IL CAMPUS REVOLT FILM: UNA ANNOTAZIONE
Il Campus Revolt Film non è un vero e proprio genere ma solo una denominazione che include alcuni film della fine degli anni Sessanta (per la precisione del 1970) quali "The Strawberry Statement" di Stuart Hagmann (conosciuto, qui da noi sotto il nome di "Fragole e Sangue"), "Getting Straight" di Richard Rush (di cui vediamo una foto sopra), e R.P.M di Stanley Kramer.
Questi film sono incentrati sulle gesta della contestazione giovanile e del Movimento Studentesco dell'epoca il quale si batteva per una società migliore, contro la guerra del Vietnam, contro il razzismo e contro il sistema capitalista.
Tali film si posizionano ad un crocevia particolare; fra cinema indipendente a basso budget, New Hollywood e vecchia Hollywood che prova a svecchiarsi, a rilanciarsi proprio prestando attenzione alle nuove tendenze ed alla nuova cultura.
Ad esempio, Stanley Kramer veterano della Hollywood "tradizionale" e lontano da tensioni e furori della New Hollywood, anche per ragioni anagrafiche (era nato nel 1913) dopo il trauma ricevuto dalla contestazione da parte del Movimento Studentesco del suo pur buon film quale "Indovina che viene a cena?" (1967) presentato in vari campus a fine 1967 o inizio 1968 gira e fa uscire "R.P.M", appunto, una risposta alle critiche ricevute, un tentativo di rilanciare il proprio cinema, considerato sì "civile" ed "impegnato" ma in modo troppo morbido e compromissorio.
"R.P.M" rappresenta un tentativo, da parte di Stanley Kramer di riagganciarsi a tematiche e stili tipiche della New Hollywood di fine anni Sessanta.
Caso diverso, invece "The Strawberry Statement", presentato in anteprima al Festival di Cannes ai primi di Maggio del 1970, film fatto da un giovane regista, Stuart Hagmann, nato nel 1942 il quale tenta la via parallela di cinema se non proprio rivoluzionario comunque eversivo sia nella forma che nel contenuto.
Pur se con molte ruffianerie di fondo "The Strawberry Statement" rappresenta un tentativo serio di trovare continue rispondenze tra forma e contenuto per uno stile il quale, nel caso sopravanzi il contenuto e lo esprima in modo compiuto.
Quindi, una notevole importanza la assume ad esempio lo zoom, o la panoramica a schiaffo, quindi uno stile di regia "adrenalinico" il quale deve corrispondere a quell'epoca culturalmente e politicamente "adrenalinica".
Il film risulta essere anche un canto all'amore ed alla purezza giovanile, amore come rivoluzione, rivoluzione come amore. Hagmann sembra voler esprimere l'essenza di fondo dell'epoca, il suo dinamismo e la sua inquietudine mediante un esercizio di stile.
Caso ancora diverso invece "Getting Straight" di Richard Rush (1929) uscito il 13 Maggio 1970, e che, secondo me costituisce il risultato di punta del Campus Revolt Film.
Film che mette in scena la crisi esistenziale del protagonista (interpretato da Elliott Gould) scisso fra la tentazione di intraprendere la carriera accademica o il rimanere fedele agli ideali del Movimento.
Richard Rush, regista da "drive in" è un caso interessante, regista in qualche modo personale il quale ha girato altri film oltre questo del 1970, fra cui un Biker Film (film su gang motociclistiche) come "Hells Angels on Wheels" (1967) o un film "psichedelico" e "controculturale" come "Psych.Out" (1968).
"Getting Straight" risulta, in ultima analisi uno studio dell'interiorità del personaggio, di più: un modo di intrecciare interiorità ed esteriorità, pubblico e privato, dimensione psicologica e dimensione politica.
Non concordo con chi ha scritto che tutto il peso del film poggia sulle spalle dell'ottima prova recitativa di Elliott Gould; l'attore, davvero grande contribuisce sicuramente alla riuscita del film, ma Richard Rush ci mette del suo.
Importanza fondamentale lo riveste l'uso del Primo Piano, il quale non viene usato tanto come espediente tecnico per enfatizzare la recitazione (o almeno, solo in parte) ma si fa esso stesso principio creativo e poetico, si fa esso stesso Forma Cinematografica, discorso ed idea sul cinema, un cinema che si avvicina ai personaggi per studiarli e rivelarli, per seguire il loro tormento che si esteriorizza, che da interiore diventa anche esteriore, esterno, pubblico.
Lo stare con la cinepresa incollata ai volti dei protagonisti è, secondo me una precisa poetica ed una precisa scelta di campo da parte di Richard Rush.
Chiudo qui questa mia breve panoramica (annotazione l'ho definita in apertura) su tre film così apparentemente simili ma in realtà così diversi.