IL CINEMA NOIR DI JOSEPH LEWIS
Il Film Noir hollywoodiano: non un vero genere, non genere fra i generi, dunque, ma piuttosto una tendenza all'interno del cinema classico hollywoodiano, una sorta di scheggia impazzita e di spazio bianco ricettacolo di tutte le incursioni del rimosso del cinema americano. Una tendenza, quindi la quale poi si declina in varie forme e modi: nel poliziesco, nel gangster film, nel melodramma, addirittura nell'horror.
Il Film Noir ha segnato la Storia del Cinema (e non solo di quello americano, si badi bene) per quasi un ventennio, il suo inizio lo si fa coincidere con l'uscita del film a basso costo "Lo sconosciuto del terzo piano" (1940) opera dalle forti tonalità espressioniste e lo si fa finire con "Touch of evil" (1958) di Orson Welles, vero e proprio epicedio del Film Noir.
Il regista Joseph Lewis (1907-2000) si occupò sopratutto di film a basso costo ed è stato ampiamente rivalutato dalla critica nel corso degli anni. La sua carriera ebbe inizio nel 1937 con la realizzazione di western di serie B, e nel corso degli anni Quaranta-Cinquanta realizzò alcuni esemplari molto validi di Noir fra i quali tre film di cui andremo a parlare: "My name is Julia Ross" uscito l'8 novembre 1945, "Gun Crazy" uscito il 20 gennaio 1950, e "The Big Combo" uscito il 13 febbraio 1955.
Joseph Lewis si faceva forte del basso budget a disposizione, il basso budget si faceva strumento di sperimentazione cinematografica, estetica, stilistica, egli è stato un grande irregolare del cinema americano, quasi alla pari con Edgar Ulmer.
Nel corso di tutta la sua carriera cinematografica Lewis ricercò la forma, lo stile, la COSTRUZIONE DI REALTA' MEDIANTE LO STILE, la ricerca di un cinema diverso, in questo senso egli rappresentò una sorta di avanguardia all'interno del Film Noir (di per sè già piuttosto sperimentale ed anti-classico in una certa misura).
In "My name is Julia Ross" assistiamo ad un uso sperimentale insistito dell'illuminazione (al fine di creare contrasti di luce, la tipica illuminazione contrastata tipica del Noir) ad un uso ESPRESSIVO dei movimenti di macchina (Joseph Lewis era un virtuoso della cinepresa); ed in questo senso il film (che non dimentichiamolo, è del 1945) travalica già le coordinate del cinema classico hollywoodiano (legato alla trasparenza narrativa e ad un uso più "invisibile" della cinepresa), nel caso del film di Lewis abbiamo un uso visibile della cinepresa: siamo, in qualche modo, già nei paraggi del Cinema Moderno (o Modernista).
"My name is Julia Ross" è davvero un esercizio di stile, ma mai fine a se stesso, bensì una ricerca stilistica sostanziata da una precisa e ben definita visione del mondo e della realtà.
Una realtà DISTORTA quella rappresentata nel film, le angolazioni distorte creano una realtà da incubo, paurosa, enigmatica, la profondità di campo pone i personaggi in diretta relazione con l'ambiente e con le sue DISTORSIONI, il film è un Noir che si declina nelle forme del Gotico (la protagonista del film, Julia Ross è una ragazza ingenua e pura irretita in una sorta di trappola "domestica"), il Gotico si fa Noir, dona al Film Noir i suoi topoi i quali poi verranno dal Noir modificati e resi libero terreno sperimentale.
"Gun Crazy" (1950) è probabilmente il film più famoso di Joseph Lewis e quello, che, nel corso degli anni ha riscosso il maggiore consenso da parte della critica.
Il film tratta, molto in breve di una coppia criminale, dei loro crimini, delle loro fughe e del loro amore; certo un amore in qualche modo alternativo, fuori dalle regole borghesi, maledetto, un Amour Fou, sostanzialmente.
Parte della critica ha parlato del film come di un Noir Esistenzialista, tale giudizio mi trova concorde, in questo caso il Noir si fa interpretazione problematizzante (e problematizzata) della realtà e viene investito da un furore anti-borghese ed eversivo.
Certo, la ribellione violenta dei due giovani protagonisti del film sfocia nella morte, i due sono segnati indelebilmente dal marchio della pulsione auto-distruttiva, la loro rivolta è disperata e perdente.
Ado Kyrou, teorico e studioso surrealista del cinema scrisse riguardo a "Gun Crazy" che nel film si passa dall'Amour Fou alla Rivolta Folle, nel film effettivamente assistiamo a questa traiettoria.
Joseph Lewis supera i parametri del Gangster Film, supera il topos dell'Amour Fou per fare un discorso ancora più radicale di cui rimane solo la Follia, come denominatore comune: l'Amore Folle diventa Rivolta Folle, l'Amore si fa Rivolta, quindi potrei arrivare a dire che il film è un esaltazione dell'Amore, la Rivolta non è altro che il compimento supremo e coerente dell'Amore.
In tale discorso radicale bene si manifesta la forza dirompente del cinema di Joseph Lewis.
"The Big Combo" (1955) appartiene al Noir estremo e di inizio-metà anni Cinquanta andando ad aggiungersi ai film di Andrè De Toth, Phil Karlson, e ad un film seminale ed imprenscindibile come "Kiss Me Deadly" del superbo Robert Aldrich.
Il film tratta di uno scontro fra un tenente di polizia ed il capo (sadico e psicopatico) di una potente organizzazione criminale.
Lewis radicalizza il suo sguardo sugli abissi della devianza, in questo modo il film risulta essere nerissimo, cupo, violento, perfettamente allineato al Film Noir estremo di cui dicevamo sopra.
Il film è attraversato da una sottocorrente e da un sottotesto erotico, ma l'erotismo del film è un erotismo deviato e sadico, "The Big Combo" rappresenta, in un certo senso, l'antitesi di "Gun Crazy" se in quest'ultimo assistiamo ad una rivolta violenta, disperata e nichilista ma come ho cercato di dimostrare caratterizzata da un Amore Folle e Ribelle in "The Big Combo" assistiamo ad una realtà dominata da pulsioni oscure, arcane, inconfessabili e dove l'Amore, in qualunque sua forma, perde.
Assistiamo quindi ad un incupimento del cinema di Joseph Lewis, autore misconosciuto del cinema americano.