TUTTI A CASA (1960)
"Tutti a casa" uscito sugli schermi il 27 ottobre 1960 è uno dei risultati di punta della produzione filmografica di Luigi Comencini.
Occupa anche una posizione eccentrica all'interno di quella tendenza del cinema italiano definita, forse un poì sbrigativamente, ma in modo appropriato, commedia all'italiana.
Luigi Comencini, a ben vedere ha sempre occupato una posizione molto personale, un po' appartata all'interno di qualsiasi tendenza cinematografica.
Comencini esordisce come regista neorealista, ma il suo neorealismo è un neorealismo lieve e sentimentale, "fanciullesco", un po' sognante (mi viene a mente il suo film di esordio, appunto, "Proibito rubare" del 1948, ambientato fra gli scugnizzi napoletani) e che apre la strada al cosidetto neorealismo rosa dei primi anni cinquanta.
Ed infatti ascrivibili al neorealismo rosa sono i suoi film del biennio 1953-1954 come "Pane amore e fantasia" e "Pane amore e gelosia", ma è appunto con "Tutti a casa" che la sua arte si esprime al meglio.
Il film si configura come opera altamente morale sul riscatto etico e politico di un militare sbandato (a seguito dell'8 settembre 1943, ed interpretato da Alberto Sordi).
Il film, come dicevo occupa una posizione anomala all'interno della commedia all'italiana poichè mescola drammatico e comico ad un certo impegno sociale che rende la pellicola unica.
"Tutti a casa" è il risultato da una parte del neorealismo (comunque già morto e sepolto almeno dal 1952 di "Umberto D") e dall'altra della commedia all'italiana (la cui data di nascita la si fa abbastanza convenzionalmente coincidere con l'anno di uscita di "I soliti ignoti", il 1958).
I caratteri neorealisti del film sono da rintracciare nella sua veridicità storica, nella sua ttenzione ai dati della realtà, nell'attenzione posta agli ambienti.
I personaggi vengono spesso inquadrati in relazione agli spazi naturali, sempre "veri" e reali, mai ricostruiti in studio.
Ma il film appartiene alla commedia all'italiana nell'uso dell'ironia, ironia mescolata ad una certa pietas ed anche al senso tragico e solenne della morte (pensiamo all morte di Ceccarelli, interpretato da Serge Reggiani).
La commedia all'italiana supera il confine vita-morte rappresenta la morte cokme parte integrante della vita, e talvolta irride e ironizza sulla morte (basti pensare a tutto il cinema di Mario Monicelli).
In più, come dicevo il film si configura come una sorta di parabola morale sulla crescita morale, sociale e politica del protagonista.
Il protagonista (il tenente Innocenzi) da spettatore passivo degli eventi si fa artefice e protagonista attivo (il film si chiude il 28 settembre 1943, il giorno in cui il tenente si unisce agli insorti napoletani che combattono contro l'occupazione tedesca).
A mio avviso Alberto Sordi ha sofferto di una generalizzazione almeno in parte ingiusta. Il grande attore non ha interpretato solo personaggi vili, opportunisti o spregevoli, ma anche uomini medi sballottati dagli eventi, ma che sanno riprendere in mano le redini della propria VITA MORALE (con tutto ciò che ne comporta), come in questo bellissimo film, appunto. Oppure interpretare personaggi fieri e coraggiosi, ma sconfitti, e nobili proprio in quanto sconfitti (mi viene a mente il personaggio di Silvio Magnozzi in "Una vita difficile" di Dino Risi). Mi pare che, sostanzialmente, Comencini prima, con questo film (nel 1960) e Dino Risi poi con il film appena citato (nel 1961) siano stati fra i pochi a proporre un Alberto Sordi in vesti morali "alte", per così dire.
Con questo non voglio dire che le altre interpretazioni di Sordi siano inferiori a queste, ma solo che un film come "Tutti a casa" colpisce molto anche per l'uso alternativo che fa di una maschera come Sordi.
Opera morale, commedia "alta", veridicità storica, forte senso dell'ironia, rappresentazione nobile e solenne della morte (a ben vedere è proprio la morte di Ceccarelli, alla fine del film, a scuotere l'animo del tenente Innocenzi e a fargli scegliere la via della rivolta) magnifico uso di locations naturali, tutto questo è "Tutti a casa". Commedia all'italiana, sicuramente, ma non certo una semplice "commedia". Molto significativo che il film fu molto apprezzato da un autore cinematografico come Jean Pierre Melville, regista di un notevole film bellico e di alcuni polar negli anni sessanta- settanta.