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THE RAIN PEOPLE (1969)


"The Rain People" del regista Francis Ford Coppola (1939) presentato in anteprima al festival di San Sebastian il 16 Giugno 1969 è uno dei film più emblematici della New Hollywood.

Film sulla fuga di una donna dai propri doveri coniugali, dalla propria vita quotidiana alla ricerca di sè, della propria identità attraverso una America suburbana di fine anni Sessanta.

Film forse poco considerato rispetto ad altri di Coppola ma intenso, complesso, profondo.

"The Rain People" è un film, almeno implicitamente, eversivo, in linea con i suoi tempi, un film sulla FUGA DALLE RESPONSABILITA', SUL RIFIUTO DELLE RESPONSABILITA', ma viste come trampolino di lancio per un'esistenza più alta e libera.

Il film, alla sua uscita, da una parte della critica fu considerato un po' il doppio speculare di "Easy Rider" (1969): solo che l'opera di Coppola vira decisamente più sul versante esistenziale ed è completamente assente la "paranoia sentimentale" (come fu definita all'epoca) di "Easy Rider".

Il film, in linea con alcuni assunti-base della New Hollywood finisce senza happy ending, finisce nello scacco, nella sconfitta.

In definitiva, comunque, siamo alle prese con una donna alla ricerca dell propria identità, di un'identità che superi il mero ruolo di donna di casa.

Film sul SUPERAMENTO DELL'APPARENZA, sulla ricerca, sul viaggio visto come correlativo oggettivo di un proprio viaggio interiore, di una propria inquietudine interiore.

Film anche contemplativo e dotato di non trascurabili finezze paesaggistiche, film SU UN PERCORSO, FILM CHE RAPPRESENTA IL PERCORSO DI RICERCA, LO MOSTRA IN MODO DEL TUTTO ALIENO A QUALSIVOGLIA SPETTACOLARIZZAZIONE.

Un'America cupa quella che la protagonista attraversa, un'America sottilmente inquieta, un'America talora derelitta.

Proprio in questo suo essere lontano da qualsiasi tipo di spettacolarizzazione "The Rain People" risulta essere uno dei film più personali di Coppola, alla stessa stregua dell'ottimo "La Conversazione" (1974).

L'anima artistica, cinematografica di Coppola, la sua vena più autentica è da ricercarsi prima di tutto in film come "The Rain People" in cui il grande autore italo-americano riesce a trasfondere tutta la sua personale visione del mondo e del cinema.

Film personale, dunque, ma anche film tipico di un certo "movimento" o tendenza (la New Hollywood, appunto).

"The Rain People" si può definire un road-movie, anche se tale termine è solo una definizione di comodo, ad ogni modo alla New Hollywood appartengono molti film definibili come road-movie: "A Sangue Freddo" (1967), in una certa misura, (film di cui ho già trattato in un mio precedente pezzo, "Easy Rider" (1969), "Cinque Pezzi Facili" (1970), "Two Lane Blacktop" (1971), "Badlands" (1973), "The Last Detail" (1973), "Paper Moon" (1973), "Alice Non Abita Più Qui" (1974), "The Sugarland Express" (1974), ed altri ancora.

Quindi, "The Rain People" come altra faccia della medaglia di "Easy Rider", come scrivevo sopra. Ma "The Rain People" è un FILM CHE VIVE ANCHE PER SOTTRAZIONE, laddove "Easy Rider" vive per addizione: film che esalta un certo tipo di controcultura (freak) che caratterizza i suoi personaggi in base ad alcuni comportamenti stereotipati (rispetto ad una cera cultura ed un certo ambiente): musica rock, assunzioni di droghe quali marijuana ed LSD, viaggio in moto, abbigliamento stravagante.

Niente di tutto questo è presente in "The Rain People": siamo alle prese con una "casalinga inquieta", per così dire, la quale, avvertendo il proprio disagio interiore PARTE ALLA RICERCA DI SE STESSA.

In "The Rain People" non è presente nessuna addizione, per così dire, folkloristica e stereotipata.

Questo è un dato molto importante, e proprio in questo senso "The Rain People" è un film che si situa in una posizione di avanguardia rispetto ad "Easy Rider" (film il quale presenta i suoi motivi di interesse, motivi di interesse però stranamente poco citati e considerati, ma questo è un altro discorso, che forse una volta affronterò).

"The Rain People" come FILM DI AVANGUARDIA non solo per quello che ho scritto sopra ma proprio nel suo carattere coraggioso di DEDRAMMATIZZAZIONE, come è già stato segnalato prima di me da più parti.

In questo senso quest'opera di Coppola risente di debiti dal cinema di Michelangelo Antonioni (di cui Coppola, non dimentichiamolo, è grande estimatore) nella sua ricerca di PUREZZA ESPRESSIVA, DI RAREFAZIONE NARRATIVA.

Coppola lavora per sottrazione anche da questo punto di vista, essenzializza la struttura narrativa, e sottrae all'intero film qualunque concessione allo spettacolo, al momento "forte", al PICCO DRAMMATICO.

Coppola, molto coraggiosamente, dedrammatizza, appunto, proprio in questo senso, ottenendo di conseguenza un ritmo lento e contemplativo.

Proprio questo, in definitiva, il carattere di spicco della pellicola, il suo porsi come opera di avanguardia (anche all'interno della New Hollywood, ed è tutto dire!), ma non solo: anche come film articolato, complesso, stratificato che ci suggerisce sempre qualcosa di nuovo, ad ogni nuova visione.

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