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IMAGES (1972)

  • Francesco De Maria
  • 22 mar 2017
  • Tempo di lettura: 3 min

Del regista Robert Altman (1925-2006) e di un suo film come "Brewster Mc Cloud" (1970) ho avuto modo di trattare in un mio precedente articolo.

Stavolta, invece, è la volta di "Images" uscito il 9 Maggio 1972, film molto spesso poco considerato suppongo in ragione del suo carattere arduo, difficile, involuto.

Sicuramente l'opera più sperimentale di Altman, film sull'identità femminile (un po' come il successivo "Tre Donne" del 1977), sulla solitudine della donna, sulla schizofrenia.

Film sul rapporto di coppia, vicenda incentrata sul disagio sempre più drammatico e radicale della protagonista (interpretata da Susannah York) una scrittrice di fiabe per bambini e delle sue allucinazioni; realtà e allucinazione si sovrappongono fino all'apparizione di un proprio Doppio.

Su questo il regista costruisce ed impernia il proprio film.

Il film, tra le altre cose, è girato ed ambientato in Irlanda, e l'ambientazione irlandese, funziona, a mio avviso proprio come SFONDO MOLTIPLICATORE DELLA SCHIZOFRENIA DEL PERSONAGGIO E DEL FILM.

Film schizofrenico, "Images", "folle" nel suo porsi come opera di avanguardia, di RAPPRESENTAZIONE DI CONCETTI-IMMAGINE, di CENTRIFUGATORE DI SENSO E DI SIGNIFICATO.

L'immagine, in questo film di Altman vive di una propria densità concettuale, ma di una "concettualità" sempre eccedente e che rimanda sempre a qualcosa d'altro, concetto-immagine, rappresentazione iconico-mentale.

La protagonista del film è alle prese con il proprio Inconscio e con la natura fantasmatica del proprio Desiderio, del Desiderio femminile. "Images" è un film sulla Donna, ma non solo, anche un film sui RAPPORTI TRIANGOLARI DI REALTA', se così posso dire: l'Io, la Realtà, l'Immaginario, e come questi piani diversi fra loro si intersecano fino al raggiungimento di un nuovo STATO MENTALE, di una nuova CONDIZIONE DI ESISTENZA, dolorosa, ma liberata, contro e al di là del senso comune.

Il SOSTRATO FIABESCO del film (sia all'interno della diegesi filmica, dato che la protagonista sta scrivendo una fiaba sull'Unicorno) sia all'interno della costruzione filmica del regista (gli scenari "fiabeschi" dell'IRLANDA, paese delle fate e del favoloso) sta a dimostrare tutto questo.

Anche i diversi piani del film si intersecano, si incrociano, quindi. Film sull'identità femminile, sulla fantasmatizzazione del Desiderio Femminile, certamente, ma anche film sull'identità in generale, tematica che sta molto a cuore a Robert Altman, il quale come ha scritto lo studioso Franco La Polla nel suo seminale "Il nuovo cinema americano" "è lecito allargare il discorso sull'incertezza (mancanza) dell'identità, poichè a ben vedere esso non si ferma all'ambito del personaggio, ma investe tutto l'universo altmaniano, diventa insomma pratica filosofica della resa filmica di una complessa visione del mondo". Appunto.

Un mondo "scheggiato" nella propria identità, fertilmente ambiguo e misterioso, una realtà che forse rimanda ad un'altra possibile realtà, assistiamo così ad una MOLTIPLICAZIONE DELL'IDENTITA' DEL REALE.

Moltiplicazione visiva e rappresentativa, moltiplicazione dell'IMMAGINE in IMMAGINI. Per tutti questi motivi "Images" risulta essere non solo il film più avanguardistico e sperimentale dell'intera opera altmaniana ma sicuramente uno dei film più ardui e radicali di tutta la New Hollywood.

Film, tra l'altro, anche molto composito e stratificato, sfuggente proprio in virtù della sua voluta e quasi programmatica ambiguità. Film eccedente. e proprio in quanto tale eversivo e liberatorio.

Qualcuno ha anche parlato, a proposito di "Images" di film espressionista, certo il termine va colto nel suo senso lato e non in senso stretto (vale a dire come film che ripropone forme e stilemi del cinema Espressionista tedesco degli anni Venti) ma appunto in senso lato, come opera "deforme" ed irregolare, eccedente e centrifuga, film dominato dai fantasmi interiori.

Prima ho scritto dell'identità, potrei aggiungere di come l'identità nel film si faccia ambigua ed evanescente, di come Altman problematizzi l'identità, la interroghi, e la RILANCI SOTTO NUOVE FORME.

MOLTIPLICAZIONE DELIRANTE dele immagini, delle figure umane, del proprio sè, tant'è vero che la protagonista, ad un certo punto, è alla prese con il proprio Doppio, film sul delirio, dunque, ma anche film FORMALMENTE E STILISTICAMENTE DELIRANTE.

La diegesi del film e ciò che viene rappresentato sembra la DIRETTA EMANAZIONE DI TALE FORMA DELIRANTE, SUPREMO ATTO DEMIURGICO da parte di Altman.

Proprio per questo stiamo parlando di un film imprenscindibile della Storia del Cinema. FILM DESIDERANTE, DESIDERIO DI NUOVE DIMENSIONI DEL REALE, DI NUOVE PROSPETTIVE DI IMMAGINE E DI SENSO.

Film eversivo proprio in questo. La macchina da presa è mobilissima, una mobilità demiurgica, questa, appunto, un uso CREATIVO DEL REALE, da parte della cinepresa, un catalizzatore di visione ULTERIORE e di senso.

Tutto questo è "Images" film desiderante sul desiderio, film delirante sul delirio.

Forse non è un caso che il film stato sempre poco capito e poco considerato, troppo arduo e troppo libero nella sua problematizzazione dell'identità, del rapporto Donna-Uomo.

Ad ogni modo "Images" rimane una pietra miliare non solo all'interno del cinema della New Hollywood (o anche dell'intero cinema americano) ma anche all'interno della Storia del Cinema più in generale.

 
 
 

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