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A SANGUE FREDDO (1967)


A sangue freddo, uccisi a sangue freddo. Ma anche film freddo, sublime nella sua freddezza e nella sua precisa e spoglia glacialità, questo "A Sangue Freddo" del regista oggi in parte (purtroppo) dimenticato Richard Brooks (1912-1992).

Il film, uscito il 14 Dicembre 1967 fece molto discutere. Opera, questa, che può essere agevolmente inscritta in quella nuova tendenza denominata New Hollywood (1967-1980) alla quale ho già dedicato miei vari articoli.

Certo, Richard Brooks già nel 1967 era un veterano del cinema americano (aveva allora cinquantacinque anni), uno dei nomi più importanti del cinema classico, ma questi suoi importanti film della fine degli anni Sessanta, su su per arrivare ai Settanta (e penso in questo caso allo stupendo "In Cerca di Mr Goodbar" del 1977) appartengono in pieno alla nuova temperie cinematografica.

Film New Hollywood, dunque proprio in virtù della sua fredda durezza, dello sguardo impietoso che il regista rivolge alla società americana, e per lo sperimentalismo formale, stilistico più o meno marcato.

Il soggetto del film è tratto dal romanzo omonimo di Truman Capote e sia il libro che il film si ispirano a un fatto vero accaduto nel 1959, nel Kansas, quando due giovani sbandati (che nella foto sopra vediamo interpretati da Robert Blake a sinistra e Scott Wilson a destra) usciti di galera tentano una rapina in una casa, finendo per uccidere del tutto inutilmente e ASSURDAMENTE l'intera famiglia. Verranno condannati a morte.

Film dalla trama spoglia, scarnificata. Non è la trama che interessa a Richard Brooks quanto piuttosto la RAPPRESENTAZIONE DI UNO STATO MENTALE SULLO SFONDO DELLA SOCIETA' AMERICANA.

Scorre attraverso l'intero film il gelido fiume dell'ALIENAZIONE, i due giovani protagonisti sono alienati a se stessi e alla realtà circostante, vivono di impulsi immediati, anche sadici e crudeli, folli nella loro inspiegabilità.

Verrebbe da pensare che la rapina, sia, inconsciamente una scusa per commettere un omicidio. Il loro destino è segnato. Due anime perse nella notte invernale del Kansas destinati non solo a dare la morte, ma a rimanere uccisi per mano della "giustizia".

I due giovani criminali sono speculari alla società che li ha partoriti, assistiamo al loro omicidio e alla loro esecuzione finale in carcere. Morte contro morte.

Ad ogni modo, "A Sangue Freddo" si richiama davvero in parte al cinema-verità, che non dimentichiamo visse una seconda giovinezza proprio alla fine degli anni Sessanta-inizio anni Settanta sia in Europa (pensiamo a Jean Luc Godard con il gruppo Dziga Vertov o negli Stati Uniti a quelle esperienze a cui anche il primissimo Brian De Palma attinse nel 1968-1970) e il regista esalta e pone in rilievo le caratteristiche strettamente realistiche e aderenti al dato reale.

Operazione cinematografica, formale, stilistica di grande raffinatezza e spessore, ma non solo: operazione anche dalla forte valenza critica, proprio in virtù del suo carattere perturbante.

INGRESSO DELL'OPACITA' DEL REALE NELL'IMMAGINARIO CINEMATOGRAFICO; questo, a mio avviso, il tratto distintivo di "A Sangue Freddo", combinazione insolita di realtà e arte.

In questo senso il film è crudo, crudo non tanto e non solo per ciò che rappresenta, ma per COME LO RAPPRESENTA, per il suo carattere spoglio, disadorno, quasi privo di colonna sonora (ma Brooks pone grande enfasi sui rumori, ad esempio) per il suo carattere fortemente CINEMATOGRAFICO POTENZIATO DA UN SURPLUS DI REALE.

Film anti-spettacolare, quindi, ed in questo senso in prima linea nella battaglia che le nuove leve della New Hollywood stavano conducendo. Film anti-classico proprio a causa di tali caratteristiche. Ovviamente il film proprio per il suo carattere cupo, per la sua fotografia livida può essere considerato un Neo-Noir (già un nuovo Noir, nel 1967, considerando che il periodo classico del Film Noir si fa terminare nel 1958 con "A Touch of Evil" di Orson Welles, ma già a cavallo fra metà e fine anni Cinquanta la produzione di questi film si era molto diradata) facendo da battistrada, in questo senso, per certa tendenza del cinema americano di metà anni Settanta.

Un film duro nella sua freddezza, inflessibile, rigoroso. Rigoroso nella precisione delle inquadrature, forse Richard Brooks mai aveva girato così bene, ma rigoroso anche nel non concedere nulla allo spettatore, nel richiedere allo spettatore un impegno sensoriale continuo e un distacco critico dal forte valore critico e morale.

Brooks richiede un approccio lucidamente critico da parte dello spettatore. Film dominato dal gelo invernale, dall'oscurità, film freddo, implacabile nella sua visione disincantata della società.

Nel suo ICASTICO REALISMO il freddo invernale assume anche connotati ALTAMENTE SIMBOLICI , siamo alle prese con il freddo, con l'inverno, con il LETARGO DELL'ANIMA, proposto in forme cinematograficamente inedite e radicali: una FORMA CINEMATOGRAFICA NUOVA CHE MANIPOLA IN SENSO SIMBOLICO IL REALE MA CHE AL CONTEMPO LO PROPONE IN TUTTA LA SUA IMMEDIATA CRUDEZZA.

Film segnato dal realismo simbolico, quindi; ma anche da una raffigurazione realista del simbolo mai più così materiale e reale (il freddo invernale nella notte del Midwest).

Si tratta, quindi, di un film imprenscindibile proprio in virtù di tali caratteristiche.

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