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DELIVERANCE (1972)


"Deliverance", uscito sugli schermi il 30 Luglio 1972 (in Italia fu distribuito come "Un tranquillo weekend di paura", titolo come al solito meno ficcante e denso di significato rispetto all'originale) è, sicuramente, uno dei film più significativi, insieme secondo me a "Point Blank" (1967) del regista inglese John Boorman (1933).

Il film si inscrive in pieno in tensioni e dettami della New Hollywood (il movimento di rinnovamento stilistico, tematico e produttivo nato alla metà degli anni Sessanta) e risultò essere all'epoca della sua uscita un film scandaloso (alla pari con "Arancia Meccanica" di Stanley Kubrick e "Cane di Paglia" di Sam Peckinpah, entrambi usciti alla fine del 1971).

La trama del film è molto semplice: un fine settimana avventuroso fra boschi e corsi d'acqua dei monti Appalachi nella Georgia Settentrionale (Sud degli Stati Uniti) di quattro borghesi di Atlanta e il loro incontro, invero perturbante, con la comunità del luogo.

Il film tratta temi, considerati allora scandalosi, o comunque inusuali e strani.

Film sulla Wilderness, sullo scontro uomo-natura, sulla possibilità e impossibilità, al contempo, dell'uomo di incontrarsi con la natura selvaggia, film CTONIO, ACQUATICO, SELVAGGIO, John Boorman fa compiere ai suoi quattro personaggi una incursione agli inferi naturali ed umani, UOMINI CIVILTA' CONTRO UOMINI NATURA.

Incontro con il PERTURBANTE, con L'ALTRO, con il misterioso, lo sconosciuto, l'insondabile. Il film può essere interpretato anche come un resoconto, certo immaginifico (proprio di un'opera d'arte) di una certa America, sconosciuta ai più, povera e derelitta.

Un film, quindi, contro il SENSO COMUNE, e l'immediatezza di giudizio: la realtà non è quella che si para davanti ai nostri occhi, oppure; è quella che si para davanti ai nostri occhi, ma va saputa leggere, interpretare.

Fra i quattro personaggi quello interpretato da Burt Reynolds è quello che con maggior entusiasmo machista ed avventuroso si tuffa nella nuova esperienza (egli accetta in pieno la sfida di ritornare primitivo e selvaggio) e quello interpretato da Jon Voight quello che più rimane segnato, umanamente e psicologicamente dall'esperienza.

"Deliverance" è un film che mi sta particolarmente a cuore, proprio per le sue strane vibrazioni, per le sue misteriose risonanze.

La natura selvaggia, come ho scritto sopra, è sempre qualcos'altro, qualcosa di insondabile e di ostile, un contenitore-ricettacolo di pulsioni torbide e sadiche.

Il mito americano del ritorno alla natura, viene da Boorman rovesciato; non è possibile nessun ritorno alla natura, se non sotto forma di scontro.

L'incontro si fa scontro, quasi subito, e a poco vale il duetto musicale (a mo' di sfida, guarda caso) che il personaggio interpretato da Ronnie Cox ingaggia con il bambino albino.

Il film vive di ellissi, di misteriosi balzi in avanti quasi a voler dare il ritmo alla sola avventura PSICO-NATURALE, la psicologia dei personaggi è immersa nella natura, viene dalla natura accolta per essere respinta.

Respinta con crudeltà e violenza (pensiamo alla schockante scena dello stupro ai danni del personaggio impersonato da Ned Beatty, forse il più goffo del gruppo).

La natura selvaggia, se non altro QUELLA natura selvaggia è attraversata da pulsioni sadiche e di morte. Ad ogni modo, le ellissi conferiscono al film tutto il suo fascino particolare e l'aura misteriosa da cui è avvolta la vicenda narrata e la realtà rappresentata. Le ellissi spezzano la continuità LOGICO-NARRATIVA, si muovono parallelamente alla realtà rappresentata, si muovono in sintonia: il Logos Narrativo viene abbandonato, il Cinema parla un suo linguaggio, (audio)visivo ed immaginifico, adatto a rappresentare tale realtà infera.

In "Deliverance", l'acqua, sopratutto l'acqua cela misteri, acqua che nasconde un mondo speculare ed identico a quello naturale e terrestre (e pensiamo alla bella locandina italiana, con un fucile che spunta dall'acqua).

"Deliverance" come FILM ACQUATICO, dunque, ma anche come film SOTTERRANEO, film che bene rappresenta il mistero di un'America nascosta, di un'America derelitta e abbandonata a se stessa (pensiamo sia alle prime scene, a quelle del villaggio, alla rappresentazione degli Appalachiani) o alla terribile scena dello stupro omossessuale che due montanari armati compiono ai danni del personaggio interpretato da Ned Beatty.

Film sull'orrore di una certa America, forse; sulla inquietante isolatezza di molte comunità montanare e collinari dell'America profonda, ma anche un film profondo, sensibile, il quale non può certo essere tacciato di razzismo classista.

Gli Appalachiani sono il simbolo di un'umanità ferina, naturale e selvaggia, la loro crudeltà sadica è solo il riflesso della crudeltà di quella natura selvaggia, non sono ne morali ne immorali, bensì amorali, come ciò che li circonda.

Certo, il film, alla fine è anche un racconto di formazione, dopo un incontro e uno scontro con l' Altro da Sè (ma forse anche con il proprio abisso nascosto, chissà) forse si riesce ad assumere una maggiore quanto diversa consapevolezza (mi viene a mente il personaggio di Jon Voight).

"Deliverance": film sotterraneo e misterioso, uno dei pochi film (anche all'interno della New Hollywood, forse) il quale è riuscito a scavare così tanto dietro una certa realtà ed a rappresentare l'irrappresentabile.

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