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LA CACCIA (1966)


"La Caccia": film che preannunciò la nascita della New Hollywood. Quest'opera di Arthur Penn (1922-2010) uscita il 17 Febbraio 1966 mi ha sempre colpito per la sua bellezza figurativa e fotografica unita ad una durezza di fondo.

In questo film è presente davvero qualcosa di inquietante, "La Caccia" ci comunica il senso di malessere della provincia americana di metà anni Sessanta.

Arthur Penn, non dimentichiamolo, è il regista il quale ha dato avvio al nuovo corso denominato New Hollywood proprio con il suo "Bonnie and Clyde" (1967).

Quindi, come ho scritto già in altri miei pezzi su CineProspettive la nascita della New Hollywood la si fa coincidere con il 1967 di "Bonnie and Clyde", ma c'è tutto un cinema americano di metà anni Sessanta (di cui questo "La Caccia" è uno dei film di spicco) che prepara il terreno alla New Hollywood: si potrebbe risalire al 1964 di "The Pawnbroker" di Sidney Lumet o a "Chi Ha Paura di Virginia Woolf?" (1966).

"La Caccia" è il quarto film di Arthur Penn (egli esordì nel 1958 con l'ottimo "Billy The Kid"): film sulle tensioni sotterranee della provincia americana (texana nelle fattispecie) e sulla giustizia fai da te.

Gli abitanti della cittadina si improvvisano vigilantes alla ricerca di un evaso dal carcere loro concittadino (interpretato da un giovane Robert Redford) che pensano possa svelare segreti inconfessabili legati alla vita della città (tradimenti, un furto di denaro, etc.).

Lo sceriffo (Marlon Brando) cerca in ogni modo di FARE DA ARGINE ALLA TENSIONE VIOLENTA che progressivamente prende forza fra gli abitanti del luogo.

"La Caccia" preannuncia la New Hollywood proprio nella sua OPERAZIONE DI SVELAMENTO DEL RIMOSSO UMANO E SOCIALE della provincia, nel suo farsi analisi ambientale, nel tratteggiare un'ATMOSFERA.

Tarl (la cittadina texana del film) è un luogo dominato dalla noia, dal senso di vuoto e di inautentico. Molti personaggi sono alla ricerca compulsiva di alcool e di divertimento.

La tensione razzista è dominante nel film: comunque, il produttore del film ordinò dei tagli di alcune scene fra cui la più significativa era quella descrittiva della vita degli Afro-Americani e della loro ALTERITA' rispetto alla società bianca descritta nel film.

"La Caccia" si fa SPAZIO DI CONFLITTO FRA VIOLENZA SOCIALE (molti abitanti del luogo, spesso benestanti) e CONTESTAZIONE LIBERTARIA; vuoi con la loro sola presenza "alternativa" e "diversa" (i neri) oppure con la FUGA, con la conoscenza dei segreti della città che potrebbe rivelare (il giovane fuggiasco); il quale, cosa assai significativa rimarrà ucciso alla fine del film proprio dai vigilantes del paese.

Lo sceriffo darà le dimissioni. Film sullo SCACCO, SULLA SCONFITTA, SULLA MORTE; modi di essere e tematiche tipiche, in seguito, del cinema amaericano di fine anni Sessanta e di buona parte degli anni Settanta.

Film sulla LOTTA, dunque, e sulla sconfitta. Film sulla PATOLOGIA SOCIALE, sul rimosso che affiora in superficie, sulla parte malata del tessuto sociale americano, sul Texas eretto a gigantesca metafora di quella società, sulla corruzione morale che si annida dietro la ricchezza (sopratutto dietro l'arricchimento improvviso, tipico di quella parte della nazione), sulla grettezza morale e psicologica, sulla violenza.

In questo film assumono una certa importanza anche i dialoghi: opera fortemente cinematografica, comunque, dal momento che i dialoghi sono INQUADRATI IN UN CERTO MODO (e questo non vale solo per questo film, ma per moltissimi film reputati ingiustamente "troppo parlati" e "teatrali") e si fanno CORRELATO OGGETTIVO della tensione e dell'atmosfera dal regista ricreate VISIVAMENTE.

In più, i dialoghi si fanno SINTOMO DEL MALESSERE E DELLE TENSIONI PIU' PROFONDE DELLA CITTADINA, rappresentate poi visivamente dalle SCENE DI CACCIA.

Scene crudeli nella loro tremenda quotidianità, nella loro ricerca indefessa del giovane fuggiasco, additato come "diverso" perchè non "perbene" (anche se il più autentico e recondito motivo è un altro, come ho spiegato sopra).

Una provincia texana raffigurata in nero (anche se in modo meno radicale di come farà John Schlesinger di lì a tre anni con "Midnight Cowboy" del 1969).

Arthur Penn fu solo parzialmente soddisfatto del risultato finale di questo film, ma io non condivido la sua severità nei riguardi della propria creatura.

"La Caccia" è un film importante all'interno della storia del cinema Americano, un film cerniera, potrei dire fra certo cinema di impegno civile che emergeva nei primi anni Sessanta (penso ai film di Frankenheimer, di Lumet, di Ritt) e la New Hollywood di fine anni Sessanta.

Film implicitamente politico, film dal forte contenuto sociale, film dalla spiccata bellezza figurativa, film RITMICO PER COME SI SUCCEDONO LE SCENE.

Infine, come ho scritto sopra, film sul RIMOSSO CRUDELE, e proprio in questo senso film che si propone come CATARTICO, potrei dire, in un certo senso.

Ma anche film PESSIMISTA che non lascia spazio a facili ottimismi, film sulla SCONFITTA E SULLA MORTE.

"La Caccia" si fa terreno di gioco di tutti gli elementi e gli aspetti che ho cercato di evidenziare in questo mio articolo.

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