THE FRENCH CONNECTION (1971)
"The French Connection" (in Italia distribuito con il titolo "Il braccio violento della legge") uscito il 7 Ottobre 1971 rappresenta uno dei risultati di punta, se non il risultato di punta del regista William Friedkin (1935), altro nome importante della New Hollywood.
Se ci vogliamo attenere ad una definizione "di genere" il film si inscrive nel genere Poliziesco, ne più, ne meno: ma quello di Friedkin è un cinema Poliziesco rivisitato, rilanciato in forme inedite e stranianti.
Abbiamo a che fare con un Poliziesco Revisionista: i confini fra poliziotti e fuorilegge si fanno ambigui e sfumati (pensiamo alla figura volutamente ambigua di Popeye Doyle, il poliziotto interpretato da Gene Hackman), nonostante la legge prevalga sul crimine (ed anzi, proprio per questo elemento parte della critica attaccò il film come reazionario) senza coglierne le sfumature essenziali e vitali, la sua opera di riscrittura e reinterpretazione (dall'interno) di un genere consolidato, in linea quindi con tutta la produzione della New Hollywood.
Film profondamente New Hollywood, dunque, sia per la sua operazione rivisitativa del cinema classico che per la sua rappresentazione realistica della società e per alcune qualità introspettive.
Il film si configura come terreno di incontro/scontro, come crocevia di pulsioni e tendenze difformi: realismo sociale, resa spettacolare (pensiamo solo alla bellissima sequenza dell'inseguimento automobilistico), azione ed introspezione.
Il film è uno studio del genere, una sua riformulazione.
"The French Connection" presenta anche un notevolissimo profilo visivo, si può dire che TUTTO PASSA ATTRAVERSO LA VISIONE, la resa atmosferica ed ambientale di conseguenza è fondamentale.
Il film vive di conflitti diegetici ed extra-diegetici: legge/crimine, spettacolarità ed introspezione.
Il film Poliziesco diventa ricettacolo di una PRATICA REGISTICA DI CONTRASTO, volutamente ambigua, spettacolare-introspettiva, ed introspettiva-spettacolare.
Siamo molto lontani dalla secchezza e nettezza dei film del periodo classico di Hollywood (dai notevoli prodotti degli anni Trenta, ad esempio). A Friedkin non interessa glorificare le forze di polizia (e proprio in questo senso il film non fu affatto capito da parte della critica) bensì penetrare il genere, creare una nuova prospettiva di resa cinematografica.
Il film disattende le aspettative dello spettatore, non abbiamo a che fare con eroi, con buoni e cattivi. "The French Connection" si muove in uno spazio inedito ed autonomo, in una INTERCAPEDINE DI SENSO FRA REALISMO E VISIONARIETA'; anche in questo risulta essere ambiguo, sfuggente, complesso.
Il Reale viene trasfigurato da Friedkin, viene trasformato in un campo di battaglia nebuloso e sfumato. L'accusa di reazionarismo al film non sta ne in cielo ne in terra, anzi, Friedkin compie un'operazione fortemente critica, in tutti i sensi:
la realtà rappresentata non è dominata da nessun tipo di polarità e di dicotomia, il genere cinematografica viene dissezionato e riproposto in modo critico, il film procede per contrasti concettuali e di senso prima ancora che visivi.
Attenendoci a definizioni sempre un po' di comodo possiamo affermare in tutta tranquillità che il film in questione è un film d'Autore, e William Friedkin si dimostra Autore, alla stregua di tanti suoi colleghi della New Hollywood.
"The French Connection" presenta un ottima rappresentazione degli ambienti ed in più riesce a giocare con maestria con il fattore tempo, Friedkin dilata volutamente (ed in questo senso in modo del tutto anti-spettacolare) i tempi, il ritmo non solo per raggiungere il massimo di tensione drammatica; ma anche per rappresentare il non rappresentato, per andare oltre, per rendere la magmatica complessità del reale enigmatica, misteriosa.
La realtà, in quest'opera rimanda a QUALCOS'ALTRO, qualcosa che sta oltre, qualcosa che ci è precluso, o che, talvolta il regista stesso come vero e proprio demiurgo ci preclude, disattendendo le nostre aspettative.
In questo modo si raggiunge l'effetto del vero ma se ne rende in modo plastico anche l'ambiguità, e sopratutto l'ANTI-SPETTACOLARITA' DI FONDO; io credo che il film sia composto di uno strato più evidente di grado spettacolare ma con un nucleo profondo e riposto di anti-spettacolarità.
"The French Connection" rimane un'opera misterioso, sfuggente, indicibile.
Personalmente credo che l'acme il film lo raggiunge proprio nella scena finale, quella della sparatoria. Qui Friedkin disattende davvero le aspettative spettatoriali, RENDE PROGRESSIVAMENTE SEMPRE PIU' RAREFATTA LA SPARATORIA, fino ad occultarla, a renderla invisibile, ad espungerla dal campo visivo.
La scena è davvero ammantata di enigmaticità, la resa visiva è rafforzata dall'uso di effetti sonori stranianti, assistiamo ad una scena dall'altissimo profilo AUDIO-VISIVO, in questo caso il sonoro rafforza il visivo, ed il visivo rafforza il sonoro: tutti i contrasti che hanno sostanziato il film vengono obnubilati da un'armonia conquistata, da un'ARMONICA RESA AUDIO-VISIVA FINALE, un'armonia che trova il suo compimento proprio nella rappresentazione del carattere enigmatico, rarefatto, sospeso, semi-invisibile di quella sparatoria finale.
ED è proprio in virtù di tutte questre caratteristiche che ho tentato di mettere in luce che reputo "The French Connection" non solo un film seminale all'interno del genere Poliziesco, ma un grande film della New Hollywood e pietra miliare della Storia del Cinema.