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GLI SPIETATI (1992)


"Gli spietati" uscito il 3 agosto 1992 è uno dei film più importanti del regista (ed attore, anzi fino al 1971 solo attore) Clint Eastwood (1930). Considero questo film uno dei più rappresentativi ed emblematici dell'opera di Eastwood ed una toccante elegia sulla vecchiaia e sulla ,morte, oltre a costituire il risultato di punto del neo-western degli anni Novanta.

Clint Eastwood è un autore solitario ed appartato nel panorama cinematografico americano ed a maggior ragione nel periodo in cui esordì, nei primi anni Settanta, anni turbolenti da molti punti di vista e periodo di profondo rinnovamento stilistico e tematico dal punto di vista cinematografico, basti pensare che nel 1967 nasce il fenomeno cinematografico della New Hollywood con un film come "Bonnie and Clyde" (1967) di Arthur Penn.

Clint Eastwood nel panorama cinematografico degli anni Settanta risulta appartato, forse un po' di retroguardia; erede di Don Siegel e di Sergio Leone (guarda caso due registi a cui "Gli spietati" è dedicato) ma con un empito classicista maggiore (maggiore sicuramente del manierista Sergio Leone) ma maggiore, probabilmente anche di Don Siegel (più anziano di Eastwood di 18 anni, conviene ricordarlo, ed esordiente nel 1946).

Il cinema di Siegel si inscrive nel cinema classico americano, ma sue fondamentali opere come "Dirty Harry" (1971) che sarebbe poi il primo film che vede protagonista il tenente Callahan (interpretato dallo stesso Clint Eastwood) o l'altro teso poliziesco "Charley Varrick" (1973) si smarcano in alcune proposte stilistiche dalla classicità hollywoodiana riconfigurando forme, stili e stilemi del poliziesco e mostrando un uso della cinepresa inedito (pensiamo a certe inquadtature sghembe in "Charley Varrick").

Il cinema di Siegel, negli anni Settanta sta a metà fra cinema classico (da cui lo stesso proviene) e nuovo cinema, tipico di quegli anni il quale vide protagonisti registi come Altman, Peckinpah, Coppola, De Palma, Scorsese e molti altri.

Ecco, Eastwood ripropone un cinema classico: trasparenza visiva, struttura narrativa tradizionale, cinema sostanziato di riflessione morale e di riflessione sul declino, stile esente da manierismi, barocchismi, uso classico e tradizionale della cinepresa. La sua regia, rispetto alla regia di un Coppola, un De Palma o un Peckinpah non è mai esibita; lo stile è invisibile, trasparente, in una parola, classico.

"Gli spietati" è un film western sulla vecchiaia e sulla morte e risulta essere anche una riflessione molto interessante e profonda sulla vecchiaia, ma forse sarebbe meglio dire sulla morte del genere western.

Io credo che Eastwood con questo film sovrapponga piani diversi, ma in modo creativo e proficuo: il piano della storia del cinema, il piano della vita di un uomo; cinema e vita si toccano davvero, ed il cinema risulta essere l'arte che meglio incarna la vita.

Cinema classico e trasparente, appunto, cinema come finestra sul mondo, cinema come narrazione di storie, ma in senso alto e nobile (un po' come il cinema di Howard Hawks), cinema che del proprio stile piano dimesso ne fa lo Stile, ne fa una concezione del mondo chiara decisa e netta, ma mai banale e schematica.

La vecchiaia dei personaggi del film (Clint Eastwood, Gene Hackman, ma anche Richard Harris) rimandano sempre a qualcos'altro, di meno fisico ed evidente: alla vecchiaia di un genere cinematografico; come prima la tangente del Cinema e la tangente della Vita si toccano.

Ecco la classicità di Eastwood: il cinema si fa materico come la vita, la vita si fa Cinema, la narrazione il piano diegetico si fanno cinema mai come in questo caso.

Certo il film non è un western canonico; ma poi a pensarci bene quanti western classici erano canonici; che, forse erano canonici i western di Ford, Boetticher, Mann o Daves? Secondo me chi si è avvicinato di più al "canone" ma in modo comunque personale e creativo, in virtù di una classicità pura e distillata è stato Howard Hawks, ma questo è un altro discorso...

Il film rovescia l'epica del duello, ne svuota il pathos, disattendendo le aspettative dello spettatore, in questo senso siamo davvero dalle parti del western revisionista, come è già stato scritto da più parti.

L'oggetto filmico di Eastwood è un oggetto complesso e anche contraddittorio, talvolta. Il film comunque è strutturato in cerchi concentrici: è rappresentata la vecchiaia dei protagonisti, ci sono continui rimandi alla morte del genere western (il genere più americano) ma anche alla morte del mito, alla morte dell'Epos: la vita rimpiazza l'Epos, il cinema classico di Eastwood dona profondità e prospettiva alla vita reale, svuota di senso l'epopea, la leggenda, il mito.

Forse è proprio questo il tratto distintivo della classicità di Eastwood, e che lo rende unico. Il film è classico nell'uso paesaggistico: la natura sembra inglobare le figure umane, non assistiamo ad una frattura fra figura umana e paesaggio, ma piuttosto ad una oggettiva armonia.

Il classicismo di Eastwood è composto anche di armonia. I risultati più radicali del western sopratutto fra la metà degli anni sessanta e i primi anni settanta vale a dire i film che ricadono sotto l'appellativo di Acid Western ci fanno avvertire una spaccatura emotiva e psicologica fra figura umana e paesaggio naturale (penso soprattutto al bellissimo dittico del 1966 di Monte Hellman "La sparatoria" e "Ride in the whirlwind") in questo film di Eastwood assistiamo, invece ad un ricongiungimento della figura umana e del paesaggio.

Il paesaggio diventa la manifestazione materiale, evidente e plastica della ricerca morale di Eastwood come artista cinematografico e dei suoi personaggi, della loro ricerca dell'EQUILIBRIO.

Il cinema di Eastwood ricerca infaticabilmente un equilibrio morale, figurativo e stilistico, e "Gli spietati" costituisce forse l'esempio più luminoso di tale esigenza.

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