attanaglia i personaggi del film.