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L'UOMO DI LARAMIE (1955)


"L'Uomo di Laramie", ovvero l'uomo da Laramie, l'uomo dall'Altrove, misteriosa emanazione della vendetta. Il film, uscito il 15 Marzo 1955 costituisce, secondo me, il risultato maggiore (non solo nel film Western ma in assoluto in tutta la sua carriera) del regista Anthony Mann (1906-1967).

James Stewart, di cui vediamo una foto sopra, è stato l'eroe manniano per eccellenza, colui che meglio ha incarnato la poetica e le ossessioni del regista, James Stewart fu l'eroe manniano per antonomasia, così come Randolph Scott, ad esempio, solo per citare un altro caso, fu l'eroe, il simbolo del cinema Western di Budd Boetticher (il bellissimo ciclo "Ranown").

Due diverse incarnazioni di TENSIONI IDEALI, DI STATI D'ANIMO, DI FURORE.

"L'Uomo di Laramie" è essenzialmente un film sulla vendetta, un film sulla PULSIONE DI VENDETTA. La collaborazione Mann-Stewart si dipana fra il 1950 e il 1955 e il film di cui sto trattando è l'ultimo capitolo di quel ciclo, che si apre con "Winchester 73" (1950), "Bend of the River" (1952", "Lo Sperone Nudo" (1953), "Terra Lontana" (1954) ed infine "L'Uomo di Laramie", appunto.

Come ho scritto prima, a mio avviso il film costituisce il risultato di punta dell'intera produzione filmografica di Anthony Mann, film che racchiude in sè l'intera poetica, tutte le ossessioni, la visione del mondo e lo stile figurativo del regista.

Lo stile figurativo, il profilo visivo assumono una notevole importanza nel cinema di Anthony Mann; teniamo presente che il regista esordì con un gruppo di film Noir, a metà- fine anni Quaranta, e penso sopratutto ai molto belli "Desperate" (1947) e "Raw Deal"(1948), proprio a testimoniare della sua attenzione alla visività ed allo stile figurativo oltrechè alla ricerca di atmosfera e all'importanza del dato ambientale.

Il film fu girato in Cinemascope (fotogramma dal largo campo visivo) il quale permetteva una maggiore presa sui paesaggi; ed infatti Anthony Mann rappresenta per me un fulgido esempio di REGISTA PAESAGGISTICO.

I suoi film Western sono cinema Western all'ennesima potenza, egli ne moltiplica le caratteristiche essenziali riproponendole con maggior forza: l'incontro-scontro Uomo/Paesaggio Naturale, Uomo/Natura, è onnipresente nel cinema Western di Mann, ma tutto questo non viene fatto passare attraverso la trama, la struttura narrativa, quanto piuttosto attraverso lo stile visivo, la composizione dell'inquadratura, la scelta scenografica.

La natura selvaggia risulta essere uno SFONDO OPERANTE E DINAMICO delle violente vicende umane, una sorta di contraltare epico e maestoso, testimone muto, correlativo oggettivo, nella sua asprezza solitaria e nella sua enigmatica bellezza della solitudine gloriosa dell'eroe impersonato da James Stewart.

Comunque, ripeto non solo il cinema Western di Anthony Mann è Western all'ennesima potenza, ma anche "L'Uomo di Laramie" è il film Western manniano all'ennesima potenza, i temi tipici del regista sono tutti presenti: la violenza sadica (molto lontana e diversa, comunque dallo studio meticoloso della violenza che condurrà Sam Peckinpah nel 1969 con "Il Mucchio Selvaggio", ma di questo ho già trattato nel mio articolo del 1 Aprile 2016 qui su CineProspettive a cui mi permetto di rimandare, o dalla violenza cinica e brutale tipica del cinema di Sergio Leone), il tema della vendetta, l'ossessione della vendetta, anzi, come ho scritto sopra una naturalistica pulsione di vendetta che muove il personaggio interpretato da James Stewart, e poi il Destino, il Fato che governa l'intera vicenda.

In questo film importanza rilevante assume anche con lo scontro con il Padre, con la figura paterna, con la fonte dell'autorità. Anche questo è un tema tipico di tutto il cinema Western di Anthony Mann, il quale rappresenta spesso vicende e scontri all'interno della stessa famiglia, "di sangue" od "adottiva", poco importa; e penso anche, ad esempio allo scontro finale fra il personaggio di James Stewart e suo fratello in "Winchester 73".

Già in "L'Uomo di Laramie" il nemico Apache viene solo nominato, il pellerossa rientra solo marginalmente nel discorso cinematografico di Anthony Mann a cui stanno a cuore altre tematiche, come abbiamo visto.

Si potrebbe coniare il termine di WESTERN PSICOLOGICO E MITICO, di WESTERN PSICO-MITICO, proprio per "L'Uomo di Laramie". Il tormento interiore del protagonista, la sua pulsione vendicativa si fa Mito ed Epos.

Il protagonista è quasi una EMANAZIONE DEL PAESAGGIO NATURALE, e la Natura risulta essere un personaggio che si affianca agli altri, in questo film proprio nel suo carattere selvaggio, libero, incontaminato.

"L'Uomo di Laramie" è comunque un film appartenente al periodo della classicità del cinema americano (teniamo presente che è del 1955) proprio nella sua compostezza figurativa, nella sua distanza da virtuosismi, nella sua trasparenza nell'aderire ad un modello di ricerca di giustizia, anche tramite la vendetta.

In quanto, non l'ho ancora scritto, James Stewart, in tutti i Western di Anthony Mann, non solo in questo, rappresenta l'Eroe (anche qui bene si caratterizza il film come classico) alla prese con la Quest, con la ricerca, mediante il SACRO FURORE DELLA VENDETTA, di autentica giustizia.

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