"ESTATE VIOLENTA" (1959)
Valerio Zurlini appartiene alla generazione "di mezzo" del cinema italiano, la generazione successiva ai padri nobili del neorealismo (De Sica, Rossellini, Visconti) o comunque già attivi durante la guerra e nell'immediato dopoguerra (Antonioni, Fellini) e alla generazione precedente la nuova ondata, il nuovo cinema degli anni sessanta (Ferreri, i fratelli Taviani, Olmi, Pasolini, Bertolucci, Bellocchio).
Naturalmente la mia è solo una schematizzazione molto sintetica dei protagonisti del cinema italiano: la storia del cinema italiano vede protagonisti nell'epoca del muto validi registi quali Guazzoni, Pastrone, etc. durante gli anni trenta Blasetti, Camerini; nei primi anni quaranta i cosidetti registi calligrafici o calligrafisti, etc.
Ecco, come dicevo il cinema di Zurlini appartiene alla generazione di mezzo (quella di metà-fine anni cinquanta), la sua opera è, secondo me per alcuni versi accostabile a quella di Bolognini, Maselli, Vancini.
Il cinema di Zurlini è un cinema sommesso, discreto, attento alla psicologia dei personaggi. Il suo esordio avviene nel 1954 con "Le ragazze di San Frediano" che già mostra la sua capacità di trasformare in cinema l'atmosfera letteraria (il film è tratto da un romanzo di Pratolini).
Nel 1959, e precisamente il 13 novembre esce il suo secondo film, "Estate violenta" ambientato sulla riviera romagnola nel periodo compreso fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943.
Il film narra di una storia d'amore fra un giovane e una donna matura. Le emozioni del film sono sussurrate, ed in quanto sussurrate acquisiscono maggiore intensità, il tutto crea un'atmosfera sospesa e ammantata di dolce e soffusa malinconia.
Il film rappresenta davvero un compendio del cinema anteriore all'esordio di Zurlini, Zurlini con questo film mescola le lezioni cinematografiche di Rossellini, di Visconti e di Antonioni.
Forse l'influsso di Rossellini è quello più scontato e visibile; viene alla mente la sequenza "documentaristica" finale (quella del bombardamento) e l'irruzione della Storia nel privato, l'irruzione della Guerra, la quale squarcia il fragile e tenero tessuto dell'Amore.
Vi è un forte influsso del cinema di Antonioni (secondo me il più forte, proprio perchè meno scontato) vale a dire non solo per l'attenzione alla figura femminile ( come è stato scritto spesso) ma anche per l'attenzione posta a sottili psicologie e tormenti interiori.
Certo, l'attenzione per la figura femminile è un tratto tipico del cinema di Zurlini (ed in questo vi è una rispondenza fra il suo cinema e quello di Lattuada ad esempio, e comunque non è casuale che Zurlini fu l'autore della sceneggiatura del film di Lattuada "Guendalina" del 1957) e il cinema di Zurlini è famoso per le figure femminili; bast pensare al di poco successivo "La ragazza con la valigia" (1961) o al tardo "La prima notte di quiete" (1972).
Ma la lezione di Antonioni è presente sopratutto per un certo "psicologismo", Zurlini in "Estate violenta" inscena, rappresenta un reticolo di emozioni, di sguardi e un intreccio di sentimenti e di tormenti (anche se virati non in senso melodrammatico, bensì proposti in maniera soffusa e sottile); il tutto crea un atmosfera sospesa e FORTEMENTE SENTIMENTALE, ed il film assume tutti i caratteri di una rappresentazione memoriale di un periodo particolare della vita (la giovinezza), di un periodo particolare della nostra storia (i quarantacinque giorni badogliani, l'intermezzo fra la caduta del fascismo e l'armistizio) edi un sentimento e di un'atmosfera (un grande amore durante un'estate).
Le tre dimensioni vengono ad intrecciarsi in modo indissolubile, ad intrecciarsi ed a confliggere fra loro; il cinema di Zurlini è un cinema dell'incontro e dello scontro (emotivo, psicologico, di dimensioni, in questo caso fra grande e piccola storia).
Ed è proprio nella relazione che si instaura fra piccola e grande storia che il film ha un debito con il cinema di Visconti (il cinema di Visconti è famoso per questo aspetto, basti pensare a "Senso" e a a molte altre sue opere).
Vi è anche una "letterarietà" di fondo del film che fa pensare al cinema di Visconti, ma non solo: anche al cinema calligrafista dei primi anni quaranta.
In più Zurlini in "Estate violenta" è molto attento a certo pittoricismo, ad un uso attento, accorto e fortemente personale della luce solare, utilizzata in senso pittorico (e forse è proprio il pittoricismo e l'attenzione rivolta alla figuratività ed all'illuminazione che più accomuna "Estate violenta" al cinema calligrafista).
Ecco, come ho dichiarato prima il film di Zurlini risulta essere un compendio (ma che compendio!) fortemente personale di certo cinema italiano.
Nelle opere successive Zurlini privilegerà l'attenzione alla figura femminile e alle relazioni psicologiche ("La ragazza con la valigia" 1961), o l'attenzione al pittoricismo e al figurativismo con richiami particolari alla pittura di Ottone Rosai ("Cronaca familiare" 1962) o all resa dell'atmosfera e al gusto del decadente ("La prima notte di quiete"1972) o all'attenzione rivolta ad un testo letterario ("Il deserto dei tartari" 1976).
Purtroppo Zurlini è un autore dimenticato, ed è un peccato poichè egli ha sempre dimostrato di essere uno degli artisti più vitali e profondi nella storia del cinema italiano.
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